Tengono il pubblico legato alla sedia come in un B-movie degli anni ’50. Ma il pericolo è un bluff. Almeno fino ad un certo punto. Tant’è vero che il pallido Enrico Letta il Giovane ha potuto scrollarsi di dosso con noncuranza la minaccia di pitonesse e arterosclerotici vari di “far cadere il governo”: se non ci sarà più questo esecutivo, ha ricordato, “si pagherà l’Imu intera, così com’è”.
Sembra quasi uno scherzo. Tutti i proclami, le palpitazioni. i richiami al “senso di responsabilità” appaiono improvvisamente come battute di un copione alquanto stantio. Usurato, decisamente. Insomma: se i berlusconidi vogliono davvero una “radicale modifica” dell’odiatissima tassa sulla casa – o addirittura la sua cancellazione, che il serafico Saccomanni ha dimostrato “impossibile”, conti alla mano fatti su nove ipotesi diverse – devono tenere per forza in piedi questo esecutivo. La legge che regola il pagamento dell’Imu infatti non è ancora stata modificata, né si sa ancora come cambiarla; quindi ogni “vuoto di potere” farebbe scattare in automatico le norme vigenti, addirittura senza altri slittamenti.
Basta così poco per svuotare le minacce berlusconiane? Pare proprio di sì, a meno di non cambiare totalmente registro e cominciare a suonare un’altra canzone. Ma appare difficile trovare un altro “grido di battaglia” altrettanto “popolare”. Segno di logoramento di una “centralità politica” basata soltanto sulla retorica e – ovviamente – robustissimi ma incoffessabili interessi patrimoniali, economici, clientelari e giù a scendere, fino ai confini della “mala” e oltre.
Dall’altra parte, il Corriere della sera si è assunto l’incarico di porre le condizioni per un possibile “salvacondotto” personale al Cavaliere Detenuto (niente a che vedere con quello Inesistente di Calvino): riconoscere la sentenza di condanna definitiva.
Un prezzo davero minimo, visto che in ogni altro paese di cultura liberale questo “riconoscimento” è inscritto nella normale vita sociale prima ancora che politica. Detto in altri termini: chiunque sa di dover “accettare” le sentenze una volta che siano diventate definitive. E’ un normale principio di “educazione civica”, insegnato nelle scuole e la cui ignoranza suona assolutamente strana: specie in un che è stato – purtroppo – presidente del consiglio per ben quattro volte.
Anche l’unico argomento addotto dai “pitoni” del cerchio magico suona ridicolo fuori dalle telecamere (figurarsi nelle cancellerie di mezzo mondo): “a chi ha ricevuto 10 milioni di voti deve essere garantita l’agibilità politica“. Come dire che Lionel Messi o Cristiano Ronaldo non dovrebbero essere espulsi se commettono un fallaccio o Bolt essere esentato dalla squalifica se fa una partenza falsa (è accaduto a Daegu, in Corea, addirittura in una finale mondiale dei 100), perché “il pubblico ha pagato per vederli”.
La pretessa “corda tesa” tra le gambe del governo Letta suona ancora più immaginaria se ricordiamo che l’esecutivo italiaco – da chiunque composto – conta ormai quanto un’amministrazione provinciale al’interno dell’Unione europea. Le direttive sulle questioni centrali – quelle economico-finanziarie – vengono infatti dalla Troika (Bce, Ue, Fmi) e non ammettono divergenze né “ri-contrattalizzazioni”. Quindi, a che serve far cadere questo governo se il successivo sarà assolutamente identico come funzioni? Certo, potrebbero esserci nuovi ministri, accontentando così gli sconfinati bisogni di vanagloria di una classe politica di infimo livello, ma non delle “svolte” radicali.
Se si resta al quadro presente in Parlamento, almeno.
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Daniele
Ci sono giornali che (soprav)vivono su quante volte Berlusconi va in bagno e su quante stupidaggini dicono i ministri e il nipote di suo zio: uno è il Fatto Qutoidiano, l’altro è Repubblica, non credo che nessun paese civile si meriti questo.