Il problema “terrorismo” è il modo migliore di disciplinare una società distratta, ignorante, rappresa nell’individualismo senza speranze, votata alla sopravvivenza. E il modo in cui il governo italiano ha preparato sia la prima della Scala che il Giubileo straordinario è quasi da manuale.
Partiamo dalla prima, che come “grande evento” è una novità assoluta. Sia per la ridotta partecipazione di persone (vip e ultraricchi, qualche migliaio di pupazzi che “ci devono essere” per farsi fotografare in loco e quindi per affermare la propria appartenenza all’upper class) che per il lo scarso impatto sulla vita di una sola città italiana (appuntamento tradizionale per proteste locali, variabili per importanza a seconda della stagione politica). Una esibizione di “stato di polizia” concentrato in pochi ettari, esibizione di metal detector, telecamere e cani poliziotto che dovevano servire a far vedere che “lo stato c’è” e che “protegge”. Naturalmente protegge esattamente quegli spettatori e null’altro, e per la breve durata del concerto…
Tutt’altra scala dimensionale per Roma, ovviamente, evento globale per definizione. Qui lo spettacolo del controllo totale ha coinvolto fognature, tetti dei palazzi, strade, con la partecipazione straordinaria di una piccola fetta di popolazione disciplinata a prescindere: i “pellegrini”. Teatro di grande fascino – il centro storico di Roma – fondale ideale per qualsiasi narrazione, mentre il resto della città scompare, rubricato a fastidio da nasxcondere sotto il tappeto per tutta la durata del “grande evento”.
Sullo sfondo, in antrambi i casi, la società reale, i suoi problemi di sopravvivenza e di reddito, l’occupazione che non c’è e il salario che non basta. Lo spettacolo del controllo totale, l’esibizione di superpotenza militare (più apparente che reale, ovviamente; non è questo meccanismo che può impedire attentati jihadisti…) è rivolto soprattutto a quest’ultima. Perché introietti la disparità totale dei rapporti di forza e accetti la passsività come il minore dei mali possibili.
Passato l’evento, tutto resterà come prima. Con una fetta di libertà di movimento in meno, replicabile più volte l’anno. Un “grande evento”, in fondo, è un format che può essere adottato per qualsiasi bisogna. Decideranno palazzo Chigi e/o i sindaci-prefetto se e come sospendere la vita reale per proteggere la piccola banda di “vip” che non va più disturbata.
Vi piace, questo mondo?
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