Movimentata assemblea pubblica ieri sera nel cuore del quartiere Bagnoli, nella piazzetta della pedonalizzata via Campi Flegrei. Indetta dall’Assise Cittadina per Bagnoli per sostenere la mobilitazione contro l’arrivo del Premier il 7 novembre prossimo ha visto una partecipazione consistente nonostante la pioggia.
In verità Renzi sembra invece che non venga più. Secondo il corriere del Mezzogiorno infatti dopo gli scontri di Brescia il premier avrebbe deciso, per timore di contestazioni, di evitare il quartiere ovest di Napoli. Troppa tensione, troppi timori di scontri e pubblicità negativa.
L’assemblea è affollata, il quartiere è effettivamente presente e i primi lunghi interventi vogliono ribadire che la mobilitazione resta in piedi anche se Renzi non viene più. Innanzitutto perchè la notizia non è ufficiale, in quanto la segreteria del Premier non ha diramato nessuna nota ufficiale, e potrebbero invece essere soltanto indiscrezioni fatte circolare proprio per depotenziare la partecipazione e la mobilitazione collettiva.
Se dovesse essere confermata l’assenza di Renzi si tratterebbe di una piccola ma significativa vittoria da parte del movimento antagonista napoletano. La retorica renziana necessita di consenso incondizionato e mal sopporta contestazioni di piazza. In piena campagna elettorale per le europee aveva promesso in un comizio al quartiere Sanità di presentarsi qui a Napoli ogni tre mesi, per ribadire l’impegno del governo nei confronti della metropoli partenopea. Il 14 agosto si era così palesato a Ponticelli, quartiere est di Napoli e a Bagnoli per la firma del protocollo riguardante la Città della Scienza. A differenza di Ponticelli a Bagnoli aveva trovato però ad attenderlo, nonostante la data preferragostana, un buon numero di contestatori che avevano dato vita a un corteo non autorizzato per le vie del quartiere.
Da lì a pochi giorni il governo emanava poi un decreto che commissariava l’intero quartiere di Bagnoli strappandolo di fatto all’amministrazione comunale, un fatto che in Italia non ha precedenti: una zona di una grande città sotto il diretto controllo governativo. Un’ampia zona che in realtà non interessa soltanto Bagnoli ma anche parte di Posillipo (Coroglio) e Fuorigrotta. Decisione che ha portato a un duro scontro tra il sindaco di Napoli e il neo premier.
Gli interventi dal microfono a Bagnoli non sono certo teneri con Renzi a cui si contestano non solo le decisioni riguardanti il quartiere ma anche le politiche sulla scuola, il lavoro, la casa e il futuro dei giovani. Ci sono parole dure anche per De Magistris a cui si chiede di ritirare la firma dal Protocollo firmato con Renzi il 14 agosto.
E a sorpresa , insieme a una forte pioggia che sembra poter rovinare l’assemblea, fa la comparsa proprio il Sindaco. Da qui in poi l’assemblea si trasforma in un botta e risposta tra i partecipanti e De Magistris. Quest’ultimo molto coraggiosamente fronteggia ogni attacco, riceve applausi ma anche qualche fischio, qualcuno gli urla in faccia che già tanti politici in passato sono venuti a Bagnoli a promettere ma nulla hanno poi mantenuto; lui ricorda che la sua sospensione, revocata poi dal Tar della Campania, è probabilmente dovuta proprio alla difesa di Bagnoli dalle mire affaristiche governative, dai suoi attacchi diretti contro le società Cementir e Fintecna, responsabili prime del disastro, cacciate dalla porta dalla sua amministrazione e fatte rientrare dalla finestra dal decreto governativo. Ricorda di essere stato il primo e unico sindaco di una grande città a contestare lo SbloccaItalia, a presentare ricorso contro di esso proprio per i capitoli riguardanti Bagnoli, per ovvia incostituzionalità in quanto spoglia delle sue competenze naturali su un intero quartiere l’amministrazione comunale.
De Magistris sembra di nuovo il “Masaniello” arancione di tre anni fa quando si presentò alle elezioni, sbraita contro i poteri forti che attaccano la città, paventa il rischio di una criminale cementificazione a Bagnoli alternando un impeccabile italiano all’uso del dialetto.
La folla gli chiede allora di ritirare, come atto concreto, la firma dal Protocollo e lui prima ricorda che quella firma in realtà non conta più nulla perchè il sopraggiunto commissariamento ne rende nulla l’efficacia e poi incalzato ancora promette di ritirarla. Gli applausi allora diventano scroscianti. Così sull’onda dell’entusiasmo e del ritrovato feeling con la folla arriva a promettere il sostegno dell’amministrazione comunale a ogni iniziativa e mobilitazione contro lo SbloccaItalia.
Vista l’assemblea di ieri sembra che le preoccupazioni di Renzi siano giustificate. Se deciderà venerdì di venire a Bagnoli troverà sulla sua strada una forte opposizione sociale, in un quartiere fortemente provato dalla disoccupazione, in seguito alla chiusura dell’Italsider, e dal malaffare. Quartiere nel quale negli ultimi decenni sono arrivati fiumi di denaro che non hanno rimosso nessuno dei problemi esistenti ma hanno invece arricchito una voracissima classe politico-imprenditoriale. Se confermerà la sua visita non troverà soltanto i “soliti” antagonisti a contestarlo ma anche un’eterogenea piazza composta da cittadini comuni e agguerriti comitati territoriali.
Per quanto riguarda invece la presenza del Sindaco bisogna invece constatare che De Magistris ha fatto bene i suoi conti. Il periodo da sindaco-di-strada ha coagulato intorno a sè nuovo consenso che gli permette di affrontare una folla di attivisti antagonisti e cittadini arrabbiati uscendone tutto sommato bene.
D’altronde per uscire dall’isolamento politico non può che spostarsi ulteriormente a sinistra, visto che le tattiche di avvicinamento al PD si sono rivelate una trappola quasi mortale e l’unico spazio politico percorribile per chi è stato eletto con un partito ridotto a un fantasma (l’Idv) e il cui elettorato è stato interamente cannibalizzato dai grillini giustizialisti e anticasta. Insomma De Magistris se vuole politicamente sopravvivere ha un’unica strada obbligata: il dialogo con la sinistra sociale e con i movimenti. Vedremo se ne sarà capace e se riuscirà a interpretare le istanze di giustizia sociale nel dispositivo istituzionale dell’amministrazione cittadina. Impresa dura ma possibile. Da subito.
D’altronde politicamente parlando Napoli, nel settimo anno della Grande Crisi, esprime un’effervescenza sociale sconosciuta in quasi tutta Italia, una polveriera pronta a esplodere, e non è un caso se qui Renzi non ci può (più) venire.
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