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L’Imu non piace neanche all’Europa: “una tassa diseguale”

E siccome non c’è niente di meglio di un’analisi “tecnica” per sbugiardare chi si atteggia a “tecnico imparziale”, anzi addirittura “equo”, seguiamo la scheda che IlSole24Ore on line dedica alla bocciatura Ue. I nostri rilievi sono in corsivo.

La Ue boccia l’Imu: aumenta la povertà e non risolve le disuguaglianze. Renderla progressiva e più equa


L’Imu, per essere più equa e avere un effetto redistributivo, deve essere modificata in senso più progressivo. È l’analisi del Rapporto Ue 2012 su Occupazione e sviluppi sociali, secondo cui «le tasse sulla proprietà non hanno impatto sulla disuguaglianza sociale in Italia e si ritiene che aumentino leggermente la povertà in Italia».
Red. Il principio fondamentale di “equità” di qualsiasi sistema di tassazione è la “progressività”: più i tuoi redditi e patrimoni sono elevati, più paghi. E viceversa. L’Imu non rispetta questo criterio.

In un riquadro dedicato espressamente al caso italiano, gli economisti di Bruxelles indicano che alcuni aspetti della recente riforma del 2012 «potrebbero essere ulteriormente migliorati per rafforzare la sua progressività». Secondo gli autori del documento una ulteriore modifica dell’Imu andrebbe a impattare in maniera apprezzabile sulle disuguaglianze presenti nel paese se la tassazione venisse basata non sui valori catastali (per quanto aggiornati), ma sul valore dell’affitto potenziale dell’immobile. Un modo per legare più strettamente l’imposizione ai valori espressi dal mercato.
Red. Incredibile che dei “mercatisti convinti” come i nostri “professori e banchieri” prestati all’azione di governo non abbiano pensato alla più semplice, in assoluto, delle unità di misura: il valore di mercato. Nella confinante Svizzera, dove molti dei nostri governanti e imprenditori hanno residenze e conti in banca, si utilizza proprio il criterio dell'”affitto potenziale” per graduare la tassazione sull’immobile. C’è da dire che proprio nella ricchissima Svizzera, peraltro, la proprietà dell’immobile di residenza, per le famiglie, non è così ferreamente diffusa come da noi: solo il 30% circa risulta proprietario. La stragrande maggioranza vive in affitto, con effetti molto calmieranti anche sul mercato degli affitti, pur in un paese da un reddito pro capite enormemente superiore a quello italiano. IL criterio del “valore catastale”, invece, rimanda a una valutazione astratta (i metri quadri e la categoria dell’immobile, magari risalente a decine di anni prima), che favorisce non troppo paradossalmente gli abitanti di immobili di prestigio – se abbastanza “vecchi” come data di costruzione e “centrali” rispetto alle attività della zona – rispetto a quelli magari di zone popolari ma “recenti”.

Il commissario agli affari sociali, Laszlo Andor, non ha voluto entrare nel merito della questione Imu perché si tratta di un argomento «di campagna elettorale in Italia». Gli era stato chiesto se l’Imu, secondo la Commissione europea, dovesse per caso essere abolita. Si è limitato a dire che per l’Italia «è molto importante» procedere con il consolidamento del bilancio assicurando che i gruppi sociali svantaggiati «come giovani e donne, abbiano accesso al mercato del lavoro».
Andor ritiene che il principio di tenere conto dei gruppi sociali svantaggiati debba essere seguito nella definizione delle politiche di bilancio. Nel rapporto, con riferimento al caso italiano, la Commissione europea indica alcuni aspetti che potrebbero essere migliorati della tassazione sulla proprietà: l’aggiornamento dei valori catastali, le deduzioni non legate alla capacità dei contribuenti a fronteggiare la tassa sul reddito, la definizione della residenza primaria e secondaria. La diminuzione della disuguaglianza di reddito attesa da un cambiamento dai valori catastali ai valori di mercato delle case è spiegata da un progressivo aumento dei valori degli affitti.
Red. Qui il ragionamento “tecnico” diventerebbe troppo lungo e complesso, noiosamente ripetitivo. Anche l’ungherese nominato commissario Ue, del resto, non figura certo tra i campioni della “socialdemocrazia nordeuropea”; quindi non possiamo prendere tutti i suoi suggerimenti come “perle di saggezza”. Ma che arrivino critiche perfino da figure di questo genere, la dice lunga sulla sconcezza perpetrata da Grilli e Monti nel delineare la struttura della nuova Imu.
Inevitabile la parola d’ordine che sale dal profondo del paese: “Monti, aridacce i soldi, ce lo chiede l’Europa!”

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