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Brescia. Agnellini, gallerista fascista, inquisito per evasione fiscale

Apprendiamo dalla stampa, e riportiamo più sotto, dell’inchiesta riguardante “il noto imprenditore e gallerista” Roberto Agnellini.

Vogliamo però ricordare quello che i giornali omettono:

Personaggio di spicco [del neofascismo bresciano] era Roberto Agnellini, militante di Avanguardia Nazionale già condannato dal Tribunale di Roma a due anni di reclusione per ricostruzione del disciolto partito fascista, insieme a Stefano Delle Chiaie e Adriano Tilgher. Alla sbarra con loro in quell’occasione c’erano anche gli avanguardisti bresciani Adalberto Fadini, Danilo Fadini, Kim Borromeo e Franco Frutti, più il milanese Alessandro D’Intino, tutti condannati a pene minori. Questi nomi riportano direttamente agli anni oscuri della strategia della tensione, che anche a Brescia si disvelò in tutta la sua ferocia.
Roberto Agnellini ha alle spalle anche una condanna a tre anni (ma dopo dieci mesi fu rilasciato) per l’attentato dinamitardo che devastò la sede del Psi di Brescia nella notte tra il 3 e 4 febbraio 1973, col gruppo di Avanguardia Nazionale. I colpevoli di quest’attentato risultarono far parte di un’organizzazione assai più ampia e articolata, riferibile a quel Carlo Fumagalli che, all’epoca, era leader del gruppo eversivo dei MAR (Movimenti di Azione Rivoluzionaria). Il 9 maggio 1974 Agnellini fu nuovamente arrestato con Fumagalli e un’altra decina di persone nell’ inchiesta sul cosiddetto “Golpe Bianco”.
Oggi è un affermato imprenditore, prima nel settore siderurgico, poi in quello dell’arte (gruppo Dante Svecchiato, che gestisce gallerie a Padova). Curioso anche il tentativo di diventare un azionista del Venezia Calcio, nel 2006, intento durato poche ore, fino a quando è emerso il torbido passato dell’imprenditore.
(tratto da Ratti neri)

E’ stato candidato alle  elezioni europee (2004) con Alternativa Sociale, il movimento politico fondato da Alessandra Mussolini. Era coordinatore per il nord Italia del FSN.

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Bresciaoggi venerdì 20 marzo 2015 – CRONACA – Pagina 11

GUARDIA DI FINANZA. Sulla base delle indagini condotte dalla Guardia di finanza nel 2008 Roberto Agnellini non avrebbe dichiarato redditi per 16 milioni di euro

Mercante d´arte «evasore» per 3,7 milioni

Mario Pari

Il giudice per le indagini preliminari ha disposto il sequestro di quote societarie del gallerista per l´equivalente dell´imposta ritenuta evasa

Il sequestro, decisamente ingente, è stato eseguito nei confronti di una persona fisica, che secondo gli accertamenti della Guardia di Finanza di Brescia presentava le caratteristiche tipiche di un´azienda. Si tratta di un sequestro preventivo «per equivalente» superiore ai 3,7 milioni di euro e il destinatario è Roberto Agnellini, esperto d´arte e gallerista molto noto in città.

Secondo quanto riferisce la Guardia di Finanza, l´indagine è scaturita da un controllo fiscale avviato dal Reparto all´inizio del mese di ottobre del 2014. Un controllo mirato sul commercio delle opere e degli oggetti d´arte. Le Fiamme Gialle avrebbero scoperto che sei anni prima, nel 2008, la persona fisica in questione avrebbe svolto attività di compravendita di opere e oggetti d´arte realizzando un volume d´affari superiore a 16 miioni di euro. E poi non avrebbe presentato la dichiarazione dei redditi.
IL CASO ha una sua peculiarità che sembra trovare collegamenti significativi con il mondo dell´arte: l´attività, per quanto svolta in proprio, presentava a tutti gli effetti le caratteristiche di un´impresa in considerazione del numero importante di opere d´arte comprate e vendute, ma anche della frequenza delle operazioni e dell´entità degli importi in denaro movimentati.
Il passaggio successivo, da parte delle Fiamme Gialle, è stata la ricostruzione del volume d´affari di Roberto Agnellini nell´anno d´imposta passato al vaglio. L´esperto d´arte è stato deferito all´autorità giudiziaria con l´ipotesi di reato di omessa presentazione della dichiarazione, previsto e punito dall´articolo 5 del decreto legislativo 74 del 2000. Sulla base della denuncia, il giudice per le indagini preliminari, su richiesta del pubblico ministero titolare dell´inchiesta, ha poi disposto il sequestro preventivo sui beni del soggetto controllato per un importo equivalente all´imposta evasa, pari a oltre 3 milioni e 700 mila euro. Il provvedimento è stato eseguito dalle Fiamme Gialle su beni della persona al centro degli accertamenti, sulle quote possedute in una società di capitali. Ma le indagini sulla vicenda non sono ancora concluse e la Finanza punta a completare l´attività ispettiva a carattere fiscale intrapresa fino a questo momento.
Le Fiamme Gialle spiegano in una nota che l´intervento è stato portato a termine «a contrasto dell´evasione fiscale, con particolare riguardo alle condotte più insidiose e dannose per l´erario quali, ad esempio, lo svolgimento di attività di impresa completamente sconosciute al fisco. Nei confronti di comportamenti così perniciosi – dicono al comando di via Milano -, l´approccio è quello tipico di polizia e impone un´immediata aggressione patrimoniale a tutela dei crediti dello Stato, che sono i crediti di tutti i cittadini. Così si tutelano i contribuenti onesti che, spesso a fatica, onorano i propri debiti tributari». La vicenda, se sarà confermato quanto emerso dalle indagini delle Fiamme Gialle, si configura come un caso consistente d´evasione totale. Una situazione di fronte alla quale gli investigatori non si trovano frequentemente. In genere il lavoro delle Fiamme Gialle porta a scoprire casi d´evasione parziale e in altri settori, in primi nel settore della lavorazione dei metalli e nell´edilizia. Quello delle opere d´arte, se confermato, sarebbe una sorta d´inedito. L´esperto, secondo gli investigatori, in virtù di quanto comprato e venduto nell´anno sotto accertamento, per il consistente volume d´affari sarebbe passato dalla qualifica di persona fisica a persona giuridica. Quindi con altri adempimenti in materia fiscale da assolvere.
SEQUESTRO preventivo disposto sui beni «per equivalente» significa che i sigilli sono stati apposti in quantità tale da essere pari a ciò che, per le Fiamme Gialle, rappresenta l´imposta evasa. Il futuro delle quote societarie, in caso di un processo all´esperto d´arte che culminasse con esito per lui negativo, sarebbe segnato da una confisca, intesa come forma di risarcimento allo Stato.
La vicenda è nelle fasi iniziali, quelle delle indagini e degli accertamenti. Altre ne seguiranno, è stato spiegato, e ad ogni parte coinvolta verrà data la possibilità di spiegare la propria versione dei fatti. Anche Bresciaoggi ha cercato ieri di contattare Roberto Agnellini, ma chi ha risposto al telefono nei suoi uffici ha fatto sapere dapprima che era «impegnato» e poi che sarebbe «uscito». Inutile anche lasciare il numero della redazione perché potesse richiamare.

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