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Renzi con il guinzaglio corto

Ieri il Senato ha votato la fiducia al nuovo governo, quello di Matteo Renzi, nato con la stessa maggioranza e metà dei ministri di quello precedente. Secondo la road map annunciata dovrebbe essere l’ultima volta, visto che Renzi il Senato vuole abolirlo.

Il discorso di insediamento è stato vivisezionato da tutti quelli che contano, e le valutazioni che se ne ricavano dimostrano che Renzi dovrà pedalare ancora parecchio e concedere molto ai poteri forti se vorrà catturarne la benevolenza.

Il quotidiano della Confindustria ad esempio,  ha già messo i suoi paletti sull’azione del nuovo esecutivo: “Di sicuro Renzi non potrà fare tutto perché il taglio a due cifre del cuneo fiscale (necessario e oneroso) non si concilia, ad esempio, con la tentazione ricorrente di un “assegno universale” (altrettanto oneroso), esiste un problema oggettivo di coperture ed è su questo punto (e tanti altri analoghi) che si misura il senso di responsabilità di un governo”. Dunque mentre la riduzione delle tasse per le imprese è necessaria e onerosa, l’assegno universale di disoccupazione è solo “oneroso” quindi può essere cassato dal programma.

In un altro commento, il Sole 24 Ore appare piuttosto prudente: “il salto dallo straordinario coagulatore di consensi delle primarie a un presidente del Consiglio che illustra in Parlamento con concretezza e credibilità il suo programma di governo, Renzi non lo ha ancora fatto”.

Anche il giornale della grande borghesia del nord – Il Corriere della Sera – scrive sul suo editoriale dedicato all’insediamento di Renzi che “I suoi progetti, tuttavia, si sono rivelati così indeterminati da lasciare uno sconcerto diffuso. Più che un programma è stata illustrata una lista di titoli, elencati con una miscela di passione, confusione e propensione all’azzardo” e in un altro passaggio sottolinea che “Le sue parole sono apparse un ibrido tra un programma di governo e un comizio elettorale”.

Infine il quotidiano della Fiat, La Stampa, scrive nel suo editoriale: “Speriamo che il disegno di politica economica del governo si precisi. Per ora sono cenni disordinati e pochi numeri azzardati, anche ieri, nel discorso a braccio di Renzi in Senato. Ma speriamo che il disegno rimanga, come sembra essere, centrato sulle riforme strutturali”.

Anche ad occhio si percepisce piuttosto chiaramente come i poteri forti abbiano avanzato una apertura di credito molto limitata e prudente al governo del gioooovane Renzie e lo tengano con il guinzaglio corto.

Al Senato, intanto, il nuovo governo ha ottenuto la fiducia con quattro voti in meno del precedente esecutivo: solo 169 senatori hanno detto si mentre 139 hanno detto no. Oggi tocca alla Camera.

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La soddisfazione del giornale di Confindustria per la sostanziale adozione, da parte di Renzi, del proprio “decalogo”:

 

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