Oggi i muri e le piazze di Roma sono tornati a parlare contro la repressione e la tortura di Stato, e anche contro chi in nome di un ottuso legalitarismo ha troppo spesso fatto finta di non vedere. Insieme agli altri compagni del comitato abbiamo calato uno striscione che evidentemente non dev’essere piaciuto troppo agli organizzatori della manifestazione, come ha tenuto a precisare lo speaker dal palco. Fatto sta che dopo l’input che è risuonato nella piazza, prontamente alcuni solerti agenti della Digos hanno provveduto a sequestrarci il “pericolosissimo” striscione dopo averci seguito quasi fino alle macchine. Immaginiamo che in tempi di spending review questa attivita di “intelligence” rientri tra le attività essenziali. Comunque sia, Roma ha parlato: nel nome della legge lo Stato tortura.
Qui di seguito il comunicato sulla campagna in corso:
Roma, 12 ottobre 2013, Piazza del Popolo
Questo pomeriggio il Comitato nato a sostegno di Enrico Triaca e la sua battaglia contro la tortura di Stato ha deciso di entrare a gamba tesa nella piazza convocata dal duo Landini-Rodotà. Una piazza convocata per la difesa della Costituzione e della legalità di Stato. Non abbiamo scelto casualmente questa occasione, e non certo mossi dalla sete di “visibilità” che questa triste vetrina offriva. A quelli che fanno della legalità di Stato un baluardo riformista degno della peggior tradizione socialdemocratica, noi vogliamo ricordare quali misfatti e barbarie siano state commesse dalle “misure legali” con cui lo Stato, negli anni ’70 come oggi, ha provato a sradicare ogni tentativo di lotta rivoluzionaria e di classe: torture e minacce, falsificazioni di prove e stragi di Stato. Alla faccia della “vittoria legale dello Stato” contro i movimenti rivoluzionari… Questa nuova creazione sinistra, questa “via maldestra”, sembra non aver tagliato i ponti con la tradizione di Stato che criminalizza e denigra ogni forma di resistenza alla distruzione del presente; le parole di Rodotà sulla Tav e sulla resistenza popolare in Val Susa, se mai ce ne fosse bisogno, fanno il paio con questo rinnovato afflato legalitario e questurino che viene oggi spacciato come nuovo laboratorio politico di una illuminata borghesia “di sinistra”.
Ma torniamo a noi. La nostra campagna muove verso l’udienza che il prossimo 15 ottobre, al tribunale di Perugia, vedrà aprirsi la revisione del processo per calunnia che, nel 1978, vide condannato Enrico Triaca per calunnia dopo che questi, arrestato nel maggio dello stesso anno nel corso delle indagini sul caso Moro, denunciò pubblicamente le torture che aveva subito subito dopo il suo arresto, inflittegli con la tristemente nota pratica del waterboarding. Torture portate avanti dalla squadra di Nicola Ciocia, alias “Professor De Tormentis”, aguzzino e comandante di un nucleo speciale della PS alle dirette dipendenze del Ministero degli Interni – creata per estorcere confessioni ai militanti che, tra il ’78 e l’82, venivano fermati o arrestati con l’accusa o il sospetto di essere lottarmatisti.
La battaglia a sostegno di Enrico, dunque, muove anche nella direzione di riaprire un dibattito storicizzante e politico sugli anni ’70, ancora vissuti come un tabù da celare e da non analizzare; un fatto estraneo alla storia di questo paese, trincerato nei silenzi omertosi su anni che, nonostante i mal di pancia di molti, devono essere letti come una vera guerra civile tutta italiana.
La continuità dell’apparato repressivo dello Stato deve essere smascherata!
MARTEDI’ 15 OTTOBRE, ORE 9.00, PRESIDIO AL TRIBUNALE DI PERUGIA!
Per info sulla campagna:
rompiamoilsilenzio@autistici.org
http://rompiamoilsilenzio.wix.com/home
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