Qualdo Marcello Dell’Utri ha detto a Nicola Porro, in diretta tv, che sì, “Tutti figli di Berlusconi, in modo compatto, hanno chiesto la grazia”, ben pochi hanno fatto i collegamenti giusti. Lo sport preferito dai giornalai mainstream è banale, cortomirante, gossipparo. E quindi tutti a dirsi addosso: “hai visto? l’ha chiesta!! e Napolitano? perché non gliel’ha data? e perché non ha detto che non gliela dava?”. E via stronzeggiando.
Poi sono piovutele le smentite di prammatica. Il Colle non ha mai ricevuto nulla. Ghedini non l’ha mai consegnata. Berlusconi non l’ha mai chiesta. Dell’Utri ha evocato addirittra un “trappolone”, spiegando e giurando che lui, di questo, non sapeva un tubo e aveva inteso che fosse invece Porro a “dargli la notizia”.
Nicola Porro è pur sempre il vicedirettore de “Il giornale”, quotidiano di proprietà di Berlusconi, diretto da “teschio” Sallusti, compagno della Santanché (insomma, “il cerchio magico” da cui, per Berlusconi, possono arrivare richieste di soldi o immonde cazzate, non certo “trappoloni”).
Chi è Dell’Utri dovrebbe esser noto. Il costruttore di Publitalia (l’agenzia di raccolta pubblicitaria di Finivest-Mediaset), da lui poi trasformata in Forza Italia (cambiando solo il “prodotto da vendere”, a quel punto “la politica”), l’uomo forse più vicino a Berlusconi insieme a Fedele Confalonieri.
E’ lo stesso Dell’Utri condannato in via definitiva per “concorso esterno in associazione mafiosa”, e per questo non ricandidato alle elezioni; è lo stesso Dell’Utri che aveva portato ad Arcore un boss mafioso come Vittorio Mangano, facendogli addirittura prendere la residenza nella villa più famosa d’Italia con la qualifica di “stalliere”; è lo stesso Dell’Utri che, alla morte dello stalliere (che era stato poi arrestato), lo qualificò come “un eroe” per il buon motivo che – davanti ai giudici – non se l’era cantata. Ovvero non aveva messo in mezzo né Dell’Utri né Berlusconi.
Bene. Se questo è l’uomo, la prima cosa che si sarebbe dovuta pensare e anche scrivere è: “la mafia molla Berlusconi”. Ma nessuno, nemmeno Il Fatto, l’ha fatto.
Eppure il ragionamento è quasi lineare. Se Berlusconi chiede la grazia, deve anche uscire dalla scena politica. Lo scambio, il “compromesso”, è nell’ordine delle cose che avvengono normalmente nel potere.Tu non sei più presentabile in Europa e nel mondo, dovresti andare in galera (metaforicamente: la legge esclude il carcere per gli ultrasettantenni), hai delle aziende importanti che non ci conviene far crollare insieme a te… Ti diamo la grazia, non vai in carcere né agli arresti domiciliari, né vieni affidato ai servizi sociali (risata sgangherata tra vecchi complici…), ti garantiamo maggiore copertura per le conseguenze dei processi ancora in corso (e che si concluderanno purtroppo con la tua condanna), però ti togli dai piedi a livello politico. La tua sola presenza infatti impedisce di risolvere il rebus della “normalizzazione” di un quadro politico-istituzionale di “stampo europeo”. Che è poi quello che la Troika ci sta imponendo, insieme a una serie di politiche economiche e fiscali che tanto gliele scarichiamo addosso a quei disgraziati sotto i nostri piedi… Ma tu te ne vai. Alla fin fine ci guadagni pure…
Se Dell’Utri dà per già firmata la domanda di grazia, dunque, anche “quella parte di Sicilia” di cui è espressione ha ormai deciso che Berlusconi è una palla al piede, uno che ha perso e non tornerà mai più a Palazzo Chigi. E “quella parte di Sicilia” ha sempre bisogno di fare una “trattativa” con chi dirige davvero il paese. Un nuovo equilibrio va dunque trovato con gli emissari della Troika (da Letta in su), ringraziando Berlusconi per i servizi resi durante tutta una vita (dalla Banca Rasini in poi), ma indicandogli al tempo stesso la via della pensione. “Sono questioni d’affari, non c’è nulla di personale”, avrebbe aggiunto don Vito Corleone.
Del resto, da parecchi mesi i deputati e senatori “siciliani” sono enumerati tra i più convinti “governisti”, senza se e senza ma. E davvero qualcuno crede che Angelino Alfano abbia osato sfidare Berlusconi esibendo come dote solo la propria “ambizione di leader”?
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