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Regole segrete per le prescrizioni europee; Renzi nei guai

Puoi fare il ganzo quanto ti pare, sul divano di Barbara D’Urso, ma in Europa – meglio: nell’Unione Europea – ci si comporta “secondo le regole”. E tra quelle non scritte, o scritte in qualche memorandum che Matteo Renzi non ha mandato a memoria, c’è anche il fatto che le missive classificate “strettamente confindenziali”, tra governanti continentali e mandatari soltanto nazionali, non debbono finire in tempo reale sui giornali.

E’ quello che però  è accaduto con la ormai famosissima lettera spedita dal vicepresidente e commissario agli affari economici della Ue, Jyrki Katainen, in cui si chiedevano all’Italia “chirimenti” sul “significativo scostamento dagli obiettivi di bilancio” registrati al primo esame delle legge di stabilità (l’ex legge finanziaria, che da due anni – secondo il trattato Two Pack – deve esere approvata dalla Commissione Ue e, se del caso, rapidamente corretta o riscritta. E’ una delle conseguenza della “cessione di sovranità”, piaccia o non piaccia.

Lettera urticante, per quanto “confidenziale”, anche nei toni. Quell'”attendiamo risposta entro 24 ore” (letteralmente; “entro il 24 ottobre”, ovvero domani) non è il massimo della cortesia diplomatica, anche se magari giustificato dai tempi stretti di lavorazione delle pratiche a Bruxelles.

Ma soprattutto lettera che doveva restare segreta. Lo ammette con rabbia profonda il presidente uscente della Commissione, il portoghese Durao Barroso: «La Commissione non voleva quella pubblicazione perché stava portando avanti consultazioni delicate che devono necessariamente avvenire in un clima di riservatezza e fiducia reciproca. Il ministero dell’Economia ha avvertito il vicepresidente Katainen ma se volevamo la pubblicazione l’avremmo diffusa noi la lettera». D’altro canto, la Commissione «ha l’obbligo legale di comunicare gli scostamenti significativi e il termine per farlo scadeva ieri, questo per dare modo all’Italia di rispondere nei tempi previsti d’intesa con Katainen e con il nuovo presidente Juncker».

Insomma: vi stavamo facendo un favore, parlando sottovoce, ma voi siete davvero poco affidabili. Sembra di essere tornati ai tempi di Berlusconi che faceva le corna durante le foto ufficiali o “cucù” alla Merkel giocando a nascondino. Ma stavolta è assai più grave, perché tute le istituzioni europee avevano scommesso sulla capacità del guitto di Pontassieve di far rispettare trattati indigeribili alla popolazione italiana, mantenendo così quel tanto di “spirito europeista” che sembra dissolversi rapidamente col passare degli anni di crisi.

Barroso se l’è presa con la stampa italiana, per non accusare anche di questo il governo, per come è stata presentata la “lettera” che si sapeva doveva arrivare e che sarebbe stata molto critica con la legge di stabilità In effetti, i quotidiani di stamattina erano tutti pieni di “retroscena” sulla genesi di questa lettera; e tutti l’attribuivano al bilioso Barroso, che avrebbe -cercato “un po’ di visibilità per rientrare alla grande nella politica del suo paese” (il Portogallo…) mettendo l’Italia sul banco degli imputati.

Versione non troppo brillantemente confermata, sia pure in modo indiretto, dallo stesso Renzi che tuonava su tutti i canali “ora in Europa si cambia musica”, paudendo alla “nuova” Commissione e ai 300 miliardi di investimenti promessi da Juncker (ma prenotati in larga parte da Merkel e Hollande).

E quindi Barroso ha messo i puntini su tutte le “i”: «È disonesto presentare come personali posizioni che sono il frutto del lavoro serio di analisi dei budget di tutta la Commissione, un esercizio delicato non una battaglia perché se siamo alla battaglia perdiamo tutti».

Fare questi giochini per fare il ganzo con l’elettore medio italiani, considerato a quanto pare parecchio boccalone, rischia di “far saltare il clima di fiducia tra partner continentali”. Non proprio una cosetta “ganza”, per chi siede nei vertici dell’Unione. «Se ci si mette gli uni contro gli altri vengono meno i presupposti del nostro lavoro. La Commissione è custode dei Trattati e li applica nell’interesse di tutti gli Stati membri».

Ma bisognerebbe avere a che fare con statisti, non con “comunicatori compulsivi”.

Il toscanello facondo, punto sul vivo, ha reagito buttandola ancora più in caciara:  “E’ finito il tempo delle lettere segrete, è il momento della trasparenza e della chiarezza”. Peggio: “Pubblicheremo non solo la lettera” inviata dall’Ue, “ma tutti i dati economici di quanto si spende in questi palazzi, sarà molto divertente”.

Per essere stato eletto come “argione contro il populismo antieuropeista” bisogna ammettere che non è male… Anche Marine Le Pen o Farage debbono aver provato un pizzico di invidia. Ma dubitiamo che l’insieme di poteri che l’hanno pacadutato su Palazzo Chigi sia particolarmente contenti. La situazione economica italiana, dal loro punto di vista, non è tale da consentire una diatriba così squassante nell’Unione Europea. Perché quel che qui appare – ed è pensata per questo – come una battuta “fica”, a Bruxelles viene presa alla lettera. Nella traduzione, insomma, si perde l’intonazione ironica e resta soltanto la stronzata nero su bianco. Come Berlusconi, certo…

Resta comunque un dato da tenere sempre presente: all’interno dell’Unione Europea le decisioni vengono prese in segreto e tali devono restare, a meno di non concordare sulla pubblicazione. Non sia mai detto che le popolazioni possano sapere per tempo quel che si prepara alle proprie spalle. E magari reagire di coseguenza, e in tempo utile.

 

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1 Commento


  • SK

    “E manari reagire di conseguenza”.
    Eh, magari.

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