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Il futuro del governo Letta si è fermato ad Arcore

Lo spettro di una crisi di governo si avvicina. Il vertice-fiume ad Arcore dei maggiorenti del PdL ha deciso il muro contro muro. Alla riunione erano presenti anche tutti i ministri berlusconiani (Lupi, Lorenzin, Quagliarello, assente invece la Di Girolamo consorte del piddino Boccia). A rendere nota la posizione del PdL è stato il segretario Alfano affermando al termine del vertice che “La decadenza di Berlusconi da senatore è impensabile e costituzionalmente inaccettabile”. “Tutti insieme rivolgeremo alle massime istituzioni della Repubblica, al primo ministro Letta e ai partiti che compongono la maggioranza, parole chiare sia sulla questione democratica che deve essere affrontata per garantire il diritto alla piena rappresentanza politica e istituzionale dei milioni di elettori che hanno scelto Berlusconi, sia sul necessario rispetto degli impegni programmatici assunti dal governo a partire dall’abolizione dell’Imu su prima casa e agricoltura. Non c’è più tempo per rinvii e dilazioni” ha sottolineato Alfano. Tra l’altro la questione dell’imu è all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri del 28 agosto, e questa potrebbe essere l’occasione per fare saltare il banco. Sembra però che Berlusconi sia uscito deluso dal vertice non tanto per la fedeltà dei suoi ma sulle prospettive che si parano davanti. “Non mi aspetto più nulla dal Pd”, ha commentato pittuosto amaramente “non farà nulla per me. Per me va bene tutto, anche i servizi sociali, ma la decadenza da senatore è inaccettabile; non si transige”. Ma quella inviata dal vertice di Arcore rimane una proposta al momento una proposta irricevibile da parte non solo del Pd ma anche da Scelta civica. Anche uno spregiudicato come D’Alema – storicamente sempre ben disposto verso Berlusconi – ha escluso categoricamente ogni trattativa nella Giunta per le elezioni che si riunirà il 9 settembre ma ha anche esplicitamente invitato il Pd a cercare una nuova maggioranza in parlamento. Dunque le larghe intese potrebbero essere costrette a restringersi o a dichiarare la crisi dell’esecutivo voluto a tutti i costi da Napolitano. Ma in politica mai dire mai. Allo studio si delineano alcune possibili exit strategy per consentire a Berlusconi di continuare la sua attività politica. Esclusa l’amnistia (della quale puresi era parlato nei giorni scorsi) rimane sul campo l’ipotesi del ricorso alla Corte Costituzionale. La portavoce del Pdl alla Camera – Carfagna – aveva ribadito la necessità di una revisione della legge Severino altrimenti ci sarebbe stata la caduta dell’esecutivo.

 

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