Menu

La pessima politica italiana in Medio Oriente

Armi contro l’Isis ma solo ai kurdi filo Usa, sanzioni alla Siria, possibile intervento in Libia, silenzio sulla Palestina. L’Italia è fortemente obliqua sulla situazione mediorientale.

L’Italia invierà armi e militari nella regione di Erbil in Iraq, per rafforzare “le capacità di autodifesa dei kurdi” contro l’avanzata dell’Isis. Questo è quanto annunciato dalla ministra della Difesa, Roberta Pinotti, alle commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato. Sarebbe una buona notizia ma i kurdi che l’Italia va a sostenere non sono quelli sotto assedio a Kobane ma quelli della Regione autonoma del Kurdistan iraqeno, centro petrolifero in grande ascesa e sede di decine di compagnie Usa e occidentali, sotto la presidenza di Masoud Barzani, capo del Partito democratico del Kurdistan, fedelissimo degli Usa e sostenuto da israele.

Questa opzione era stata discussa lo scorso 14 ottobre a Washington nel corso di un incontro al quale hanno preso parte 22 paesi occidentali ed arabi e al quale ha partecipato lo stesso capo di Stato Maggiore della Difesa Binelli Mantelli il quale ha confermato che il nostro Paese ha “condiviso il piano generale di interventi anti Isis”. L’Italia invierà in Iraq un aereo Kc-767 per il rifornimento in volo, due velivoli senza pilota Predator, 280 militari.

Non solo. Fonti della Farnesina confermano che l’Italia inoltre, insieme all’Unione europea, si appresta ad approvare un nuovo pacchetto di sanzioni nei confronti di Damasco che prevede tra l’altro l’embargo alle forniture di carburante per gli aerei. Sullo sfondo le tentazioni di un intervento concordato con l’Egitto per “stabilizzare” la Libia.

Sulle velleità belliciste degli Stati Maggiori per entrare in campo in Medio Oriente – assecondate dal governo – pesa anche il pressing dei vari think thank vicini alla Nato. “Il nostro paese non può trincerarsi dietro l’alibi delle Nazioni Unite” afferma Natalino Ronzitti consigliere dell’Istituto Affari Internazionali “Tra l’altro un’azione più robusta non sarebbe contraria all’art. 11 della Costituzione, che condanna la guerra d’aggressione, mentre nel caso concreto si tratterebbe di un intervento in legittima difesa collettiva o, se si preferisce, di un intervento umanitario che, in quanto tale, non costituisce un atto di aggressione, qualora sia genuinamente motivato”.

Intervento militare contro l’Isis ma solo a difesa dei curdi filo-Usa, partecipazione all’escalation contro la Siria, intervento “stabilizzatore” in Libia, il silenzio sul riconoscimento dello Stato di Palestina diversamente da quanto già fatto dalla Svezia e dal Parlamento della Gran Bretagna. Se questi sono i parametri della politica estera italiana in Medio Oriente, non c’è solo da disperarsi per il patrimonio perduto in termini di credibilità e relazioni nell’area, ma c’è da preoccuparsi perché tutto lascia intendere che le operazioni italiane nella regione saranno all’insegna dell’ingerenza neoimperialista, sia nella versione concertata con la Nato sia nella versione unilaterale europea. Il fatto che la politica estera e di sicurezza sia adesso di competenza della Mrs. Pesc/Mogherini, non tranquillizza affatto, anzi.

 

 

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *