Di fronte alla sfida di Berlusconi, che si dichiara pronto ad incontrare quello che considera il suo unico avversario, Bersani risponde che lui accetta confronti solo con chi si candida Premier.
D’un colpo solo siamo tornati al 1994, a quel PDS che, snobbando in maniera aristocratica l’avversario, alla fine dovette ricredersi perché sconfitto.
La risposta di Bersani, va detto, ha un suo “non so che”. Nel chiedere il confronto con i soli candidati Premier ha infatti messo in evidenza i problemi di Berlusconi con i suoi alleati, in modo particolare la Lega.
Ma in quanti hanno capito la finezza? Ma soprattutto, a quanti importa?
Per dirla in poche parole: se quello che Bersani dice è rivolto solo alle menti sopraffine dei salotti buoni dell’intellighenzia, a quale paese sta parlando Bersani?
Le persone comuni che voteranno vogliono infatti sapere cosa potrà fare Bersani per risolvere i loro problemi, e non che Bersani potrebbe essere meglio di altri perché fa la battuta giusta, mettendo in luce che Berlusconi sì, ancora non si sa se sarà il Premier del centrodestra.
Fatta però questa breve premessa, che ha il solo scopo di ricordare che per vendere la pelle dell’orso si deve prima catturare l’orso, la risposta di Bersani ci dà lo spunto per affrontare un’altra questione: voteremo o no per scegliere un Premier?
La legge elettorale, si sa, lo dicono tutti, è una porcata.
Non per gli stessi motivi per tutti, però.
Per la Corte Costituzionale, ad esempio, il fatto che sia possibile assegnare il 55% dei seggi ad una forza politica, senza che la stessa debba ottenere una soglia minima di consensi, è un aspetto problematico sul quale il legislatore, cioè il Parlamento, avrebbe dovuto porre attenzione.
Diversamente, per la gran parte delle forze politiche non è questo l’aspetto peggiore della porcata.
Il PD ed anche Grillo, ad esempio, di fronte a dei timidi interventi riparatori, hanno gridato allo scandalo. Fissare una soglia minima di voti da raggiungere, infatti, è stato considerato come un vero e proprio tentativo di golpe finalizzato ad impedire la vittoria del PD per il Pd, del Movimento 5 Stelle per Grillo.
Di vincitore in vincitore, però, lo scenario che si va prospettando è che, forse, non vincerà nessuno.
Il premio di maggioranza al Senato, infatti, si assegna regione per regione.
Non per colpa del Porcellum, si badi bene, bensì per un vincolo costituzionale da dover rispettare. L’art. 57 specifica chiaramente che “Il Senato della Repubblica è eletto a base regionale”. Ma non solo: anche il corpo elettorale è diverso a seconda che si voti per la Camera o per il Senato, per cui la differenza di risultato potrebbe scapparci in ogni caso.
Per questi motivi, nel caso cioè possibile che una medesima forza politica non riesca ad ottenere la maggioranza dei seggi in entrambe le Camere, la scelta del Premier diverrebbe il frutto del compromesso tra le forze politiche presenti nel Parlamento.
Ed eccolo quindi qui un altro limite della risposta sopraffina di Bersani: dove sta scritto che il futuro Premier verrà scelto tra i diversi candidati Premier, nel caso che nessuna delle forze politiche riesca a vincere in entrambe le Camere?
In una simile circostanza, sopraffini o no, s’imporrebbe una soluzione di compromesso e tutti i nomi sarebbero buoni.
Ed è da questa seconda premessa che si arriva al problema vero che si vuole qui evidenziare: dove diavolo l’ha letto, Bersani, che si vota per dei candidati Premier?
E come diavolo fa, Ingroia, a dire che il Movimento 5 Stelle di fatto non si propone per governare dato che non ha un candidato Premier?
Queste cose qui le hanno dedotte da quanto scritto sulla Costituzione?
No di certo!
Non sta scritto da nessuna parte che gli elettori, “per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale (art. 49 Cost.)”, scelgono direttamente il Premier, ed è solo e soltanto a causa della forzatura maggioritaria contenuta nel Porcellum che un tale tipo di scelta può essere oggi imposta dai partiti maggiori a chi vota.
Chi ottiene un voto più degli altri, al 10,1% o al 49% non fa differenza, prende tutto, per cui, Costituzione o no, le regole le dettano i vincitori.
Ma è proprio questo, finite le premesse, l’aspetto peggiore della risposta di Bersani a Berlusconi: l’aver messo sotto i piedi la Costituzione.
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