Avevamo già segnalato dalle pagine di Contropiano.org e dalle colonne del sito della Rete dei Comunisti il ruolo militante esercitato dal “il Corriere della Sera” e dal suo supplemento domenicale “La lettura”. (http://www.retedeicomunisti.org/index.php/interventi/85-i-megafoni-di-guerra-de-il-corriere-della-sera)
Un ruolo militante e di vero e proprio combattimento teorico e culturale a sostegno delle più spregiudicate ricette liberiste contro ogni tendenza che, anche velatamente, potrebbe alludere ad un possibile mutamento sociale.
Ogni settimana, puntualmente, i redattori di questo foglio prendono di mira un autore ritenuto pericoloso sovversivo (http://www.retedeicomunisti.org/index.php/interventi/47-venti-di-liberta-in-via-solferino) ed operano, disinvoltamente, delle drastiche stroncature in nome dei vigenti dogmi della dittatura del capitale.
Questa settimana il target di questi nipotini di Joseph Paul Goebbels, nella fattispecie di tale Antonio Carioti, è il filosofo marxista Domenico Losurdo.
Losurdo viene accusato da questi bounty killer della liberal democrazia di essere un autore che ancora utilizza le categorie del marxismo rivoluzionario e che, particolarmente nel suo ultimo lavoro editoriale “La lotta di classe”, Laterza editore, si permette di descrivere la storia dell’ultimo periodo come un grande scontro generale, a scala planetaria, tra oppressi ed oppressori.
A detta del novello Torquemada – Antonio Carioti – Losurdo pecca pesantemente perché ascrive l’attuale Cina nel novero dello schieramento antioccidentale con il merito di contribuire a far vacillare mezzo millennio di incontrastata supremazia occidentale (e imperialistica).
Questa affermazione, dimostrabile, tra l’altro, in tutte le sedi storiche, ha scatenato il sacro furore eurocentrico, razzista ed apologetico del Carioti il quale non trova di meglio che insultare Losurdo facendo facile e volgare umorismo circa un impossibile parallelismo tra la collocazione geopolitica della Cina odierna e il ruolo “antioccidentale” del famigerato ammiraglio Yamamoto che, come è noto, fu l’artefice dell’attacco giapponese a Pearl Harbor.
Abbiamo voluto segnalare questa ennesima perla de “il Corriere della Sera” per richiamare i compagni e gli attivisti tutti alla stringente necessità di rilanciare, a tutto tondo, una riqualificata battaglia culturale su tutto l’arco delle questioni storiche, politiche e sociali attinenti non solo le dinamiche del conflitto ma il complesso degli elementi che compongono la sovrastruttura del modo di produzione capitalistico e dei suoi dispositivi di comando e controllo sulla società.
Le carognate de “il Corriere” e l’insieme dei diversificati flussi della comunicazione deviante del capitale ci costringono non solo ad una indispensabile operazione di contrasto e di puntuale controinformazione ma sono anche un sollecito per affinare al meglio gli strumenti della critica sociale, della ricerca e della formazione teorica e politica per una nuova soggettività comunista agente.
Una funzione strategica da alimentare e da socializzare in ogni ambito di organizzazione e di lotta, un compito da non relegare, neanche inconsapevolmente, ad eventuali quanto improbabili specialisti, una attitudine da preservare nel vivo dell’azione politica e dell’agire collettivo.
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luciano
Non darei tanta importanza alle quotidiane veline di uno degli organi ufficiali della classe dominante,arruolato da sempre negli apparati ideologici di stato,con lo scopo dichiarato di confutare,disorientare,lanciare anatemi contro qualsiasi ipotesi di cambiamento dell’ordine di cose esistente,trasformando qust’ultimo in un dato “naturale”,tipico di quell’ideologia buoensensaia che tanto a contribuito all’assopimento di ogni coscienza critica.Questo ruolo,massimamente utilizzato in anni passati,sta subendo un brusco ridimensionamento,dovuto (per fortuna),al pesante calo delle vendite,anche se la versione online pare goda ottima salute.La carta stampata definita mainstream,se da un lato conserva ancora ,in alcune fasce della popolazione una certa attendibilità,lo stesso non si può affermare per la stragrande maggioranza che vede(giustamente) nei fogli di regime, nient’altro che il megafono di interessi precisi e di parte,noi diremmo di classe,funzionali alla conservazione dello statu quo.Ben più pericolose per la classe risultano invece le televisioni e tutti quei programmi di cosiddetta attualità,veri e propri cannoni ideologici puntanti contro le classi subalterne,a cui il potere ha delegato il compito,quello si mistificatorio, di veri e propri guardiani della borghesia multinazionale al potere in questa fase storica.Con il loro alone di finta partecipazione alle sorti delle vittime della ferocia del capitale,sono quanto di più pernicioso e avvilente si possa immaginare per un cassaintegrato,un precario,un disoccupato,avvolti in un falso discorrere per le loro sorti,dal finale già scontato, che è e resta sempre quello:non c’è nulla che possiamo fare per voi,è la dura legge del mercato,dovete adeguarvi,cioè sparire!