Menu

Bombardare il quartier generale!

Uno spettro si aggira nell’Italia della pacificazione sociale. È lo spettro degli studenti.

Non capita tutti i giorni che le contraddizioni macinate da un modello sociale ed economico basato sullo sfruttamento opprimano il “mondo di sotto” a un punto tale che il potere dominante, e la classe che ne incarna gli interessi, vadano in difficoltà tale da poterne perdere il controllo.

Non capita specialmente in questa parte del mondo, quello che i grandi media chiamano “occidentale”, tanto opulento quanto ingabbiato in una narrazione da “miglior mondo possibile”, “esportatore di democrazia” o di “valori di civiltà superiore”.

Non capita perché la capacità padronale di smorzare e ricucire le fratture che affiorano nella società possono contare su un’esperienza di almeno due secoli pieni, strutture di repressione ben equipaggiate, organismi di rappresentanza complici e apparti di comunicazione addestrati alla menzogna sistematica.

Non capita tutti i giorni. Ma ci sono momenti in cui il tappo salta, o rischia di farlo, e un pezzo di quel mondo di sotto riconosce immediatamente il suo nemico di classe, si organizza in cordoni e caccia via dalle proprie strade il padrone, truccato da amico.

Ieri, gli studenti e le studentesse di più di 40 città del paese hanno riempito le piazze per alzare la propria voce contro un governo sordo quando vuole, cieco quando serve, assassino per inclinazione.

E lo hanno fatto dopo che per un autunno intero, soprattutto (ma non solo) nella città di Roma, gli studenti hanno espresso il loro malessere con occupazioni a raffica, richieste di dialogo cadute nel vuoto, interviste ai giornali rimaste nei cassetti redazionali.

Per tutta risposta hanno ricevuto manganellate ai picchetti, denunce dalle questure e sospensioni impartite dagli uffici dei presidi-manager.

Nel Lazio, per esempio, in autunno il rappresentante di questi ultimi ha chiamato alla “spiata” e all’”isolamento dei facinorosi”. Non capendo che tali facinorosi, o gli “infiltrati” nelle parole della Lamorgese (subito bacchettata anche dal Pd, dopo mesi passati in sua difesa in funzione anti-Salvini) non esistono, perché ad alzare la voce è un’intera generazione, non disposta a farsi dividere in buoni e cattivi.

Se divisione deve esserci, questa invece è tra chi si spende per far sì che il movimento studentesco cresca ed esprima un livello di conflittualità politica adeguata al momento e chi questo spirito ribelle e di lotta vorrebbe annacquarlo, renderlo compatibile con lo status quo, normalizzarlo nella merda odierna.

Due anni di pandemia gestita come peggio non si poteva, DaD a caso senza assicurare il diritto allo studio a tutti i ceti sociali, scaglionamenti come se la scuola fosse un centro commerciale, isolamento totale dello studente dall’istituzione scuola, con gravi ripercussioni psicologiche e formative.

Poi la morte del giovane Lorenzo, 18 anni, buttato dai banchi di scuola dentro a una fabbrica, morto sul lavoro mentre avrebbe dovuto formarsi sui libri. E una ripresa – siamo a gennaio 2022 – che ricorda tanto quella di settembre 2020, nell’incapacità di governo di pensare una soluzione che fosse una.

La misura è colma, ancora manganellate per studenti e studentesse, da Napoli a Torino, passando per Roma e Milano. Stavolta finiscono in prima pagina con il viso insanguinato, ma senza piangere, capendo il livello dello scontro e individuando la barricata su cui costruire il campo di lotta.

Sull’alternanza scuola-lavoro non può esserci discussione. Va abolita. Punto.

Ma la comprensione cresce, non è più un problema specifico (non lo è mai stato, in fondo), è una questione di modello scolastico, di visione del mondo, di come stare insieme. Di organizzare la società del futuro.

L’Opposizione Studentesca d’Alternativa, una delle organizzazione più attive in questi mesi, allora si unisce al corteo operaio di Livorno del 29 gennaio, rilancia sull’unione delle lotte, scandisce le parole d’ordine guida che saranno assunte dal neonato “Movimento la Lupa” di Roma, sulla scia delle 60 occupazioni autunnali: contro il governo Draghi, per la fine la scuola-azienda made in European Union e le dimissioni del ministro Bianchi.

E così, succede che su quest’onda, ieri mattina a Roma, 5 mila studenti e studentesse si rimettono sulla strada, pronti ad arrivare al Miur e urlare la propria rabbia: “è tempo di riscatto” si legge sullo striscione; “è finito il tempo della mediazione”, si vocifera tra le fila dei cordoni.

Quando la notizia che la Rete degli Studenti Medi, giovanile di movimento della Cgil, che nessun ruolo ha avuto nelle proteste di fine 2021, ha ottenuto un incontro col ministro, aggirando totalmente le altre organizzazioni presenti, esplode la rabbia della piazza.

Che caccia via l’organizzazione e urla ai megafoni la fine di ogni spazio di manovra per chiunque tenti di sgonfiare dall’interno la possibilità di cambiamento radicale portata in dote dal movimento.

Una mattonata nello specchio delle falsità, un fatto politico che rompe verticalmente a sinistra i cordoni della concertazione (45 anni esatti dopo la cacciata di Lama dalla Sapienza, nella speranza che la mobilitazione valichi anche i cancelli universitari).

Bombardare il quartier generale”, faceva scrivere Mao Zedong sui muri della Cina nell’agosto del ’66, lanciando l’offensiva a chi voleva soffocare “il nascente movimento della grande rivoluzione culturale proletaria”.

Con le debite proporzioni, sgomberare il campo da ogni dubbio su chi è dalla parte degli studenti e degli sfruttati e chi patteggia con il padrone è la missione odierna del movimento studentesco.

L’assemblea nazionale della Lupa che si tiene oggi e domani, a cui hanno aderito decine di realtà studentesche da tutto lo stivale, oltre a rilanciare le parole d’ordine contro il governo Draghi, ha anche questo obiettivo.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

3 Commenti


  • Maurizio+Cirillo

    Se dai licei alle università dalle fabhriche alle piazze si innesca la rivolta allora varrà anche la pena morire sulle barricate finché si arrivi a bruciare il palazzo e far votare il manifesto della rivoluzione


  • Pasquale

    Dal ’68 al 2022. Un filo rosso contro il potere. Per una scuola moderna e inclusiva. Studenti e operai di nuovo uniti nella lotta contro la dittatura bianca in giacca e cravatta.
    “Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza.“


  • Carlo Mazzoli

    Eppur si muove!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *