Cortei contrapposti oggi pomeriggio a Torino. Da una parte, c’era la marcia contro gli immigrati organizzata della Lega Nord. Dall’altra una decisa manifestazione antirazzista, che ha tentato più volte di raggiungere il corteo dei leghisti protetto dalla polizia e che è stata sempre ripetutamente assalita dalle forze dell’ordine con cariche, manganellate e lanci di lacrimogeni. Due manifestanti sono stati fermati dalla polizia e un paio di agenti risultano contusi.
Il corteo dei leghisti, è partito dalla stazione di Porta Nuova, dopo aver percorso via Roma si è concluso in piazza San Carlo, con il comizio finale di tutti i dirigenti, da Umberto Bossi, Roberto Maroni, Roberto Calderoli e Roberto Cota. Particolarmente “fomentato” il solito Borghezio. Ma nei pressi di piazza Castello, sono riusciti ad arrivare anche gli antirazzisti, più di duemila dietro lo striscione ”Nessuno spazio per i razzisti”. Gli antirazzisti hanno usato una tattica di piazza piuttosto movimentata che ha messo in crisi l’apparato di polizia posto a tutela della manifestazione leghista.
Questo corteo ha percorso via Pietro Micca. Un altro si è mosso in direzione di via Po riuscendo così a disorientare e dividere lo schieramento della polizia. Gli antirazzisti torinesi hanno cercato più volte di raggiungere il comizio dei leghisti in Piazza Castello. Ci sono state cariche della polizia all’altezza di via San Tommaso ed altre in via Arcivescovado, dove sono volati anche i lacrimogeni.
Poi il corteo ha ripreso a sfilare lungo piazza Solferino, corso Re Umberto e corso Vittorio Emanuele. Si sono accesi scontri più pesanti in via Madama Cristina, dove gli antirazzisti hanno tentato nuovamente di sfondare il cordone di polizia. Qui sono volati petardi e bombe carta. Infine, in piazza Cln, un gruppo di manifestanti hanno iniziato contestare i leghisti e in alcuni casi si è arrivati alle mani. Il corteo si è poi concluso intorno alle 19.30 dopo un lungo pomeriggio di assedio ai leghisti.
La Torino antirazzista non si è sottratta alla sua storia di mobilitazione riscattando la vergogna di un paese dove il razzismo è tornato ad essere un parametro dei successi o delle preoccupazioni elettorali.
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