Menu

L’eterno ritorno della “cosa rosa”

Ci sono poche cose più noiose e ripetitive della tentazione di riunire gli sconfitti “di sinistra” in una nuova “cosa rosa”, sempre più vaga nei contorni. Il documentino con cui viene lanciata l’ennesima rimpatriata è il frutto logico di un ceto politico dannoso, selezionato negli anni per compromettersi e svendere paginate di “programmi” (tonnellate di interessi sociali) spesso in cambio di una confortevole poltrona. Obiettivo massimo raggiunto da Bertinotti, presidente della Camera, e replicato migliaia di volte in strapuntini minori da un fiumiciattolo ormai arido di governatori, consiglieri, assessori, amministratori di partecipate, ecc.

Abbiamo riportato qui sotto quest’ultimo documento prodotto, che riceverà prevedibilmente anche la firma degli ultimi tre transfughi dal Pd (D’Attorre, Galli, Folino), freschi testimoni di una diaspora individualistica che non è mai proposta come scissione organizzata, come soggetto e progetto collettivo.

Un testo che trasuda retorica e assenza di risposte su tutte le questioni più importanti aperte davanti a chiunque voglia davvero opporsi all’agenda liberista dell’Eurozona. A partire inevitabilmente proprio dalla verifica empirica, avvenuta sulle spalle della Grecia, della assoluta irriformabilità della costruzione chiamata Unione Europea. Vogliamo ricordarlo a questi personaggi con le parole di Wofgang Schaeuble, pronunciate in una riunione dell’Eurogruppo, e riferite da Yanis Varoufakis in diverse interviste:

 

Schäuble è stato coerente fin dall’inizio. Diceva che le elezioni in Grecia non potevano cambiare le decisioni assunte dai governi precedenti perché in Europa ci sono elezioni ogni mese e non si possono cambiare gli accordi ogni volta. A quel punto gli ho risposto che allora le elezioni nei paesi indebitati si potevano anche abolire. Rimase zitto. Forse pensava fosse una buona idea, anche se di difficile attuazione.

 

In politica, come in ogni altra attività umana, bisogna avere una cognizione precisa dell’oggetto che si vuole trasformare per elaborare un progetto realistico. E invece in questo testo abborracciato si parla vagamente di “ricette” nazionali ed europee che hanno caratterizzato il governo della crisi da parte di Popolari e Socialisti, come se si trattasse semplicemente di sostituire dei pessimi autisti di una macchina – l’Unione Europea, appunto – buona per correre in qualsiasi direzione. Anche uno studente del primo anno di “scienze politiche”, invece, è ormai in grado di spiegare che l’essenza della Ue sono i suoi trattati. I quali contengono una logica economica ordoliberista (non solo “neo”) e una visione politica a-democratica, oligarchica, accessibile solo agli interessi del capitale multinazionale.

Una macchina la cui eventuale “riforma” richiederebbe l’unanimità. La stessa unanimità con cui è stata costruita nel tempo. Qualcuno pensa di poter andare a Berlino a imporre un cambiamento “radicale” dei trattati tale da mettere in discussione i benefici che i paesi del Grande Nord hanno tratto da quei trattati e dall’euro? Se sì, lo dica esplicitamente. Così avremo buone ragioni per sorridere…

Eppure proprio questo dicono gli allegri spacciatori di documenti “unitari”, mirando alla “elaborazione di un programma comune con cui candidarsi alle prossime elezioni politiche alla guida del Paese, con una proposta politica autonoma e in competizione con tutti gli altri poli politici presenti (la destra, il M5S e il PD), nella consapevolezza che in Italia la stagione del centro-sinistra è finita”.

Quale soggetto politico può essere all’altezza di un compito così complesso? Un “soggetto politico di sinistra innovativo, unitario, plurale, inclusivo, aperto alle energie e ai conflitti dei movimenti dei lavoratori e delle lavoratrici, dei movimenti sociali, dell’ambientalismo, dei movimenti delle donne, dei diritti civili, della cittadinanza attiva, del cattolicesimo sociale”.

Non cogliamo, sinceramente, dove sia l’innovazione in questa millesima sommatoria tra “diversi senza visione comune”,suscettibile di sfasciarsi alla prima distribuzione di incarichi (di “poltrone”, per ora, non se ne prospettano molte) e magari annunciare l’ennesimo “nuovo inizio”.

Dall’altra parte, come anticipato forse troppo presto dall’entusiasta Beatrice Lorenzin a proposito della candidatura Marchini, c’è un “partito della nazione” che ha un progetto unitario chiaro (eseguire i diktat della Troika, facendo pagare il massimo ai ceti deboli e salvaguardando il più possibile gli interessi del “generone italico”, esemplarmente rappresentato dai due fiorentini, Renzi-verdini), una struttura di comando ridotta all’osso e senza alternative, priorità ben delineate e una schiera di potenziali amministratori presi di peso dalle prefetture.

Quella “gioiosa macchina elettorale” caricata su una carovana brancaleonica, quante possibilità ha di risultare credibile? Anche a voler sorvolare sulle responsabilità passate e presenti di ogni firmatario, come si riesce a conciliare – agli occhi dell’elettorato potenziale, non nella testa dei proponenti – il carattere “alternativo e autonomo” della futura lista con le “alleanze col Pd dov’è possibile”?

Anche a noi preoccupa la frammentazione politica e sociale, la solitudine dei tanti che soffrono sulla propria pelle i costi della crisi e dell’austerità. Anche per noi è una sfida riunire le forze dell’opposizione esistente e potenziale. Ma non ci sfugge che qualsiasi “sfida” richiede obbligatoriamente qualche idea chiara sulla natura (e i confini) dell’avversario, sul realismo del progetto politico, sulla determinazione a condurre la lotta.

Per questo abbiamo ritenuto necessario lanciare la proposta politica della rottura dell’Unione Europea e con l’euro come prospettiva realistica – certo non facile, non “programa immediato” – per restituire al nostro “blocco sociale” (che è ovviamente composto da movimenti dei lavoratori e delle lavoratrici, dei movimenti sociali, dell’ambientalismo, dei movimenti delle donne, dei diritti civili, della cittadinanza attiva, del cattolicesimo sociale, ecc) un orizzonte concreto con cui collegare il conflitto quotidiano, le mille vertenze sociali e sindacali, a un cambiamento politico generale. Di questo, tra l’altro, si discuterà nell’assemblea nazionale del 21 novembre a Roma convocata su una piattaforma pubblicata ieri anche dal nostro giornale.

Ramazzare qualche nome da mettere sotto il solito appello, per arrivare ad una lista elettorale che selezionerà – forse – qualche eletto che il giorno dopo farà quel che gli pare (vogliamo parlare del quartetto europeo della Lista Tsipras?), ci sembra al contrario qualcosa più di una perdita di tempo. Ci appare come un evidente intralcio sulla strada della costruzione di una soggettività politica realmente, dunque radicalmente, autonoma e antagonista all’intero sistema di potere che va dall’ultima circoscrizione cittadina fino alla Commissione di Bruxelles.

Toglietevi dai piedi, trovatevi un altro lavoro.

*****

Il documento per la “cosetta rosa”.

1. NOI CI SIAMO, LANCIAMO LA SFIDA
Riteniamo non solo necessario ma non più procrastinabile avviare ORA il processo costituente di un soggetto politico di sinistra innovativo, unitario, plurale, inclusivo, aperto alle energie e ai conflitti dei movimenti dei lavoratori e delle lavoratrici, dei movimenti sociali, dell’ambientalismo, dei movimenti delle donne, dei diritti civili, della cittadinanza attiva, del cattolicesimo sociale.

Un soggetto politico in grado di lanciare in modo autorevole e credibile la propria sfida al governo Renzi e a un PD ridotto sempre più chiaramente a “partito personale del leader”, in rappresentanza del variegato universo del lavoro subordinato e autonomo, degli strati sociali che più soffrono il peso della crisi, dei loro diritti negati e delle loro domande inascoltate, orientato a valorizzare la funzione dei governi territoriali e dei corpi intermedi. Dobbiamo rispondere in modo adeguato – con la forza, il livello di unità e la chiarezza necessarie – alla domanda sempre più preoccupata di quel popolo di democratici e della sinistra che non si rassegna alla manomissione del nostro assetto democraticocostituzionale, alla liquidazione dei diritti del lavoro e alla cancellazione del residuo welfare.

L’obbiettivo è lavorare fin d’ORA, in un contesto di dimensi“ricette” nazionali ed europee che hanno caratterizzato il governo della crisi da parte di Popolari e Socialistione europea contro le politiche neoliberiste, all’elaborazione di un programma comune con cui candidarsi alle prossime elezioni politiche alla guida del Paese, con una proposta politica autonoma e in competizione con tutti gli altri poli politici presenti (la destra, il M5S e il PD), nella consapevolezza che in Italia la stagione del centro-sinistra è finita. In Europa è evidente la crisi profonda delle tradizionali famiglie socialiste.

Ogni giorno che passa aumenta il disagio e il disastro nel Paese. Renzi ha declinato il tema della vocazione maggioritaria come politica dell’uomo solo al comando, alibi per un partito trasformista pigliatutto in realtà dominato dall’agenda liberista dell’Eurozona. Noi vogliamo al contrario costruire una sinistra in grado di animare un ampio movimento di partecipazione popolare e di realizzare alleanze sociali e politiche che mettano radicalmente in discussione le “ricette” nazionali ed europee che hanno caratterizzato il governo della crisi da parte di Popolari e Socialisti. Sappiamo perfettamente che non è sufficiente unire quel che c’è a sinistra del Partito Democratico, o autoproclamarsi alternativi, per costruire un progetto all’altezza della sfida, davvero in grado di cambiare la vita delle persone. Ma siamo altrettanto convinte/i che senza questa unità il processo nascerebbe parziale, o non nascerebbe affatto. Per questo noi questa sfida la lanciamo oggi. Insieme.

 

2. DEFINZIONI DEL SOGGETTO
Il Soggetto politico che vogliamo sarà: DEMOCRATICO, sia nel suo funzionamento interno (una testa un voto regola guida, strumenti e momenti di partecipazione diretta e online, pratiche di co-decisione tra rappresentanti istituzionali e cittadini, costruzione dal basso del programma politico) sia perché deve essere il punto di riferimento e di azione di tutte/i i democratici italiani DI TUTTE E TUTTI, perché deve essere il luogo in cui tutte/i coloro che si contrappongono alle politiche neoliberiste, alla distruzione dell’ambiente e dei beni comuni, alla svalutazione del lavoro, alla crescente xenofobia, alle guerre, all’attacco alla democrazia possono ritrovarsi e organizzarsi in un corpo collettivo capace di superare antiche divisioni nell’apertura e nel coinvolgimento delle straordinarie risorse fuori dal circuito tradizionale della politica. ALTERNATIVO e AUTONOMO rispetto alle culture politiche prevalenti d’impronta neoliberista che ci condannano al declino sociale e culturale, di cui oggi il PD tende ad assumere il ruolo di principale propulsore e diffusore. INNOVATIVO sia nelle forme sia per la rottura con il quadro politico precedente, così come sta avvenendo in molti paesi europei. Differente dal sistema politico corrotto e subalterno di cui siamo avversari. EUROPEO in quanto parte di una sinistra europea dichiaratamente antiliberista, che, con crescente forza e nuove forme, sta lottando per cambiare un quadro europeo insostenibile.

 

3. L’ANNO CHE VERRA’ – IL 2016
Il 2016 ci presenta passaggi politici di grande importanza: le amministrative che coinvolgono le principali grandi città, il referendum sullo stravolgimento della Costituzione e la possibile campagna referendaria contro le leggi del governo Renzi.
In coerenza con il nostro obbiettivo principale per la scadenza delle amministrative vogliamo lavorare alla rinascita sociale, economica e morale del territorio, valutando in comune ovunque la possibilità di individuare candidati, di costruire e di sostenere liste nuove e partecipate in grado di raccogliere le migliori esperienze civiche e dal basso e di rappresentare una forte proposta di governo locale in esplicita discontinuità con le politiche dell’attuale esecutivo. Fondamentale è la costruzione di una forte campagna per il NO nel referendum sulla manomissione della Costituzione attuata dal governo Renzi e il sostegno alle campagna referendarie in via di definizione contro le leggi approvate in questi 2 anni.

 

4. QUINDI…
Al fine di avviare il processo Costituente di questo soggetto politico, convochiamo per il XX xx dicembre 2015 una assemblea nazionale aperta a tutti gli uomini e le donne interessati a costruire questo progetto politico. Da lì parte la sfida che ci assumiamo e li definiremo la nostra carta dei valori. L’assemblea darà avvio alla Carovana dell’Alternativa, individuando le forme di partecipazione al progetto politico. Si tratta di definire il nostro programma, le nostre campagne e la nostra proposta politica in un cammino partecipato e dal basso che con assemblee popolari e momenti di studio e approfondimento coinvolga movimenti, associazioni, gruppi formali e informali unendo competenze individuali e collettive.
Entro l’autunno del 2016 ci ritroveremo per concludere questa prima fase del processo e dare vita al soggetto politico della sinistra.

 

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *