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Liguria. Primarie Pd col broglio, Cofferati denuncia

Le primarie, negli Stati Uniti, sono elezioni serie. Votano soltanto gli elettori che sono iscritti nelle liste elettorali come sostenitori del partito per cui le primarie si fanno. Ovvero: solo gli elettori che si sono dichiarati pubblicamente, registrandosi come tali, repubblicani possono votare per i cadidati repubblicani, e viceversa per i democratici. Recinti separati per opinioni politiche – teoricamente – contrapposte.

Tutto il contrario di quel rodeo per imbecilli che sono le primarie del Pd, qui in Italia. Un happening in cui vota chiunque, anche chi non ha neanche la cittadinanza e quindi non potrà votare alle elezioni vere e proprie; anche chi sostiene il partito opposto. E’ un metodo che si è rivelato favoloso per “scalare” il Pd, portando Renzi con i voti berlusconiani alla segreteria del partito e poi a palazzo Chigi.

E’ lo stesso metodo, ormai consolidato, con cui in Liguria la renziana Raffaella Paita ha “vinto” primarie per le regionali ampiamente compromesse, prima del rodeo, dall’endorsement a suo favore fatto dai maggiorenti di Forza Italia. Che naturalmente si sono poi anche recati “alle urne”, mobilitando le proprie clientele.

Il candidato avversario, Sergio Cofferati, non proprio uno di primo pelo, aveva denunciato questo broglio preventivo prima ancora che si aprissero le “votazioni”, domenica mattina. Poi, a voto in corso, aveva segnalato strane partecipazioni (in particolare di gruppi di immigrati di origine e cittadinanza cinese, molti a digiuno dei rudimenti della lingua italiana, al punto di rendere difficile per gli “scrutatori” la registrazione del nome).

Nella serata di ieri il risultato, scontato viste le premesse: Raffaella Paita, 40 anni, ha “vinto”con 28916 voti, Sergio Cofferati ne ha ottenuti 24827 e Massimiliano Tovo (Centro democratico) 687. Questi i voti. Da segnalare che Cofferati ha stravinto a Genova, dove alla fin fine c’è stato almeno un po’ di “controllo” sulla regolarità del voto. Mentre la Paita ha fatto il pieno nei altre province.  

“Non riconosco questo risultato. Aspetto il pronunciamento del Comitato di garanzia sulle segnalazioni di irregolarità e poi commenterò”. Sergio Cofferati, aspettando i risultati  nella sede del Pd, ha rivelato ance che “ci sono state moltissime segnalazioni di irregolarità. Ci sono elementi da procura”.

Noi ci limitiamo a far osservare che è in questo groviglio di vipere e con queste pratiche da imbroglioni che si selezionano coloro che poi ci vengono a fare lezioni di “democrazia” mentre amministrano la cosa pubblica per conto e negli interessi della Troika.

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1 Commento


  • Manuel

    Mi spiace contraddire perché condivido lo spirito dello scritto ma le primarie presidenziali (per non parlare delle altre) negli USA sono di tre tipi: 1) caucus, cioè riservate ai quadri di partito; 2) affiliati, cioè per gli iscritti al partito; 3) aperte, cioè aperte agli elettori registrati a qualunque partito appartengano. Queste ultime sono particolarmente importanti nelle elezioni dove capita che un partito abbia una maggioranza quasi certa e dove quindi le primarie sono decisive. Si aggiunga poi che l’essere iscritto come democratico, repubblicano o indipendente non è negli USA esattamente equivalente ad essere iscritti ad un partito. Per votare, a differenza che in Italia, bisogna essersi registrati volontariamente nelle liste elettorali. Quando ci si registra si può scegliere di registrarsi come simpatizzante per un partito o come indipendente. La scelta del partito a 18 non significa che poi lo si vota sempre. Molti Repubblicani votano per un presidente democratico e vice versa. Insomma, gli USA non sono un buon esempio del suo ragionamento.

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