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Torino. 14 anni per aver contestato Berlusconi

Sono 14 gli anni complessivi a cui oggi (giovedì 10 ottobre, ndr) il tribunale di Torino ha condannato 7 compagni che il 21 marzo 2011, insieme ad un migliaio di persone, assediarono l’hotel super lusso di proprietà della famiglia Ligresti, Hotel Principi di Piemonte, che per l’occasione ospitava un’iniziativa a sostegno del candidato sindaco di centro destra Coppola.

L’iniziativa, nata sui social network e rapidamente diffusasi nel tessuto cittadino, prese il nome di No Berlusconi Night,  poiché proprio l’allora Presidente del Consiglio, in piena campagna elettorale, era giunto in visita a Torino per sostenere il candidato della sua coalizione.

Berlusconi, in piena fase “bunga bunga” e fresco dell’assenso ai bombardamenti in Libia, si presentò a Torino convinto di animare semplicemente una cena (del costo di 500 euro in su a partecipante… alla faccia della crisi!) per finanziare la campagna elettorale e si ritrovò, invece, una composizione molto variegata di soggetti sociali e politici che contestarono la sua presenza. Una serata in cui la sempre maggiore pressione attorno al cordone sanitario costruito dalla Questura a difesa dell’hotel determinò cariche e tentativi di disperdere la protesta.

Se oggi ripensiamo a quella giornata, continuiamo ad esserne soddisfatti. Sarà perché oramai da anni osserviamo magistrati e varie coalizione politiche che si affannano nel far arretrare di qualche posizione Berlusconi (additato da loro come l’unico problema di questo paese altrimenti virtuoso) ma che poi, quando si arriva al dunque, arretrano poiché lo status quo e anche il mantenimento dei loro privilegi sta più a cuore di tutto il resto.

Tarantelle fini a se stesse, che tengono col fiato sospeso una buona parte della popolazione per giorni, mesi ed anni,  grazie soprattutto all’animazione fatta dai media di stato, a cui sarebbero preferibili tante contestazioni come quella del 21 marzo 2011, che costrinse Berlusconi e i super imprenditori/finanzieri/faccendieri/uomini da poltrone a starsene chiusi nell’hotel super lusso difesi dalla polizia.

Tornando ad oggi,  il tribunale di Torino ha asseverato una realtà ormai incontestabile: il dissenso sociale,in qualsiasi forma, va criminalizzato e perseguitato. Non che non ce ne fossimo accorti, se da parte della magistratura arrivano chiari i segnali di un cambio di rotta, dall’altra anche la determinazione di chi le piazze le vive  è amplificata poiché  tanta è  la voglia di interrompere questo teatrino che costa un caro prezzo ad una fascia troppo ampia di popolazione.

Che la magistratura si sia ritagliata un ruolo politico di primo piano in questa fase è oramai indubbio e il prolungato mandato a Caselli che a 72 anni si vede rinnovare  la sua ben pagata posizione a capo della Procura torinese  fino ai 76 ne è il più chiaro esempio.

Oggi Giorgio, Ennio, Marco, Anton, Brando, Ismail e Mauri sono condannati da chi si erge a presunto nemico di Berlusconi ma  che se in gioco vede la possibilità di perdere privilegi e potere, allora fa il suo sporco lavoro, dando anche pene spropositate rispetto l’entità del presunto reato. Una classica manifestazione di contestazione ad un premier imbarazzante in un paese in piena crisi economica, dunque, diventa Il mezzo di una condanna esemplare.

Per concludere e strappare un sorriso riportiamo il commento di uno degli imputati, colui che ha preso la condanna maggiore ossia 5 anni e 2 mesi : “Anche stanotte dormirò tranquillo, meglio una bella condanna che un bel funerale! Dopotutto,  sono orgoglioso di aver ricevuto una condanna addirittura superiore a quella presa da Berlusconi pochi giorni fa e sabato pomeriggio sarò alla manifestazione contro i razzisti della lega”.

Non saranno i Tribunali e gli inquisitori ad indicare la strada ai movimenti e a tutti coloro che quotidianamente lottano.

da Infoaut

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