Il sindaco Nardella ha recentemente annunciato che Firenze ospiterà a marzo un forum internazionale sulla sicurezza urbana, già ribattezzato “forum antidegrado”.
A proposito della fissazione sul “degrado” da parte delle varie amministrazioni comunali fiorentine e dei media locali abbiamo già versato fiumi di pixel nel corso dell’anno e mezzo di vita di questo sito. Tuttavia ci preme ribadire alcuni concetti e sviscerare nuovamente certe questioni che si nascondono dietro la stancante e monotona retorica securitaria che appesta la nostra città da oltre un decennio.
L’ideologia dell’ “antidegrado” ha un carattere sfacciatamente perbenistico, ma (come ogni ideologia) nasconde la difesa di interessi particolari che vanno ben al di là della tutela della “rispettabilità”, del ”decoro” e della ”sicurezza” dei nostri quartieri.
Non è un caso infatti che se si digita “Firenze degrado” su Google la stragrande maggioranza dei risultati saranno relativi a notizie riguardanti il centro storico: eppure chiunque viva a Firenze sa benissimo che non si può certo considerare il Quartiere 1 come un abisso di disperazione, in special modo se confrontato con altre situazioni di quartieri periferici come Novoli, Le Piagge o l’Isolotto.
Ma, notoriamente, il centro con i suoi monumenti è la più grande fonte di rendita per chi comanda in città. Del resto, come scrive La Nazione: “Nella città che vende il suo aspetto nel mondo, il brufolo del degrado è un bel problema”.
“Vendere il nostro aspetto” significa, in ultima istanza, riconfigurare la spazio urbano assecondando le esigenze di “spremitura” del turista più o meno facoltoso. Non si può comunque ignorare che a partecipare della mole di ricchezza che giunge a Firenze attraverso tasche dei turisti non sono solo “squali” e “squaletti” dell’imprenditoria: se a Firenze un lavoro da cameriere e barman si trova con relativa facilità un motivo c’è.
Per questo la denuncia della “Disneyland del Rinascimento”, benché giusta e condivisibile, è insufficiente se non legata ai temi del lavoro, dello sfruttamento e del profitto. In altre parole se la retorica dell’ “antidegrado” è condannabile per i motivi detti prima, anche il controcanto di chi osteggia la “città vetrina” presenta delle criticità che spesso vengono celate da slogan facili. È importante invece sottolineare il convergere di interessi padronali tra sfruttamento e retorica del “degrado”, perché se è vero che senza turismo si ha disoccupazione, con questo turismo si ha sfruttamento e lavoro nero.
Così il giovane lavoratore che abita a Firenze si trova “fregato” su tutti i fronti: per pagare un affito esorbitante, dovuto all’alto valore della rendita immobiliare in città, (anch’esso “pompato” dal turismo e dalla presenza massiccia di studenti stranieri) si trova costretto a vendere la propria “merce-lavoro” nel campo della ristorazione a condizioni sempre più inaccettabili e infine a cercare di passare il proprio tempo libero in una “movida” che ha ben poco da offrire oltre l’alcol, ma allo stesso tempo soggetta a restrizioni per le lamentele del vicinato e alle pressioni di grandi proprietari immobiliari timorosi di veder scendere la propria rendita (vedi il suddetto affitto esorbitante) per l’eccessiva presenza di giovani chiassosi.
Insomma, il cane si morde la coda, e il cane siamo noi, sarebbe forse il caso di azzannare il padrone?
da http://www.inventati.org/cortocircuito
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