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Nato. Vedi Napoli e poi muori


Il nuovo quartier generale ha una superficie coperta di 85mila metri quadri, circondata da un’area recintata ancora più vasta, già predisposta per future espansioni. Vi lavorano 2100 militari e 350 civili che, con le famiglie, costituiscono una comunità di oltre 5mila persone.
La costruzione è costata ufficialmente 165 milioni di euro, cui si aggiunge una cifra non quantificata per le dotazioni (600  km d cavi, 2mila computer, antenne satellitari) e le infrastrutture. L’Italia partecipa alla spesa complessiva, stimabile in circa 200 milioni di euro, sia con la quota parte del costo di costruzione, sia con il «fondo per le aree sottoutilizzate» e con uno erogato dalla Provincia, per un ammontare stimato in circa 25 milioni.
Tutto denaro pubblico, che va ad aggiungersi al budget  militare. Speso però bene, secondo le autorità italiane. Nella cerimonia a Bagnoli, il presidente della regione Stefano Caldoro (Psi/Pdl)  ha esaltato «l’importanza del Comando nel Mezzogiorno», la cui presenza è «al servizio della sicurezza e della pace nel mondo».
Il sindaco di Napoli Luigi De Magistris (Movimento arancione), dopo aver sottolineato «lo storico legame di Napoli con questa base», ha dichiarato: «Siamo orgogliosi di aver conosciuto tante forze armate diverse» che, trasferendosi nella nuova sede, resteranno a Napoli, una città con «una posizione strategica rilevante nei piani per il mantenimento della pace nel mondo», una città che «con gli occhi guarda verso Bruxelles (sede centrale della Nato), ma con il cuore guarda a Sud, al Medio Oriente dove stati autonomi e indipendenti ci si augura possano vivere in serenità».
Parole altamente apprezzate dall’ammiraglio statunitense Bruce Clingan, comandante del Jfc Naples, che ha regalato a Caldoro la chiave simbolica della base e a De Magistris la bandiera del Jfc Naples. Nessuno meglio di lui può apprezzare la posizione strategica di Napoli, esemplificata dal fatto che egli è, allo stesso tempo, comandante delle Forze navali Usa in Europa, comandante delle Forze navali Usa per l’Africa, comandante delle Forze congiunte alleate.
I tre comandi di Napoli, sempre agli ordini di un ammiraglio statunitense scelto dal segretario alla difesa con l’autorizzazione del presidente, hanno un’«area di responsabilità» complessiva che abbraccia l’Europa, l’intera Russia e l’Africa.
La guerra alla Libia, l’anno scorso, fu diretta dal Pentagono prima attraverso l’Africa Command, quindi il Jfc Naples, appoggiati dalle forze navali Usa in Europa. Sempre da Napoli vengono condotte le attuali operazioni militari in Nordafrica e in altre parti del continente e quelle di accerchiamento e disgregazione della Siria.
Poiché le operazioni belliche si intensificano in base al «nuovo concetto strategico», spiega l’ammiraglio Clingan, occorreva una sede adeguata a «un quartier generale di combattimento della guerra», costantemente operativo. A Napoli, che – assicura De Magistris – ha «una posizione strategica rilevante nei piani per il mantenimento della pace nel mondo».

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