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Celebrazioni della Marcia su Roma: non solo folklore


Il 28 ottobre di novant’anni fa, gli squadristi in camicia nera marciavano su Roma e aprivano così il ventennio più buio della storia post-risorgimentale. Inutile stare qui a citare gli omicidi, gli oppositori mandati al confino, la limitazione di ogni libertà, le leggi razziali e il massacro che fu la partecipazione alla Seconda Guerra Mondiale. Inutile citare i revival degli anni successivi, tra giovani nostalgici e vecchie cariatidi in divisa che programmavano colpi di stato e organizzavano stragi.
Il vero punto di svolta è stato il 1993, con lo sdoganamento dell’Msi e Gianfranco Fini candidato a sindaco di Roma. Dopo anni passati ai margini della vita istituzionale, i fascisti erano tornati a ruggire. Le cose, naturalmente, si sarebbero evolute, Fini avrebbe “tradito” l’ideale eterno della fiamma che brucia e a destra si sarebbero aperte praterie per ex terzaposizionisti e altra fauna cresciuta alle spalle di Almirante.
Questo è solo un breve riassunto, la storia completa di questa evoluzione dei ”figli della lupa” è narrata in diversi libri, oltre che in tantissimi articoli di cronaca.
Qui si parla dei risultati, dell’assurdità diventata prassi: domenica, nell’anniversario della marcia che diede il via alla dittatura, i camerati di mezza Italia si preparano a festeggiare come se fosse il giorno di Natale. A parte le cene “clandestine” tra “uomini di un certo spessore” (ex An in libera uscita, tra un piatto di tagliatelle e un bicchiere di vino), abbiamo già parlato su queste pagine delle celebrazioni ufficiali che andranno in scena a Perugia.
Dopo l’annuncio shock, è l’ora delle polemiche. Comune e Provincia sbottano: “E’ vergognoso”, senza comunque che nessuno abbia fatto qualcosa per evitare che tutto ciò avvenisse. Il deputato Pd Walter Verini chiama in causa il ministro degli Interni, Anna Maria Cancellieri: “La invito a valutare la situazione – dice il parlamentare –, visto che l’iniziativa prevede la presenza di nostalgici, neofascisti, estremisti di destra e sigle che rievocano pagine terribili della storia italiana”. E non solo, ci permettiamo di aggiungere. Gli antifascisti perugini, intanto, hanno annunciato che non staranno a guardare e che per i due giorni di convegno hanno pronto un presidio permanente.
Nelle Marche, ad Ascoli Piceno, poi, per la serata di sabato 27 è prevista la proiezione del film “Almirante l’Arcitaliano”. Un nuovo segnale nella città che, nei mesi passati, ha prima dovuto sopportare la mostra “Ascoli Città Fascista” organizzata da Casapound – con diversi membri delle amministrazioni provinciale e comunale andati ad ammirare – e poi ha assistito attonita a un preside che ha deciso di esporre un dipinto con Mussolini nell’aula magna della sua scuola.
Da registrare anche quanto accadrà nel comune di Predappio, città natale del Duce in persona. Prevedendo un grande afflusso turistico per la giornata di domenica, il sindaco Giorgio Frassinetti (Pd) ha ben pensato a una singolare tassa di soggiorno per la giornata di domenica. I pullman che arriveranno nel paesino romagnolo, infatti, dovrà pagare 30 euro per parcheggiare. Tutto l’anno, festivi compresi, tra le 8 del mattino e le 10 di sera.
Il provvedimento partirà nella giornata di domani, in tempo dunque per l’arrivo di migliaia di nostalgici per le macabre celebrazioni. “Durante l’anno – spiega Frassinetti – arrivano circa 400 autobus e si fermano un po’ dove capita. Adesso regolamentiamo la cosa e gli autisti, pagando il biglietto, potranno sostare liberamente per l’intera giornata”. Una tassa sul fascismo, insomma: non un male storico che Ennio Flaiano voleva curare con la psicanalisi, ma qualcosa su cui vale la pena fare un biglietto. “Vorremmo che Predappio non venisse più considerata come il lugo dei fascisti – continua il sindaco –, ma come un paese in cui studiare la storia del secolo scorso. I pullman, poi, non sono né di destra né di sinistra”. Quelli no, ma chi ci viaggia forse la pensa diversamente.

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