Ora la palla passa al ministro della Giustizia Severino, che potrà concedere o negare il provvedimento. Intanto si moltiplicano le iniziative di solidarietà nei confronti del cittadino di Bilbao in tutta Italia. L’ultima ieri sera nella capitale, dove il comitato «Un caso basco a Roma» ha partecipato alla manifestazione del Colosseo nella giornata internazionale per i diritti dei prigionieri politici.
Le motivazioni della Cassazione non sono ancora note, ma c’è già chi punta il dito contro l’operato dei giudici italiani. «Che la giustizia italiana non brilli per il rispetto degli obblighi internazionali in materia di diritti umani – dice Marco Perduca dei Radicali – è un fatto confermato pressoché quotidianamente dalla Corte europea di Strasburgo. Stavolta ci si è piegati alla ragion di Stato altrui consentendo un’estradizione per un reato di danneggiamento, commesso 10 anni fa e quindi ampiamente prescritto, solo perché “in connessione” con manifestazioni politiche basche».
Il senatore del Pd Luigi Manconi entra nel merito della decisione. «Si tratta di un reato di lieve entità – sostiene – che in Spagna rischia di essere sanzionato con una pena sproporzionata all’interno di un ordinamento speciale minacciosamente antigarantista, che fa rientrare nella categoria di terrorismo azioni di lotta che terrorismo non sono». Lander è infatti accusato di aver danneggiato un autobus vuoto nel 2002 durante una mobilitazione a Bilbao. Sulla base di una legislazione speciale, operante solo in Spagna, il fatto è stato ricondotto alla fattispecie più grave di terrorismo. Destando il sospetto di organizzazioni internazionali come Human Rights Watch e Amnesty International per presunte violazioni dei diritti umani.
Bisogna sottolineare che un parere favorevole della Suprema Corte italiana è una condizione necessaria ma non sufficiente per concedere l’estradizione. L’ultima parola spetta infatti al ministro della Giustizia, che potrà optare per una soluzione diversa da quella adottata dai giudici. La questione insomma si risolverà con una scelta politica. Per questo, negli ultimi giorni, in alcune città italiane (Napoli, Torino e Roma) si sono svolte iniziative in solidarietà con Lander Fernandez. L’obiettivo è di tenere alta l’attenzione pubblica e di far pressione sul ministro Severino affinché non conceda l’estradizione.
La preoccupazione della rete di solidarietà con Fernandez è che il guardasigilli sia più attento alle esigenze diplomatiche che al rispetto dei diritti e della dignità della persona. Questo allarme è condiviso anche da Mauro Palma, già presidente del Comitato Europeo Contro la Tortura: «Fermiamoci un attimo – avverte Palma – e cerchiamo di mettere insieme i pezzi del puzzle. Sul tavolo abbiamo gli anni passati dall’episodio, l’entità del fatto addebitato a Lander e la possibilità di interrompere un percorso di vita. A questo punto chiediamoci se sia più rilevante appurare un reato di tale entità compiuto nel 2002 o preservare il percorso di reinserimento di una persona che rischierebbe inoltre di finire i n mano ad un sistema giudiziario poco trasparente».
* Il manifesto 18 aprile 2013
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