Cosa c’è di peggio che essere per due volte sul punto di vincere le elezioni e doversi far da parte? Giusto la morte (politica) e il ritiro a vita privata.
Per Bersani l’alternativa è diventata chiara nelle ultime 24 ore. Racconta il restroscena di Repubblica:
“Invece di rispondere sul suo futuro, Monti prendeva appunti su un blocchetto. Così Pier Luigi Bersani ha avuto un flash: davanti a sé non aveva più il premier “neutrale” scelto per affrontare l’emergenza economica, ma un possibile sfidante alle elezioni di febbraio. Tanto da evocare, prima di congedarsi, la battaglia elettorale. “Se sarai in campo, eviterò lo scontro frontale con te”. Pausa. “Nei limiti del possibile”.
QUel che sembrava un percorso tutto in discesa e concordato – Bersani premier con la vittoria scontata del Pd a febbraio, Monti al Quirinale per “garantire ai mercati” che la linea non cambia – è diventato di colpo un sentiero sul bordo del cratere.
Invece di attendere con pazienza l’esito delle elezioni e accettare un ruolo da “padre della patria” che sorbeglia e bacchetta a dovere quegli scavezzacolli che abitano in Parlamento e nel governo, Monti ha deciso di entrare nella partita elettorale. Con la destra, naturalmente. O meglio con quel “centro” che unisce l’Italia bigotta e quella imprenditoriale tanto ben rappresentate da Casini e Montezemolo. Big bang immediato in tutte le formazioni “centriste”, spappolamento accelerato dell’ex falange berlusconiana (se se ne va anche La Russa deve essere proprio finita…), panico in casa “progressista” (dove l’idea di potersi ritrovare all’opposizione senza volerla – né saperla – fare eve essere un incubo ormai ricorrente).
A dar voce e nme al mutamento del quadro è stato lo stesso “regista” dell’avvento di Monti a palazzo Chigi, Giorgio Napolitano.
“Avevo rivolto un invito ad una costruttiva conclusione della legislatura nella convinzione del grande e decisivo valore per l’Italia della continuità e stabilità, spesso trascurato in storia repubblicana”, ha detto il capo dello Stato. Come conseguenza delle dimissioni del governo Monti, “mio malgrado toccherà a me dare l’incarico al nuovo governo”. E sarà un governo “politico”, per forza di cose a questo punto, non più “tecnico”.
«Non c’è chi non veda come si stia ora per tornare a una naturale riassunzione da parte delle forze politiche del proprio ruolo, sulla base del consenso che gli elettori accorderanno a ciascuna di esse. E sarà quella la base su cui poggeranno anche le valutazioni del capo dello Stato».
In ogni caso l'”agenda Monti” è salva. «Su molti temi importanti resta intatta la libertà di distinzione e competizione tra diversi programmi politici e di governo» (diritti civili, una spruzzatina di ambientalismo senza pretese di “nuovo modello di sciluppo”, ecc), ma per quanto riguarda la posizione dell’Italia in Europa «il cammino è segnato» e questa è una «consapevolezza che prevarrà nell’Italia del dopo-elezioni».
L’avversario principale per Napolitano resta “l’antipolitica”, qualificata come “qualunquismo”. Ovvero Grillo, la Lega, le residue velleità berlusconiane, gli “arancioni” che stanno per guadagnare molti punti con l’arrivo del magistrato antimafia Antonio Ingroia.
Un quadro “partitico” drasticamente frammentato, in cui l’unico “semi-continente” era fin qui rappresentato dal Pd. Chiaro che la “discesa” di Monti mira a questo punto ad aggregare una serie di “isole minoti” capace di distinguersi. A destra, naturalmente.
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Mauro Pigozzi
Ma poi, scusate, non capisco… la cosiddetta “Politica”, si fa solo nel campo liberista? Mentre tutto il resto è “antipolitica”… mi sembra un pò riduttivo il nostro “Migliorista”!!!!!
MaxVinella
Il disegno di Napolitano era Monti al Quirinale e Bersani “premier” !!
Le destre invece vogliono Berluskoni al Quirinale e Monti “premier” !!
Monti , consultatosi con la troika e con Goldman Sachs, ha dovuto optare per la seconda soluzione , tradendo e facendo incazzare il vecchio sponsor !!