Quattro big del sistema bancario, Deutsche Bank, Depfa, Ubs e Jp Morgan hanno perso il processo avviato dalla Procura di Milano sulla maxi-operazione in derivati da 1,68 miliardi di euro sottoscritta nel 2005 con il Comune di Milano. Il giudice Oscar Magi ha condannato ieri in primo grado per truffa aggravata i quattro istituti di credito alla confisca di 89,7 milioni di euro (16,6 milioni per Ubs, circa 24 milioni a testa per le altre tre banche), in pratica il corrispettivo di quei profitti considerati «illeciti», prodotti dagli swap emessi nel giugno 2005 e sottoposti a una girandola di interventi successivi (5 ristrutturazioni agli Irs durante la giunta Albertini e altre due con la Moratti, che ha infine introdotto anche i Cds). Alla confisca si aggiunge una sanzione da un milione di euro ciascuna per la responsabilità amministrativa delle imprese (Dlgs 231/2001). Le motivazioni della sentenza arriveranno entro 90 giorni, ma è chiaro che questa accoglie la tesi secondo cui gli swap fossero gravati da «costi occulti», ingiustificati e assenti nei contratti, grazie ai quali le banche hanno maturato entrate non dovute.
Oltre alle società sono stati condannati anche i funzionari delle banche coinvolte, con condanne tra i 6 e gli 8 mesi di reclusione ciascuno e una mini-sanzione fra i 50 e i 90 euro. Si tratta di Tommaso Zibordi e Carlo Arosio (Deutsche Bank), Gaetano Bassolino, Matteo Stassano e Alessandro Foti (Ubs), Antonia Creanza, Fulvio Molvetti (JP Morgan), Marco Santarcangelo e William Marrone (Depfa). L’unico assolto è Simone Rondelli (Jp Morgan). Per loro, il giudice ha deciso anche l’interdizione per un anno dai contratti con la Pubblica amministrazione. All’Adusbef, unica rimasta fra le parti civili dopo l’uscita di scena del Comune di Milano in seguito alla transazione da 750 milioni in 23 anni siglata a febbraio scorso, viene riconosciuto un risarcimento da 50mila euro. Tutte le pene, dalla reclusione alla confisca ai risarcimenti, sono ovviamente sospese fino a sentenza definitiva. IlPm Robledo aveva chiesto una sentenza più pesante.
Ma se il tribunale di Milano ha finalmente condannato le truffe delle banche sui derivati finanziari, il governo Monti, nei suoi ultimi colpi di coda, le assolve sul piano dell’imposizione fiscale. “Le operazioni finanziarie con i derivati usati per le truffe, secondo quanto ha stabilito la sentenza di oggi firmata dal procuratore Robledo, sono esenti dalla Tobin tax in base alla norma voluta dal governo nel Ddl Stabilità. Sebbene le amministrazioni pubbliche siano ora obbligate a non far uso dei derivati, tuttavia si tratta di strumenti ampiamente utilizzati e anzi, secondo Robledo, l’Italia sarebbe terra di scorribande per le banche. Noi diciamo che tutto questo è inaccettabile e che non è rinviabile una scelta di rigore” afferma, cadendo dal pero, Francesco Boccia del Gruppo del Pd alla Camera, alla luce della sentenza del Tribunale di Milano che condanna quattro banche ritenute responsabili della truffa dei derivati. “Non abbiamo ancora ricevuto spiegazioni dei motivi che hanno indotto il Governo a scegliere di limitare la base imponibile della Tobin tax a talune fattispecie di strumenti finanziari, andando in direzione opposta all’ultima decisione assunta dal Parlamento europeo. In questo modo, tra l’altro, si rischia di compromettere il raggiungimento dell’obiettivo finanziario stimato e di determinare effetti negativi sul mercato azionario italiano. Un ordine del giorno approvato dalla Camera lo scorso 22 novembre – spiega Boccia – impegnava il governo ad ampliare la base imponibile della Tobin tax includendo tutti gli strumenti derivati con una conseguente riduzione delle aliquote allo 0,01. La scelta fatta con la norma inserita nel Ddl Stabilità non va in questa direzione e vogliamo capire perché”. Una domanda retorica quella del giovane dirigente del Pd. Un esame appena appena più coerente della natura del governo Monti – che hanno sostenuto fino all’ultimo e che intendono sostenere anche nel prossimo futuro – avrebbe palesato che un esecutivo come questo è intransigente solo sulle pensioni, sui diritti dei lavoratori e su imposte come l’Imu. Quando arrivano alla tasse per gli yacht o le banche… diventa straordinariamente indulgente.
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