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Renzi contestato a Catania

Oggi, la passerella di Renzi al Sud non è andata come pensava.
Da un paio di giorni eravamo a conoscenza dell’intenzione del premier di mettere piede a Catania. In soli due giorni decine i cambiamenti dell’agenda delle visite e sempre meno il tempo da dedicare alla visita della città. Ma la voglia di contestarlo, di cacciarlo aumentava. Dopo le follie del piano casa, dopo il Jobs Act e l’ultimo voto alla Camera alla legge delega, dopo la sua idea di buona scuola, dopo gli sfratti e gli sgomberi che aumentano… non potevamo non accoglierlo a modo nostro.
La passerella al Sud, tra Catania e Reggio Calabria che è riuscita… se non con tante contestazioni.
Come non accogliere a dovere Renzi a Catania, città che soffre da anni una crisi spaventosa. Tassi di sispersione scolastica altissima, 13.000 e più le persone che attendono una casa popolare dal 2006, senza aver ricevuto ancora risposta, città dove le scuole cadono a pezzi, dove il tasso di disoccupazione è altissimo e l’unica alternativa per i giovani è farsi sfruttare e sottopagare in un call centre (o andare all’EXPO a Milano e lavorare gratis): questa è la catania che viviamo. Catania gestita da un’amministrazione oggi, ma anche ieri, incapace di rispondere alle esigenze della città, che taglia ai servizi (come nel caso degli asili nido) o da risposte inadeguate alla città. La Catania che aspettava Renzi quest’oggi, la VERA Catania, era questa, fatta di precari, disoccupati e studenti, non quella di Bianco e la sua giunta in giacca e cravatta.
Al momento della visita al Palazzo Comunale le centinaia di manifestanti sono state, inizialmente, confinate lontano dalla visita.
Quando gli studenti, di scuole e università, e i precari hanno raggiunto la piazza in corteo si sono trovati subito uno schieramento di celere a bloccare l’accesso alla piazza. Con decisione nessuno è indietreggiato e, metro dopo metro, tra gli scudi e i manganelli degli sbirri, la piazza è stata raggiunta. Immediatamente il NO a Renzi si è diventato anche un un “NO alla chiusura della piazza”, improvvisamente blindata e resa inaccessibile, se non sul fondo. Era impensabile rimanere così lontani, accettare di essere relegati ad un angolo di una città che è nostra. Così al grido “Questa piazza è pubblica!”, metro dopo metro, è 
stato raggiunto l’accesso del palazzo ormai chiuso e protetto. Visto lo stato delle cose e la piazza sempre più calda, Renzi ha deciso di entrare ed uscire dal retro, evitando ogni possibile confronto con la “città reale” (manovra che è costretto a fare in ogni suo tour fuori da Palazzo Chigi).
Una volta andato via Renzi, la protesta è diventato un nuovo corteo che ha attraversato la “pescheria” di Catania, in cui tanta è stata la solidarietà ricevuta, per arrivare dentro l’Università di lettere e lingue.
Renzi, prima di arrivare nella nostra città, ha dichiarato (riferendosi a noi, i “manifestanti”) che prima o poi ci saremo stancati. Invece no caro Matteo, non ci siamo stancati dei tuoi cambiamenti di programma, non ci siamo stancati ad essere strattonati dagli sbirri che, ancora una volta, ti fanno da guardia e ti salvano dal “paese reale”, non ci siamo stancati di scendere in piazza, di fare i nostri picchetti antisfratto, di resistere agli sgomberi e di dire “no”. Ci siamo stancati però di essere sfruttati, sottopagati e resi precari; ci siamo stancati dell’iniquità e dell’ipocrisia di certa politica; ci siamo stancati di essere conOggi come Catanesi, studenti, precari, disoccupati, lavoratori e sfruttati abbiamo dimostrato che la città è di chi la vive e che un morso alla volta ce la riprendiamo se ci viene negata!
#EatTheCity è un modo di vivere la città!tinuamente ignorati, come hai fatto tu oggi, barricato dentro un palazzo circondato da poliziotti.

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