Intorno alle 14.00 è stato reso noto dalla Commissione Antimafia l’elenco completo dei candidati “impresentabili” alle prossime elezioni regionali. I candidati che secondo la legge vigente – la Legge Severino che è servita a fare fuori Berlusconi tre anni fa – sono presenti sia nelle liste del centro-destra che in quelle del centro-sinistra, più frequentemente nelle liste “collegate” ai candidati presidenti in Campania e Puglia. Qui di seguito l’elenco completo degli “impresentabili”.
I tredici candidati della Campania compresi nella lista dell’Antimafia sono:
Antonio Ambrosio (Forza Italia);
Luciano Passariello (Fratelli d’Italia);
Sergio Nappi (Caldoro presidente);
Vincenzo De Luca (Pd);
Fernando Errico (Ncd-Campania Popolare);
Alessandrina Lonardo (Forza Italia, moglie dell’ex ministro Clemente Mastella);
Francesco Plaitano (Popolari per l’Italia);
Antonio Scalzone (Popolare per l’Italia);
Raffaele Viscardi (Popolari per l’Italia);
Domenico Elefante (Centro Democratico-Scelta Civica);
Biagio Iacolare (Udc);
Carmela Grimaldi (Campania in rete);
Alberico Gambino (Meloni-Fratelli d’Italia-An).
I quattro candidati della Puglia sono:
Fabio Ladisa (Popolari per Emiliano);
Enzo Palmisamo (Movimento per Schittulli);
Giovanni Copertino (Forza Italia);
Massimiliano Oggiano (Lista Oltre con Fitto).
Secondo quanto spiegato dalla Commissione parlamentare Antimafia presieduta da Rosy Bindi, i 17 nomi appartengono a candidati nelle regioni Puglia (in totale 4) e Campania (i restanti 13). Si tratta di candidati alle prossime elezioni che hanno subito condanne giudiziarie e che, per la legge Severino, non sono quindi eleggibili.
Il problema più serio, ovviamente, riguarda il candidato presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, sostenuto dal Partito Democratico; in particolare, l’Antimafia ha segnalato che dagli atti trasmessi dal procuratore della Repubblica di Salerno, risulta che pende un giudizio a carico di De Luca, nel procedimento per il reato di concussione continuata commesso dal maggio 1998 e con “condotta in corso”.
La reazione di De Luca non si è fatta attendere ed ha denunciato Rosy Bindi per diffamazione, sfidandola poi ad un pubblico dibattito. L’altro nome già noto in Campania è quello della moglie di Clemente Mastella, Alessandrina Lonardo, a carico della quale vi è un procedimento della procura di Napoli, pendente in primo grado, in cui si ipotizza il reato di concussione, con udienza di rinvio fissata al 3 giugno prossimo. Nel certificato dei carichi pendenti viene indicata la concussione tentata e non consumata.
Ma le bordate più pesanti contro la presidente della Commissione Antimafia partono proprio dal suo partito: il PD. Il primo a sparare a palle incatenate contro Rosy Bindi è stato l’ultrà renziano Ernesto Carbone: “Rosy Bindi sta violando la Costituzione”, ha twittato il deputato del PD. “Allucinante che si pieghi la commissione antimafia a vendette interne di corrente partitica”. Pronta la replica della Bindi che in conferenza stampa ha affermato: “Posso non abbassarmi alla risposta a questa domanda?”.
Ma anche dagli Stati maggiori del PD volano frecce velenose:”Come noto non ho mai avuto un buon rapporto con De Luca. Ciononostante, quello che sta accadendo in queste ore è davvero incredibile” ha affermato il presidente del Pd, Matteo Orfini. “L’iniziativa della presidente della commissione Antimafia è incredibile istituzionalmente, giuridicamente, ma anche culturalmente, perché ci riporta indietro di secoli, quando i processi si facevano nelle piazze aizzando la folla”. Poi è intervenuto anche Renzi affermando che “Mai visto dibattito così autoreferenziale e lontano dalla realtà come quello sui candidati impresentabili» ha spiegato “Perché sono pronto a scommettere che come tutti sanno ma nessuno ha il coraggio di dire nessuno di loro – nessuno! – verrà eletto. Sono quasi tutti espressioni di piccole liste civiche”. Renzi in questo sembra po’ il “Pasquale” delle gag di Totò, sapendo bene che il problema rilevante è quello del “suo” candidato presidente in Campania cioè De Luca.
Questa vicenda va ormai ad aggiungersi alle molte che si vanno accumulando nel canestro delle forzature e delle pressioni del governo Renzi e del Pd contro le leggi esistenti. Prima gli strali verso la Corte Costituzionale rea di non adeguarsi alle esigenze di bilancio e ai diktat di Bruxelles che le impongono, adesso contro l’attuazione delle Legge Severino da tutti votata e accettata – tranne ovviamente da Berlusconi che fino ad oggi ne è stato una delle poche “vittime”. Il governo Renzi in tal senso sta facendo impallidire quelli del cavaliere, ma della indignazione democratica vista e girotondata negli ultimi venti anni sembra non esserci più traccia.
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