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Roma e malaffare. Punti verdi, cuori neri, conti che non tornano

“Ahò, hai saputo che con i Punti Verdi prendi i soldi e scappi?” La frase non è l’ennesima estrapolazione di una intercettazione dell’inchiesta della procura di Roma sul “Mondo di mezzo”, ma – secondo quanto riferisce il Corriere della Sera di due anni fa – il passaparola che circolava tra faccendieri e imprenditori romani nell’epoca della giunta Alemanno.  A confermare che quello era l’andazzo, c’è la telefonata intercettata tra il faccendiere fascista Gennaro Mokbel e il boss della malavita del litorale Fasciani. Il primo prospetta al secondo che con i Punti Verdi Qualità si possono fare un sacco di soldi. Ma poi c’è la caduta di Alemanno da sindaco e l’affare perde pezzi e colpi, anche sotto il peso di ben quattro inchieste della magistratura che sarebbe bene, a questo punto, che venissero incrociate con l’inchiesta sul Mondo di mezzo.

L’idea dei Punti Verde Qualità nasce però con la giunta Rutelli e si consolida con quella di Veltroni, dentro quel cosiddetto e maledetto “Modello Roma” che ha dannato l’anima a tutta la sinistra romana, inclusa quella radicale. Il progetto è di creare spazi sportivi e ludici anche nelle periferie, su suoli pubblici, con concessione di 33 anni ai privati che li realizzano, con garanzia del Comune sui mutui alle banche. In cambio, oltre alle attività private a pagamento (piscine, campi sportivi etc.) i privati si impegnano a realizzare giardinetti, spazi per i giochi attrezzati, panchine per i cittadini. Sulla carta è un compromesso tra interessi pubblici e privati che dovrebbe favorire entrambi, in realtà la sproporzione tra i benefici per i primi e i secondi balza subito agli occhi.

Di questo esperimento di “collaborazione” tra pubblico-privato, dei 76 progetti varati in questi diciotto anni, solo sedici sono stati portati a termine su 423 ettari di verde attrezzato a disposizione del pubblico. Secondo alcune fonti nove cantieri restano aperti, venti progetti sono rimasti un disegno urbanistico (spesso già finanziato), ventuno sono da delocalizzare, dieci sono stati abbandonati. Negli ultimi cinque anni sui singoli “Punti verdi” ci sono stati finanziamenti bancari garantiti dal Comune di Roma per 265,6 milioni di euro, un importo che si è rivelato di gran lunga superiore alle effettive necessità (è utile ricordare che il Comune è garante del 90% degli importi finanziati sotto forma di prestito). Altri 360 milioni erano stati garantiti dalle giunte di centrosinistra (Rutelli e Veltroni), ma il Comune di Roma ha scoperto più recentemente che il buco nei conti si era allargato a 625,6 milioni. La tesoreria del Campidoglio, è dovuta intervenire di corsa per coprire 11,5 milioni di rate di mutui bancari non versate dai privati, ma un dossier interno ha segnalato scoperti da parte degli imprenditori-assegnatari pari ad 80 milioni. La nuova giunta comunale di Marino ha allestito una sorta di commissione speciale proprio per cercare di capire qual è la situazione in questo verminaio.

Sul piano giudiziario le inchieste della magistratura sui “Punti verdi” hanno prodotto finora quattro arresti nel marzo 2012. In carcere finirono gli imprenditori e soci Massimo Dolce e Marco Bernardini (ex ufficiale della Guardia di Finanza), il funzionario comunale Stefano Volpe e la sua compagna, anche lei al Dipartimento Ambiente, Anna Maria Parisi. Il processo si è svolto a maggio di quest’anno. Ci sono poi stati quattordici gli indagati per corruzione, truffa aggravata, falso ideologico e falsa fatturazione.  Dieci sono stati rinviati a giudizio di recente: cinque imprenditori della mala-destra e cinque tra funzionari comunali e architetti pubblici. Gli strumenti di corruzione secondo i pm erano auto di lusso, gommoni alla fonda all’Argentario, smartphone o televisori consegnati direttamente a casa.

La Guardia di Finanza ha poi perquisito quattordici aziende romane, dalla quale risultano certificazioni di finti lavori per consentire agli assegnatari di aree pubbliche di prendere finanziamenti comunali, girati poi su conti privati. Diversi filoni giudiziari, ancora, stanno per produrre nuovi risultati. Due richieste di rinvio a giudizio sono arrivate anche per otto Punti verdi infanzia. Un’altra inchiesta della procura di Roma sui Punti Verdi ha messo gli occhi su quattro aree: Tor Sapienza, Spinaceto, Parco Feronia e Parco Kolbe.

Il “bubbone” dei Punti Verdi è esploso nel periodo della Giunta Alemanno. Nell’ottobre 2010 il consigliere regionale del Pd, Enzo Foschi presentò una esposto in cui denunciava che dodici “Punti verdi” erano riconducibili a parenti e amici d’area politica di Antonio Lucarelli, già leader romano di Forza nuova, e poi capo segreteria della giunta Alemanno, Durante la giunta Rutelli, nel 1995 Lucarelli, imprenditore e contemporaneamente consigliere municipale della destra dava vita, con i cugini Emiliano e Giampaolo, la Mondo Verde sas e nel dicembre 1996 – quando la giunta Rutelli approvò definitivamente la delibera 4480 sui “Punti verdi” – la società di famiglia ottenne due terreni: uno alla la Torraccia, l’altro su via Nomentana all’altezza di San Basilio. Ma alla fine degli anni Novanta, Antonio Lucarelli lascia la Mondo Verde, i suoi cugini-soci faranno altrettanto tra il ’99 e il 2000.

E qui viene il bello, anzi il brutto e il cattivo. Perché l’ amministratore della società diventa Silvio Fanella, il cassiere di Gennaro Mokbel, ucciso a revolverate questa estate nella sua casa della Camilluccia da un commando di fascisti-killer tra cui il notissimo Egidio Giuliani. Mentre nella primavera del 2006 la società Mondo Verde, che nel frattempo aveva acquisito altre due aree (Ponte di Nona e il Parco di Villa Veschi), cambia nuovamente di mano e diventa proprietà di Fabrizio Moro, un ingegnere amico di Lucarelli. Il direttore dei lavori in tre delle aree gestite da  Moro – la Torraccia, Nomentano-San Basilio e Ponte di Nona, è risultato essere Giancarlo Scarozza, il cognato di Gennaro Mokbel.

Ma anche sull’area destinata a Punti Verdi Qualità  di Parco Kolbe spunta un altro nome della galassia nera. In questo caso la Procura ha indagato Andrea Munno, titolare della società Edil House ’80 srl, anche lui un passato nei gruppi neofascisti e una solida amicizia con l’ex sindaco Alemanno. Nella contabilità della Edil House ’80 srl, sono state rinvenute diverse fatture gonfiate.

Il ricorrere di alcuni personaggi, le connessioni, l’ambiente, rendono interessante, per chi volesse indagare a fondo sul malaffare nella Capitale, dare un’occhiata anche a questo “ramo d’azienda” del Mondo di mezzo.

Sulla questione dei Punti Verdi Qualità vedi anche:

Roma. Il macigno dei Punti Verdi Qualità sul Comune

Roma. Esplode lo scandalo dei Punti Verdi

 

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