Quando un ex Pci (i comunisti sono stati spesso altrove) è in difficoltà per la nascita di un movimento alla sua sinistra ricorre quasi senza pensarci all’accusa più infamante: “fascisti, untorelli, servi del padrone, agenti della Cia). In Sicilia lo stesso giochino infame viene giocato con “infiltrazioni mafiose”. E un’infamia del genere si merita sempre una risposta. Persino giudiziaria. Perché l’infamoia non può e non deve essere tollerata. Specie quando arriva dai palazzi del potere, specie quando – come sta dicendo sempre più spesso il popolo siciliano – viene da un “servo degli americani”.
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Ai rimproveri di assoggettamento alla volontà statunitense e tradimento dei siciliani, il governatore ha replicato con un’intervista in cui insinua che all’interno del movimento No Muos si trovino elementi vicini alla criminalità organizzata. Esternazioni che hanno provocato una vigorosa protesta di alcuni attivisti che stamattina hanno presentato una formale denuncia.
Cresce la tensione tra i No Muos e il presidente della Regione Rosario Crocetta. Un gruppo di attivisti ha presentato stamattina una querela alla Procura di Palermo con l’accusa di diffamazione. A scatenare la reazione decisa, una serie di dichiarazioni nelle quali l’ex sindaco di Gela riferisce di infiltrazioni mafiose tra quanti si oppongono alla costruzione dell’impianto satellitare statunitense in costruzione a Niscemi.
I rapporti tra i cittadini e Crocetta si sono rotti in maniera definitiva dopo la decisione di ritirare i vincoli che per mesi hanno bloccato i lavori all’interno della base militare. Un atto che ha dato il via libera alla ripresa delle attività di innalzamento delle grandi parabole. Se il governatore respinge con grande fervore ogni accusa di assoggettamento agli interessi statunitensi in Sicilia, gli oppositori negano altrettanto fermamente di contenere all’interno del movimento persone vicine a Cosa nostra. «Ognuno di noi nel suo piccolo e a vario titolo combatte quotidianamente la mafia, in tutte le sue forme con il lavoro quotidiano, senza voltarci dall’altra parte, lontano dai riflettori della politica e della cronaca spettacolo», spiegano i firmatari della querela che parlano di un tentativo di delegittimazione della protesta. Tra loro ci sono il giornalista Antonio Mazzeo (che sulla questione ha scritto un articolo fortemente ironico), la fondatrice dell’associazione antimafie Rita Atria Nadia Furnari (ente che ha anche denunciato il dirigente regionale che ha firmato l’annullamento della revoca delle autorizzazioni per l’impianto Usa) e l’esperto del Politecnico di Torino Massimo Zucchetti, uno degli esperti convocati dalla Regione a pronunciarsi sul rischio delle parabole sulla salute dei niscemesi. «Noi non siamo mafiosi e non camminiamo con i mafiosi», spiegano.
«Le affermazioni del Presidente sono di una gravità assoluta – sostengono – lesive non solo del nostro onore ma anche di quello di migliaia e migliaia di cittadini, e specificamente del nostro onore e della nostra reputazione». Le parole del governatore, giunte a ridosso della manifestazione di sabato pomeriggio, hanno provocato da subito le aspre critiche di molti cittadini, compreso il gruppo delle Mamme No Muos. «La mafia – ha spiegato la coordinatrice Concetta Gualato – parte dai palazzi del potere e sta facendo gli interessi degli americani. I mafiosi oggi indossano la cravatta e non sono certo tra i manifestanti No Muos che sono gente semplice e generosa»
Tratto da: ctzen.it.
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