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Movimenti sociali e governo. Soluzioni opposte sulla svendita del patrimonio pubblico

Un nodo gordiano si profila all’orizzonte del rapporto tra le scelte del governo e le esigenze sociali. Oggi alle 18.00 i movimenti per il diritto all’abitare e di difesa del territorio, protagonisti della grande manifestazione di sabato, si incontreranno con il ministro alle Infrastrutture Lupi e i sindaci di alcune aree metropolitane (viene dato per sicuro quello di Roma, Marino) per discutere dell’emergenza abitativa, della moratoria sugli sfratti e delle grandi opere inutili e dispendiose.

Questo incontro avrà un portata che va al di là del singolo aspetto vertenziale. Infatti nella Legge di Stabilità approvata dal governo, un fattore fondamentale è la svendita ai privati del patrimonio immobiliare attraverso un superfondo pubblico per vendere caserme, carceri e ospedali. Ma tra le proposte dei movimenti sociali e quelle del governo – proprio su questo punto – c’è una distanza abissale.
Lo Stato attraverso questo fondo speciale intende aprire ai privati per gestire diversi immobili per un controvalore di 6 miliardi e 100 milioni di euro. Con una enorme dose di furbizia (a Roma si dice paraculaggine e perdonateci il francesismo) il Corriere della Sera denuncia che ogni anno lo Stato e le amministrazioni pubbliche locali spendono 12 miliardi l’anno per affittare locali dai privati. I castigatori del Corriere ignorano o fingono di ignorare, che molta di questa spesa è dovuta proprio al fatto che gli enti pubblici, già nel recente passato, hanno venduto i loro immobili per passare a pagare l’affitto dei propri ex immobili ai nuovi proprietari privati. Un regalo alla rendita speculativa e un aggravio sulla spesa pubblica. I movimenti sociali propongono tutt’altra destinazione d’uso: usare gli immobili in dismissione (caserme, etc) per destinarli ad abitazioni da utilizzare per l’emergenza abitativa, evitando così nuove cementificazioni nelle aree metropolitane o nei centri minori.

Inoltre se andiamo a vedere l’operazione messa in cantiere dal governo, emergono ulteriori fattori che fanno ritenere quanto contenuto nella Legge di Stabilità l’ennesimo regalo alla speculazione e alla rendita immobiliare dei grandi gruppi privati italiani e stranieri.
Qualche mese fa il ministero dell’Economia ha costituito una Sgr, Società di Gestione del Risparmio, battezzata Invimit. Il piano d’azione della Invimit, che alcuni giorni fa ha avuto il benestare della Banca d’Italia, prevede soprattutto che la Sgr, oltre a gestire direttamente questi fondi, possa trovare sul mercato soggetti privati disponibili ad acquisire gli immobili, soggetti che possono essere anche società o fondi di investimento stranieri. Un po’ come accaduto con i titoli del debito pubblico.

La Invimit ha trovato una parte del suo lavoro già fatto. Le stime realizzate negli anni precedenti hanno calcolato che i beni pubblici effettivamente cedibili un valore compreso fra 300 e 400 miliardi. L’obiettivo dichiarato è favorire la svendita di questo patrimonio a compagnie di assicurazioni, casse di previdenza e investitori esteri. Entro il 2017 il progetto prevede di fare confluire nella Invimit immobili per circa 6,1 miliardi dei quali 4 direttamente da Inps, regione Lazio, Unioncamere e Inail.

Se questa è la prospettiva indicata dal governo, completamente diversa è quella che i movimenti per il diritto all’abitare metteranno oggi sul piatto dell’incontro con il ministro e i sindaci. La partita apertasi con la grande manifestazione di sabato 19 ottobre oggi si giocherà il secondo tempo. Il primo è stato già vinto con una straordinaria mobilitazione popolare. 

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