Nella Capitale da tempo si respira aria pesante. Sgomberate alcune occupazioni consolidate – l’ultima quella di Degage occupato un anno e mezzo fa – , sgomberato immediatiamente ogni nuovo tentativo di occupazione e adesso arriva anche il divieto di manifestare con cortei. E’ evidente come Prefettura, Questura e autorità locali intendano creare il clima per uno stop all’agibilità politica sia usando come pretesto il prossimo Giubileo, sia come modello di gestione delle emergenze sociali e dell’ordine pubblico. La manifestazione richiesta dai movimenti per il diritto all’abitare per oggi, venerdi 4 ottobre, è stata vietata consentendo solo un sit in Piazza SS Apostoli (davanti alla Prefettura). Gli organizzatori del corteo però hanno rifiutato il divieto e confermato l’appuntamento per oggi pomeriggio. Una decisione che da un lato rigetta un modello di gestione dell’ordine pubblico a Roma che, se non affrontato subito, rischia di diventare la normalità, dall’altro c’è il rischio che questa forzatura avvenga prematuramente e salti a piè pari i problemi dell’isolamento sociale e politico dei segmenti proletari che vengono chiamati a mobilitarsi. Un problema che si trascina da tempo e che ormai richiede soluzioni vere, politiche e ampie. Nessuno si salva o vince da solo.
Qui sotto il comunicato degli organizzatori della manifestazione per oggi pomeriggio:
Ieri 2 settembre la Questura di Roma ha vietato pubblicamente il corteo previsto di venerdì 4 settembre promosso dagli attivisti di Degage e dai movimenti per il diritto all’abitare, concedendo soltanto un presidio statico a Piazza Santissimi Apostoli. Le motivazioni addotte sono gli eventuali disagi per i cittadini e le criticità nella gestione dell’ordine pubblico, così come previsto dalla direttiva del Prefetto condivisa in sede del Comitato per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica che vieta di manifestare nel centro di Roma dal lunedì al venerdì’. Motivazioni che riteniamo pretestuose, in un periodo dell’anno in cui le strade della capitale non sono ancora congestionate come in un qualunque venerdì autunnale. Un attacco diretto alla libertà d’espressione e una notevole svolta autoritaria che mira a contenere il dissenso sociale. I disagi dei romani non saranno certo provocati da un corteo nel tardo pomeriggio di un venerdì di inizio settembre, bensì dai disservizi cronici e dalla mala gestione della cosa pubblica da imputare ad un’amministrazione comunale fantasma e sorda ai problemi reali dei propri cittadini. In questo quadro di interessata assenza, la gestione dei problemi sociali viene delegata unicamente alla Prefettura e alle Forze dell’Ordine che sembrano interessati esclusivamente a reprimere e normalizzare chi, attraverso un lavoro di intervento quotidiano nelle scuole, nelle università, nei quartieri e sul luogo di lavoro prova a sottrarsi a questa logica scellerata.
Tale atteggiamento, infatti, tappa la bocca a tutti coloro che esprimono una parola contraria e a quelli che animano le lotte sociali a Roma e non esclusivamente a coloro che negli ultimi giorni hanno subito uno sgombero, hanno ricevuto diverse misure preventive e denunce.
In un paese con un tasso di disoccupazione giovanile tra i più alti d’Europa, dove per ottenere una casa popolare se si è fortunati bisogna attendere anni senza che sia prevista un’alternativa e aumentano di mese in mese gli sfratti per morosità non colpevole, in cui le famiglie sono costrette a indebitarsi per garantire un’istruzione ai propri figli e in cui le periferie cittadine sono abbandonate a loro stesse, le istituzioni si curano esclusivamente di tutelare gli interessi di banche e palazzinari, di devolvere il patrimonio pubblico in annose grandi opere, di speculare sulla vita dei migranti. Tutto ciò non è che aggravato dalla copertura che i media nazionali hanno assicurato a fatti folkloristici come i funerali di Casamonica o le vacanze del Sindaco Marino, non lasciando alcuno spazio a ciò che realmente si muove nelle strade romane (oltre alle buche!).
Mentre il Papa prende parola sulla povertà e denuncia gli attacchi agli “ultimi” della Terra, questo Giubileo si configura come un grande evento da gestire in modo emergenziale, proprio come se fosse una grande opera alla stregua dell’Expo di Milano. Il Prefetto Gabrielli, infatti, come dichiarato da Alfano svolgerà un ruolo analogo a quello del Prefetto di Milano per l’Expo.
Proprio per questo la manifestazione del 4 settembre individua come responsabile politico della gestione poliziesca delle questioni romane, la sede della Prefettura nel giorno in cui Marino dovrebbe incontrare per la prima volta Gabrielli in veste di “Super Prefetto”. Il corteo intende inchiodare il Prefetto alle proprie responsabilità, proprio perché l’emergenza abitativa è una delle priorità del suo programma di azione e ha dichiarato che avrebbe convocato un tavolo su sgomberi e sfratti; poiché inoltre lo studentato Degage era inserito nella delibera regionale sull’emergenza abitativa la cui finalità è far diventare alcune occupazioni case popolari.
Per tutti questi motivi e soprattutto per preservare gli spazi di agilità politica e di espressione, noi tutti saremo a Piazzale Tiburtino domani alle 17 (oggi per chi legge, ndr) per animare una corteo di indignazione popolare, antifascista e antirazzista in cui tutti e tutte si sentano liberi di esprimersi a gran voce.
La posta in gioco è troppo alta per lasciare che ci zittiscano.
Esprimiamo inoltre tutta la nostra solidarietà a Francesca, Donato, Mattia, Damiano, Nicola e Luca, arrestati oggi per aver manifestato il 28 marzo a Torino contro Matteo Salvini.
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