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Movimenti. Assemblea piena, questioni rimosse

Anche se con un’ora e mezza di ritardo sull’orario previsto, l’aula I di Lettere dell’università di Roma, si è riempita di attiviste/i provenienti da tutta l’Italia per l’assemblea nazionale di valutazione sulle giornate del 18 e 19 ottobre e la messa a punto delle prossime scadenze. Fuori, nei viali dell’ateneo romano è un pullulare di agenti in borghese che “monitorano” e forse aggiornano i loro database sui vecchi e nuovi soggetti del conflitto sociale.

“Si tratta di rimettere in movimento quello che si è mosso il 19 ottobre” esordisce Paolo Divetta dalla presidenza. Ma l’introduzione, sintetica , tocca ad una ragazza secondo la quale “il 19 ottobre è stata una scommessa vinta dalle lotte sociali, dalla casa al No Tav. La manifestazione ha individuato i colpevoli: il governo e la Troika” dice nell’introduzione. “E’ stato posto anche un problema importante: chi gestisce il denaro in Italia? Il 19 ha rimesso all’ordine del giorno i problemi delle persone che vivono nell’esclusione sociale mentre lo scenario politico è sterile e noi non ne possiamo più”. Vengono poi indicate alcune date per le prossime mobilitazioni: il 15 novembre una giornata di lotta degli studenti; il 16 novembre ci sono le manifestazioni in Val di Susa contro il Tav e la repressione ed a Napoli contro il biocidio di gente e territorio; il 20 novembre il vertice bilaterale a Roma tra Letta e Hollande che discuteranno del Tav e del coordinamento europeo delle polizie.

Un dato colpisce subito nell’introduzione ed è la completa rimozione dello sciopero generale del 18 ottobre e dell’occupazione di piazza San Giovanni che hanno fatto da connessione, ponte e sponda alla manifestazione del giorno successivo. Un errore di valutazione questo che aleggia – negativamente – nel dibattito dell’assemblea, insieme alla rimozione di un dato strategico come quello della funzione dell’Unione Europea sulle dinamiche sociali interne ad ogni singolo paese, in modo particolare nei paesi Pigs dell’Europa.

Questa foto, come le altre che seguono, sono un dono in esclusiva di Patrizia Cortellessa.

L’intervento che apre il dibattito vero e proprio è quello di Luca del Coordinamento di lotta per la casa di Roma. L’esordio è promettente – “dobbiamo darci una prospettiva politica” – ma l’argomentazione sviscerata parla poi di altre cose: “portare il movimento su una logica rivendicativa è sbagliato, dobbiamo elaborare e praticare la riappropriazione come prospettiva”. L’intervento evoca una contraddizione vera che i movimenti di questo ultimi anni hanno colto bene, quella tra legalità e bisogni sociali che sempre più spesso configgono tra loro. Ma la risposta a questa contraddizione viene evocata tramite il richiamo “all’illegalità diffusa”. Per dicembre, mese delle festività natalizie e inno al consumismo di massa (anche se la recessione ha ridotto parecchio questa tradizione) si pensa ad una mobilitazione diffusa contro il carovita e per la rivendicazione del reddito. Ed anche la sacrosanta critica alla sterilità della rappresentanza politica esistente, alla fine sembra confondere politica e politicismo, negandosi così alla necessita della prima per prendere – giustamente – la distanza dal secondo.

Via skype è intervenuto dalla Val di Susa Alberto Perino, il quale ha invitato l’assemblea a venire il 16 novembre alla manifestazione nazionale nella valle “contro la distruzione e l’occupazione militare della Val di Susa. Perino sottolinea l’importanza della contestazione del vertice tra Letta e Hollande del 20 novembre a Roma nel quale si discuterà del Tav e annuncia la venuta nella Capitale che ospita il vertice di uno o più pullman del movimento No Tav. “Resistere è un diritto e un dovere” afferma. A completare la comunicazione di Alberto Perino è un’altra esponente storica del movimento No Tav, Nicoletta Dosio che invece è voluta venire di persona all’assemblea di Roma.

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Nicoletta si dice entusiasta della manifestazione del 19 ottobre: “Unire i conflitti e le lotte è la strada per vincerle: Il popolo deve rialzarsi e lottare insieme perché il potere non è invincibile quando ci si libera dalla soggezione dalle regole del potere”. Nicoletta Dosio ci tiene a sottolineare  un elemento che ritiene importante: “La divaricazione è tra la legalità del più forte e la legittimità dei bisogni popolari”.

Dalla presidenza comunicano che gli interventi iscritti sono ormai una quarantina. Intervengono i lavoratori della logistica raggiunti da 179 denunce per i picchetti svolti nei mesi scorsi; gli studenti legati alla rete di Infoaut; il comitato degli abitanti di San Siro impegnato nella lotta per la casa; gli uno studente della Sapienza.

Tocca però a Guido Lutrario dell’Usb mettere i piedi nel piatto. Lo fa con garbo, ma ricorda all’assemblea che sia il 18 che il 19 sono state entrambe giornate straordinarie di mobilitazione e che lo sono state non per spinta spontanea ma perché sono state organizzate affinché riuscissero. Contesta la logica dei piccoli gruppi e valorizza la possibilità dell’organizzazione di massa e del lavoro organizzato e coordinato. “Il problema è che spesso sulla ricostruzione dell’organizzazione siamo incompetenti e ce la dobbiamo inventare e discutere passo passo. La gente, i proletari rinunciano a ribellarsi proprio perché non vedono o non incontrano l’organizzazione che gli serve per non subire più”. “Il governo ha dovuto accettare di incontrare i movimenti sociali scesi in piazza il 19 ottobre anche se poi i risultati sono stati deludenti. Il problema è che i governi non esistono più, perché esiste e decide solo il consiglio di amministrazione dell’Unione Europea o quelli delle banche” sottolinea a ragion veduta Guido Lutrario. “Dobbiamo riappropriarci delle risorse per indirizzarle a nuova occupazione e reddito come diceva Alberto Perino nel suo intervento”. Infine ha chiamato a sostenere la giornata di mobilitazione dell’8 dicembre promossa dall’Usb contro il lavoro nei giorni festivi che ormai sta schiavizzando centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori nei centri commerciali e nella grande distribuzione.

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Un pezzo della memoria storica dell’autonomia operaia romana, Giorgio Ferrari, coglie bene un altro rischio che vede scorrere nel dibattito dell’assemblea: quello dell’autorappresentazione e dello scadenzismo. La definisce un po’ come “un’ansia da prestazione” contro la quale mette in guardia. Anche Ferrari in qualche modo richiama la necessità dell’organizzazione. Invita a far stilare dall’assemblea un documento di solidarietà comune con gli arrestati per la manifestazione del 15 ottobre di due anni fa, un richiamo esplicito a ricomporre una frattura che ancora duole in molti ambiti del movimento.

Tocca poi ad un esponente del Tpo di Bologna intervenire e rappresentare il recente interesse dell’area degli ex disobbedienti del nordest per quello che si è mosso il 19 ottobre. Forse inconsapevolmente o forse no, riesce però solo a parlare di quello che ha fatto la propria area di appartenenza nei perimetri territoriali in cui è presente senza aggiungere molto al merito della discussione. Anche lo spunto sull’Unione Europea – che aveva fatto ben sperare – si riduce alla segnalazione di una iniziativa fatta dalla propria rete qualche giorno fa e ad annunciare il consueto appuntamento a Francoforte. Seguono poi altri interventi che fanno riferimento alla rete Infoaut in diverse città.

Dopo il segnale mandato dalle piazze del 18 e 19 ottobre, una prima valutazione dell’assemblea a Roma non induce ancora all’entusiasmo. Il rischio dell’autorappresentazione e di un movimento autocentrato su se stesso e su quello che è riuscito a raggiungere finora s’è respirato forte negli interventi che abbiamo sentito. Pesa – ad esempio – l’assenza della questione lavoro e disoccupazione di massa nella discussione e nelle elaborazione. In qualche modo è anche inevitabile alla luce di una scadenza riuscita, ma richiede indubbiamente qualche riflessione e realismo in più. Il problema è che l’apparato avversario che questa articolazione dei movimenti sociali si trova a dover fronteggiare è piuttosto solido: dall’Unione Europea ad un governo che sembra godere di notevole stabilità. Affrontare la sfida rinunciando ad una visione “politica”, anche antagonista, negandosi alla ricomposizione e rimuovendo le alleanze sociali possibili e necessarie, può diventare un serio problema di prospettiva e di tenuta. Tant’è che gli emissari della sinistra polverosa e televisiva – che hanno visto l’operazione del 12 ottobre scomparire davanti alle manifestazioni del 18 e 19 ottobre – già stanno tentando operazioni di “recupero” e disinnesco. E’ una discussione ancora tutta da fare prima di arrivare a sintesi ma occorre farla presto e senza rimozioni. Domani ci saranno quattro tavoli tematici e poi l’assemblea nazionale della rete “Abitare nella crisi”, che è stato il motore sociale della manifestazione del 19 ottobre.

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