Si sono ritrovati ieri in Piazza di Spagna, i compagni e gli amici di Lander Fernandez. A pochi passi dalla rappresentanza diplomatica di Madrid presso il Vaticano, e controllati a vista da un manipolo di addetti alla sicurezza innervositi dal sit-in/conferenza stampa organizzato dai promotori della campagna ‘Un caso basco a Roma’.
Ormai il giovane attivista basco è agli arresti domiciliari, dallo scorso 15 giugno, impossibilitato anche a lavorare. Il 13 giugno, con un blitz spettacolare quanto inatteso, la polizia politica italiana lo ha arrestato mentre usciva dalla sua casa a Garbatella. Su di lui pendeva, si è venuto poi a sapere, un mandato di cattura internazionale nientemeno che per “terrorismo”. D’altronde per il sistema giuridico emergenzialista di Madrid tutto sembra essere terrorismo, in special modo ciò che ha a che fare con i movimenti popolari e sociali baschi. Anche l’accusa rivolta a Lander di aver forse partecipato ad una manifestazione, nel lontano 2002, durante la quale un autobus vuoto venne danneggiato. Un’accusa che in qualsiasi altro contesto verrebbe presto derubricata o al massimo punita con una multa, ma che la Spagna vuol far pagare al militante di Bilbao con 5 anni di galera. Un’accusa, tra l’altro, venuta fuori durante un interrogatorio sotto tortura di un altro attivista basco, che appena liberato dopo i 5 giorni di ‘incomunicaciòn’ – l’isolamento – che le leggi speciali di Madrid concedono alle proprie forze di sicurezza per fare i loro sporchi affari, ritrattò tutto. Ma ormai l’accusa era nero su bianco. D’altronde in Spagna le denunce dei prigionieri sulle torture ricevute nei commissariati o durante operazioni ‘extragiudiziali’ vengono sistematicamente archiviate dalla magistratura, ma le deposizioni estorte a furia di pestaggi vengono utilizzate come prove durante i processi.
E così qualche tempo dopo alcuni agenti dell’Ertzaintza, la polizia ‘autonoma’ basca, avvicinarono Lander, minacciandolo che se non avesse collaborato anche lui avrebbe fatto la fine del suo amico. Il giovane bilbaino disse un no secco al ricatto ed anzi denunciò le minacce pubblicamente, con una conferenza stampa. E per tutta risposta pochi giorni dopo venne arrestato con la famosa accusa di cui sopra…
E’ per questo che centri sociali, collettivi e amici di Lander – arrivato a Roma ormai più di un anno fa per sfuggire a una persecuzione ormai sempre più asfissiante – non chiedono solo la sua liberazione e che la magistratura italiana rispedisca al mittente la richiesta di estradizione avanzata da Madrid. Ma anche che la Spagna metta fine alla criminalizzazione delle rivendicazioni politiche della società basca, che abolisca leggi incompatibili con lo Stato di diritto, che la smetta con la persecuzione di cittadini e cittadine innocenti. Lo ha detto esplicitamente, e a voce alta Irati – la compagna di Lander – durante la conferenza stampa: “Basta repressione, basta tortura, lasciate in pace il popolo basco”. E lo stesso concetto lo hanno ribadito anche il consigliere provinciale di Sel Gianluca Peciola – che insieme a Fabio Nobile, consigliere regionale della Federazione della Sinistra, si sono da subito occupati della vicenda – e il senatore dei Radicale Marco Perduca.
«Siamo di fronte a una evidente incompatibilità costituzionale tra l’ordinamento spagnolo e quello italiano» ha denunciato Peciola che ha chiesto alle istituzioni giudiziarie e politiche italiane un rigurgito di indipendenza e dignità rispetto alle indebite pressioni di Madrid.
Mentre qualche turista spagnolo si fermava ad ascoltare incuriosito – o disturbato – Marco Perduca, Segretario della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, ha spiegato: «La sproporzione tra misure cautelari e capo d’imputazione è sintomatico di un accanimento politico più che giudiziario (…) è ora che di fronte alla richiesta di una soluzione politica del conflitto che proviene dalla sinistra indipendentista il governo spagnolo passi dalla repressione al dialogo per risolvere il contenzioso in maniera politica».
“La vicenda di Lander apre una riflessione sullo stato della democrazia in Italia e in Europa. La questione sostanziale è se in ambito continentale prevalgano gli elementi democratici e di libertà garantiti dalla Costituzione italiana o se invece prevalga la legislazione “emergenziale” spagnola” chiarisce Fabio Nobile a una giornalista di Repubblica (una delle poche rappresentanti della stampa presente all’iniziativa).
Domani, per ribadire il no all’estradizione, la rete di solidarietà con Lander manifesterà in Largo Cairoli, a pochi passi dal Ministero della Giustizia, al quale tocca l’ultima parola sulla vicenda.
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