Non temiamo di passare per “antieuropeisti”, anche se spieghiamo tutti i giorni che noi siamo contro questa Unione europea – un apparato simil-statuale – non certo contro il suepramento delle bariere che dividono l’umanità, non solo gli europei. Ma a immaginare lo spettacolo che sta avvenendo dietro le quinte, a Bruxelles, viene veramente da ridere. Centinaia di “sherpa” che si scazzottano (in senso figurato, ma fino a un certo punto) per infilare nei documenti ufficiali – che poi i leader dovranno firmare – le frasi che meglio possono difendere gli interessi del paese di appartenenza, con buona pace dello “spirito comunitario” santificato nella retorica.
E i leader che attendono pazientemente, rispondendo al telefono, dando disposizioni ai coordinatori degli “sherpa”, alzando o abbassando il pollice ad ogni ipotesi di compromesso che arriva dalla sala della rissa. Quando – e se – il compromesso generale sarà stato trovato. A quel punto si apriranno, forse, le porte della sala più bella, per le dichiarazioni e i brindisi di prammatica. In nome dello “spirito comunitario”, naturalmente.
Lasciamo dunque volentieri la parola all’inviato de IlSole24Ore, un bel po’ sconsolato da quel che vede.
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Vertice del Consiglio europeo in alto mare: per la terza volta nell’arco della giornata é stato annunciato un rinvio dell’inizio dei lavori del summit dei capi di Stato e di governo dei paesi dell’Ue. L’avvio del negoziato a Ventotto é ora previsto alle 20,30. Il premier Mario Monti ha già incontrato il presidente Ue Herman Van Rompuy, il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, quello della Commissione europea Barroso e, in trilaterale, il presidente francese Francois Hollande e il premier spagnolo Mariano Rajoy.
BRUXELLES – Inizia ufficialmente alle 17.30 il vertice europeo dedicato principalmente al nuovo bilancio comunitario 2014-2020. Il negoziato è delicato in un contesto di crisi economica, restrizioni finanziarie e tensioni politiche. La speranza è di trovare un’intesa entro questa notte, ma rinvii e rotture non possono essere escluse, tanto sarà difficile trovare una quadratura del cerchio tra chi vuole una riduzione del bilancio, chi chiede la difesa dei settori tradizionali, e chi ricorda l’importanza di aiutare l’economia.
Le dichiarazioni dei leader europei al loro arrivo a Bruxelles non lasciavano trasparire ottimismo. «Non siamo sicuri di arrivare a un accordo: le posizioni sono ancora lontane», ha affermato la cancelliera tedesca Angela Merkel al suo arrivo nella sede del vertice. Poco prima il premier britannico David Cameron aveva lasciato intendere che senza tagli non sarebbe stato possibile un accordo: «L’austerità si deve applicare anche all’Europa e, se non scende il tetto di spesa della
proposta di novembre, niente accordo», ha affermato.
Ma partiamo dalle ciifre. Le prospettive finanziarie per il periodo 2007-2013 avevano un ammontare, escluse le poste fuori bilancio, di 994,2 miliardi di euro. La proposta della Commissione per il periodo 2014-2020 prevedeva un totale di 1047,5 miliardi. Durante le trattative del novembre scorso, poi fallite, il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy aveva rivisto in calo la bozza dell’esecutivo comunitario, a 973,2 miliardi, riducendo l’ammontare successivamente a 971,9 miliardi. Una nuova riduzione è probabile.
La chiave di lettura con la quale capire i negoziati è la seguente. Mentre in passato la partita negoziale era tradizionalmente tra paesi ricchi e paesi poveri, questa volta il braccio di ferro è soprattutto (naturalmente non solo) tra paesi ricchi. C’è chi vuole ridurre il bilancio (la Gran Bretagna); chi tenta di diminuire il proprio contributo (la Germania); chi vuole a tutti i costi uno sconto (la Danimarca); chi cerca di difendere gli aiuti ai settori politicamente più premianti come l’agricoltura e la coesione (la Francia e l’Italia).
La crisi economica ha ridotto i margini di manovra dei singoli paesi, e provocato evidenti protezionismi. Anziché puntare su un bilancio generoso, capace di essere un moltiplicatore di iniziative virtuose, gli stati membri hanno affrontato le trattative in un’ottica nazionale più che comunitaria. In molti paesi, il bilancio è ritenuto più un costo che un investimento, più un diritto che una opportunità. I probabili tagli di un accordo riguarderanno l’amministrazione, gli affari interni, le relazioni esterne, e programmi comunitari quali Orizzonte 2020 e Connecting Europe.
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