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A dirigere l’Expo ci vogliono esperti. In evasione fiscale?

Proprio non ce l’hanno fatta trovare una persona senza macchia per dirigere un baraccone infame come l’Expo 2015. Anche il nuovo presidente, nominato all’ultimo momento dopo una serie infinita di scandali e arresti tra i manager precedenti, è finito sotto inchiesta della procura di Milano. Per evasione fiscale e appropriazione indebita. E non per spicciolo: un milione di euro è la cifra che sarebbe stata “imboscata” da Diana Bracco, presidente di Expo 2015 Spa, inizialmente nominata da Mario Monti come “commissario” del solo Padiglione Italia, infine designata come presidente dalla Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura di Milano (“investito dei più ampi poteri per la gestione ordinaria e straordinaria della Società con facoltà di compiere tutti gli atti ritenuti opportuni per il conseguimento dell’oggetto sociale”).

Si vede che nei ristretti circoli della “classe dirigente” italica non si può entrare senza qualche “peccatuccio” ai danni della cosa pubblica…

Gli addebiti non riguardano la gestione dell’Expo (non ce ene sarebbe stato forse neppure il tempo materiale…), ma le attività svolte in qualità di presidente del cda della Bracco spa. L’indagine è stata già conclusa, con il sequestro di circa 1 mln di euro. In pratica, le si contesta l’emissione di fatture false che sarebbero servite a “condire” lavori su case private e barche.

L’inchiesta è stata coordinata direttamente dal procuratore della Repubblica Edmondo Bruti Liberati, tramite il procuratore aggiunto Francesco Greco e dal pm Giordano Baggio- Alla fine “è stato notificato avviso di conclusione delle indagini” a carico di Diana Bracco, di Pietro Mascherpa, presidente del Cda di Bracco Real Estate srl, e di due architetti dello studio Archilabo in Monza, Marco Pollastri e Simona Calcinaghi.

Dalle indagini “è emerso che fatture” per oltre 3 milioni di euro, confluite nella contabilità e nelle dichiarazioni fiscali “presentate dalle società del gruppo Bracco per i periodi di imposta dal 2008 al 2013”, erano riferite “all’esecuzione di forniture o di prestazioni rese presso locali in uso alle medesime società ma effettivamente realizzate presso immobili e natanti di proprietà, ovvero nella disponibilità” di Diana Bracco e del defunto marito  Roberto De Silva.

Il 5 marzo la Gdf ha eseguito un decreto di sequestro preventivo nei confronti di Diana Bracco per 1 milione e 42 mila euro “corrispondente all’importo totale dell’imposta complessivamente evasa per effetto dell’utilizzo delle predette fatture”. 

A Diana Bracco viene contestata inoltre un’appropriazione indebita da circa 3,6 milioni di euro. Secondo gli inquirenti avrebbe usato i soldi delle sue società per fini privati e soprattutto in relazione a lavori di ristrutturazione di alcune sue case.

Un anno fa, all’inizio di maggio, finirono arrrestati l’allora direttore generale di Expo 2015 Spa, Angelo Paris, l’ex senatore di Forza Italia, Luigi Grillo, l’ex segretario amministrativo della Dc milanese, Gianstefano Frigerio (ex Forza Italia), l’ex segretario dell’Udc ligure Sergio Cattozzo, l’imprenditore Enrico Maltauro e Primo Greganti, il «compagno G» protagonista silenzioso (nel senso che non ha mai confessato) della stagione di Tangentopoli. Agli arresti domiciliari finirono invece invece Antonio Rognoni, ex direttore generale di Infrastrutture lombarde, coinvolto un mese prima in un’altra inchiesta della procura di Milano. 

Per fare certe cose, ci vuole orecchio…

 

 

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