Tre ore di assedio anche oggi. Con almeno tremila persone assiepate a ridosso dell’entrata del ministero delle Infrastrutture già dalle 17.00 a supporto della delegazione che alle 18.00 ha incontrato il ministro Lupi, il sindaco di Roma Marino e il vice sindaco Nieri. Per tre ore, ininterrottamente hanno risuonato gli slogan, i tamburi la musica dall’amplificazione dell’acampada a Porta Pia. Decine i giornalisti assiepati a ridosso della manifestazione.
Poco dopo le 20.00, dopo quasi due ore di incontro, la delegazione è scesa ma la faccia dei delegati dei movimenti per il diritto all’abitare non annunciava nulla di buono. “Siamo distanti, molto distanti ma loro sono preoccupati” ha esordito al microfono, in una piazza fattasi silenziosa, Paolo Di Vetta. Sulla richiesta di moratoria per gli sfratti, uno dei punti centrali, Lupi si è mosso in coerenza con lo stile del governo Letta: ha preso tempo rinviando un documento e una decisione su questo alla prossima conferenza Stato-Regioni prevista per giovedi 31 ottobre a Palazzo Chigi. Ha parlato di un fondo di 40 milioni per le emergenze abitative, praticamente una inezia e un insulto a fronte delle centinaia di migliaia di sfratti e pignoramenti che ormai stanno colpendo altrettante famiglie anche nelle città fino a ieri regno della prosperità, città ex distretti industriali dove perdendo il lavoro non si riesce più a pagare l’affitto o la rata del mutuo. “E’ stato un incontro interlocutorio, non siamo soddisfatti” commenta Angelo Fascetti, dell’Asia-Usb e veterano del movimento di lotta di casa. Un incontro deludente che non ferma però la mobilitazione. Le case occupate restano occupate, venerdi 25 si andrà in massa a Firenze per la riunione dell’Anci (l’associazione dei Comuni dove ci saranno tutti i sindaci) e giovedi 31 tutti a Palazzo Chigi per assediare stavolta la conferenza tra Stato e Regioni e riporre con forza la moratoria sugli sfratti. L’acampada per ora smobilita ma si è data già un appuntamento per mercoledi mattina alle 9.30 davanti al carcere di Regina Coeli dove saranno interrogati i compagni fernati alla manifestazione di sabato e rimasti in galera. “Tutti liberi, tutte libere” lo slogan riempie una piazza che non dà affatto l’aria di voler smobilitare dopo il risultato della manifestazione di sabato. La sortita del sindaco di Roma che ha voluto uscire e passare tra i manifestanti mentre era in corso l’assemblea non ha ottenuto la “captatio benevolentii” sperata, la gente che sta lottando per una casa non l’ha presa bene e il sindaco si è dovuto allontanare circondato da una folta scorta di agenti di polizia in borghese.
Consapevoli o no, i movimenti sociali e i sindacati di base che hanno promosso le mobilitazioni del 18e 19, l’acampada prima a San Giovanni e poi a Porta Pia, hanno creato un fatto e un precedente politicamente straordinario. Costringendo il governo a trattare diretatmente con i protagonisti sociali delle emergenze, hanno reso obsolete le vecchie rappresentanze politiche e sindacali. Il problema dell’organizzazione e della rappresentanza da adesso in poi viene posto un terreno sconosciuto ed estraneo ai vecchi professionisti della politica. Il dato da assumere è che al momento le posizioni del governo e le richieste dei movimenti sociali per il diritto all’abitare marciano in direzioni opposte e contrarie. Sarà la lotta, la resistenza e l’organizzazione a fare la differenza.
vedi anche: Movimenti sociali e governo. Soluzioni opposte sulla svendita del patrimonio pubblico
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