Non per tediarvi, ma alcuni passaggi parlamentari sono molto più chiari di quanto la propaganda partitica vorrebbe far credere.
Partiamo da un fatto, avvenuto ieri in Senato. Il presidente Pietro Grasso ha definito “irricevibili” i circa 75 milioni di emendamenti presentati dal senatore della Lega Nord Roberto Calderoli. Esaminare “l’abnorme numero” ha detto Grasso, potrebbe “bloccare i lavori parlamentari per un tempo incalcolabile”.
Un breve esercizio contabile, concedendo a ogni emendamento almeno il tempo di una lettura approssimativa – diciamo un minuto – ci dice che sarebbero serviti 143 anni. Senza dormire mai. Più che logico, dunque, che questa massa di spazzatura creata – come confessato dagli stessi leghisti – grazie a un software che riproduce migliaia di volte lo stesso testo, cambiando una virgola qua o una parola là, sia stata considerata degna del macero.
Nel bruciare i rifiuti, però, come sempre, si produce un danno. Di fatto, per la prima volta o quasi, degli emendamenti vengono cancellati senza alcun esame preventivo. O senza che venissero ritirati da chi li aveva presentati.
Un gesto d’autorità, privo di motivazioni di merito, che stabilisce un precedente pericoloso. In linea per nulla teorica, infatti, qualsiasi futuro presidente della Camera – visto che la riforma in discussione al Senato abolisce il bicameralismo svuotando di funzioni il Senato stesso – potrebbe fare la stessa cosa, adducendo naturalmente motivazioni diverse ma altrettanto “soggettive”. La funzione stessa dell’opposizione parlamentare verrebbe a quel punto ridotta a semplice presenza da spettatore.
E’ evidente che c’è un banale baco nel regolamento parlamentare. Sarebbe bastato un limite razionale al numero di emendamenti presentabuile da un qualsiasi “onorevole senatore” e il problema non si sarebbe mai presentato. Fin qui il baco non era stato sfruttato in modo così ridicolo da nessuno. Ogni parlamentare produceva le sue obiezioni, sotto forma di emendamenti ai disegni di legge o decreti, limitandosi a quelli dotati di senso. Magari anche solo a fini ostruzionistici – è perfettamente legittimo – ma facendo leva su un argomento di merito.
Nel corso della cosiddetta “seconda repubblica” (la minuscola è intenzionale) c’è stato però uno slittamento progressivo verso lo svuotamento delle funzioni del parlamentare e quindi del Parlamento stesso. Basti ricordare che questi parlamentari sono tutti – nessuno escluso – nominati dalle segreterie di partito in base alla legge elettorale chiamata “porcellum”. E qui ritorna ancora ua volta il nome di Calderoli…
Buttare lì milioni di frasi inutii che nessuno leggerà mai è un modo di facilitare il compito di chi vuol rendere il Parlamento un “bivacco di manipoli”. Fin troppo facile, per un Renzi o una Boschi qualsiasi, dipingere gli oppositori come dei rompiscatole a prescindere. Così come è stato fin troppo facile, sulla questione migranti, far assumere al governo il ruolo di “diga ragionevole” contrapposta alle “bestie” che propongono di affondare i barconi in mare.
Calderoli e la Lega, dunque, si rivelano come il miglior aleato che Renzi potesse avere in Parlamento, come e più del “taxi Verdini” che sta traghettando mezzo squadrone berlusconiano tra le fila dei renziani duri e puri. Con la benedizione beffarda dell’ex Caimano (non lo chiama più così neanche Nanni Moretti…).
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