Il silenzio sull’arrivo di Mario Monti a Bologna la dice lunga sulla sua popolarità nel Paese. La notizia è stata tenuta nascosta anche alla stampa fino a ieri stesso, evidentemente per prevenire la blindatura della città come successe lo scorso 16 giugno, quando Monti fece visita all’Arena del Sole di Bologna e venne duramente contestato dai movimenti e dalle realtà sociali cittadine.
Ancora una volta a Bologna, Monti ha incontrato i governatori del territorio emiliano alla conferenza annuale dell’Anci. Immancabili il presidente della regione Errani e il sindaco di Bologna Merola, a offrire la propria “leale alleanza” e a raccogliere le dichiarazioni del presidente Monti, che si sforza di essere simpatico e empatico con battute del tipo “Presidente Errani, non mi consideri troppo anglosassone. Dopo tutta mia mamma era emiliano-romagnola. Ed era lei che mi diceva sempre, da ragazzo, alla larga dalla politica…”. Ai sindaci emiliano romagnoli che chiedono timidamente uno stop ai tagli lineari, a un avvio a un percorso di autonomia organizzativa, finanziaria e fiscale, Monti risponde parlando della crisi e dei sacrifici necessari per uscirne (da quale parte non si sa).
Un intervento, quello di Monti, volto sostanzialmente a distribuire pillole amare con saggezza. “In Europa si lavora quotidianamente per la modifica del patto di stabilità, ma avverte “non abbiamo una tradizione pluridecennale di rigore“. E se qualcuno ribatte che le scelte di questo governo sono state leggermente brutali, in casa PD il Professore si sfoga liberamente “I danni di politiche economiche poco responsabili si avvertono in un futuro poco lontano. Non dobbiamo sorprenderci che non si vedano per ora molti segnali di crescita. Credetemi, era assolutamente inevitabile che fosse così. Per decenni c’è stata grande collettiva solerzia, a ogni livello, statale, regionale, provinciale e comunale, a creare disavanzo, e grande e collettiva disattenzione sulla crescita”. Così, ancora una volta si assiste alla colpevolizzazione del passato per giustificare delle scelte di macelleria sociale che pagano sempre i lavoratori, a favore di banchieri, finanzieri e palazzinari.
Monti fa la parte dell’intellettuale-genio, costretto a mettersi in politica per il bene del Paese (ma quale bene ancora non si sa..) e cerca conforto tra le braccia dei sindaci, che, lo scusino, ma capiranno che prima o poi anche l’IMU non potrà andare a beneficio delle amministrazioni locali. Il premier di questo governo tecnico sta ridando all’Italia una sorta di “credibilità internazionale”, anche se questo non significa ne uscire dalla crisi, ne migliorare le condizioni di vita dei cittadini, anzi!
Monti il salvatore quindi, perché chi verrà dopo di lui non potrà che fare di meglio, dal momento che il lavoro sporco è gia stato fatto.
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