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Grillo e Gasparri, la strana coppia

Niente da fare. In un sistema democratico ed economico sempre più allo sfascio come il nostro, darsi arie da alternativo è davvero semplice. Non mancano certo le occasioni per indignarsi, denunciare, lanciare invettive a destra e a manca. E i consensi crescono, sia a destra sia a sinistra. Soprattutto quando si va avanti a suon di slogan a buon mercato, come ‘trasparenza’ e ‘pulizia’. Ma non si può sempre rimanere sul vago, e ogni tanto qualcosa su qualche argomento concreto, preciso, bisogna pur dirla. 
Che Beppe Grillo fosse contrario allo ‘ius soli’ – il principio per cui è italiano chi nasce sul suolo italiano – era risaputo. Ma le sue nette dichiarazioni in questo senso ormai erano datate, lontane. In mezzo ci sono state varie campagne elettorali, la trasformazione del suo movimento in grande forza parlamentare, e l’emergere tra i ‘5 stelle’ di altri personaggi a contendergli il monopolio della politica pulita.
Ma quando la nuova ministra Cecile Kyenge ha resuscitato la proposta di concedere la cittadinanza italiana a chi nasce sul suolo tricolore, il comico genovese non ha proprio saputo resistere. E ha tuonato, di nuovo, il suo ‘no’. Non si può fare, non si deve fare. Perché “in Europa non esiste” (la Francia dov’è? In Oceania?). Al massimo, ha detto il proprietario del marchio ‘5 stelle’, sul tema si deve decidere con un referendum e non lasciare che a farlo siano un gruppetto di parlamentari. Rivelando quanto Grillo scambi la democrazia partecipativa e il coinvolgimento popolare sulle grandi questioni, che la Costituzione Repubblicana prevede, con un meccanismo ad uso e consumo delle sue idiosincrasie. Chiarite da un passaggio di un suo intervento in merito sul suo lettissimo  – e vitatissimo – blog che recita, con un linguaggio destrorse e rancido: “
“Dalle dichiarazioni della sinistra che la trionferà (ma sempre a spese degli italiani) non è chiaro quali siano le condizioni che permetterebbero a chi nasce in Italia di diventare ipso facto cittadino italiano”. A spese degli italiani, dice Grillo. Che proprio non ci sta ad accettare che se uno nasce in Italia, debba essere considerato italiano a tutti gli effetti.
La dichiarazione di Grillo dà la stura agli esponenti della destra che naturalmente di ‘ius soli’ non vogliono sentir parlare. In testa il battagliero La Russa, leader di Fratelli d’Italia, che ghigna soddisfatto nel poter usare esattamente le stesse parole dell’attore genovese: “Finalmente una posizione chiara e condivisibile da Grillo: no allo jus soli salvo referendum”. Ma poi l’ex (?) fascista ricorda che in Italia il referendum propositivo non è previsto, non si può fare. E che quindi invocarlo come fa Grillo è un inganno, come a dire che ‘non se ne parla’. Semmai, spiega La Russa, la questione è impegnarsi fin d’ora a promuovere un referendum abrogativo nel caso in cui la maggioranza votasse una legge che riconosca lo ‘Ius Soli’.

Da quello che abbiamo capito La Russa e Grillo possono stare tranquilli, è assai difficile che un governo espressione degli interessi di Bruxelles, e sostenuto da PD, centristi e PDL voglia – o possa – varare una legge del genere. Anche il presidente del Senato, l’ex magistrato Grasso, pochi giorni fa aveva detto che si, in teoria il principio dello ‘ius soli’ sarebbe giusto, ma che in un paese come il nostro non è proprio il caso di abusarne.
Con buona pace di Cecile Kyenge, probabilmente il ministro meno indigeribile che il triste Letta abbia nominato. Ma che dovrà presto misurare la sua lunga lista di ‘desiderata’ con la dura realtà di un governo nato con l’unico scopo di far passare misure che banche e istituzioni europee chiedono da tempo e che il PD, da solo, non sarebbe stato in grado di far digerire al popolo italiano.
In fondo, a volte, non essere italiani può avere i suoi vantaggi…

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