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Altra bufala renziana: “tolti i vitalizi ai condannati”

Un regime fondato sulla menzogna e l’impoverimento di massa ha un bisogno disperato di provvedimenti “populisti”, che raccolgano almeno parte dell’indignazione pubblica verso i privilegi della “kasta”. E così si deve inventare continuamente delle autentiche “bufale” che possano servire allo scopo.

Ma “l’abolizione dei vitalizi ai condannati” gli è venuta decisamente male. Sparata dai media mainstream in prima pagina quasi si trattasse di una lpalingenesi della politica, a poche settimane dal voto alle regionali, la legge approvata dal parlamento mostra la corda fin dalle prime righe.

Tecnicamente, si tratta dell delibera che cancella il “privilegio previdenziale” per il parlamentare che subisce una condanna definitiva a più di due anni per reati di mafia, terrorismo, contro la pubblica amministrazione (ma non per l’abuso d’ufficio) e per tutti quelli che prevedono condanne non inferiori nel massimo a 6 anni, tra cui anche la frode fiscale, ma non il finanziamento illecito ai partiti.

Ma i ma sono tanti, decisamente troppi. Intanto: la condanna deve essere stata superiore ai due anni. In secondo luogo, e decisivo, se si è nel frattempo ottenuta la “riabilitazione”, il vitalizio resta. Cosìè la “riabilitazione”? Un meccanismo di legge, valido per tutti i cittadini condannati in via definitiva che abbiano scontato per intero la pena, e che sano stati anche privati in via temporanea dei diritti civili attivi e passivi (diritto di voto e di essere candidato). In pratica, vine “ripulita la fedina penale”, con l’ordine a casellario giudiziario di cancellare la menzione delle condanne e dei reati. Lo si ottiene (quasi) sempre, trascorso un periodo di tempo dal fine pena. Ed è giusto così.

Ma si escludono dal ritiro del vitalizio tutti gli ex parlamentari condannati a meno di due anni e “riabilitati”, in pratica la legge colpisce solo quattro persone: Cesare Previsti, Antonio Dell’Utri e Silvio Berlusconi (che certo non hanno bisogno anche dei 5-6.000 euro al mese di vitalizio). Ci perde 1.500 euro anche Giuseppe Ciarrapico, ma se ne farà un aragione facilmente. Non comprerà più cannoli in carcere (forse) Totò Cuffaro – ex presidente della Regione Sicilia  e poi parlamentare per avere l’immunità – che deve scontare ancora sette anni per associazione mafiosa. E forse anche Toni Negri, eletto con i radicali all’inizio degli anni ’80 e poi scappato in Francia quando si andava profilando la sua condanna nel processo “7 aprile”. A lui dovrebbe venir quindi tolto un assegno di circa 2.000 euro al mese, perché è stato parlamentare soltanto per ua legislatura, e neanche intera.

Si vengono invece a salvare tutti gli altri. Un elenco sterminato: Arnaldo Forlani, Paolo Cirino Pomicino, Domenico Nania (sette mesi per quando pestava i compagni, da fascista, negli anni ’70), Roberto Maroni, Claudio Martelli, Gianni De Michelis, Renato Farina, Giorgio La Malfa, Paolo Pillitteri, ecc, ecc, ecc.

Un po’ poco, come “elminazione di un insopportabile premio per delinquenti”, non vi pare?

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