Un ministro ci ha assicurato che al vertice di Banca Etruria c’erano “persone perbene”. Difendeva comprensibilmente il padre, magari non intendeva estendere la definizione a tutto il cda, però è anche logico attendersi che una “persona perbene”, ancorché sola, sapesse far chiarezza rispetto ai sodali. Magari dimettendosi prima del crack.
O forse le cose stanno diversamente. E sembra questa l’opinione della magistartura, che sta indagando anche sull’ipotesi di bancarotta fraudolenta ed ha inviato, stamattina, la guardia di finanza a perquisire 14 società che hanno ricevuto da Banca Etruria grossi prestiti senza avere le adeguate garanzie. Un “trattamento di favore”, fatto oltretutto in piena crisi dell’istituto, e che ha contribuito a generare “sofferenze” (crediti che non rientrano) tali da affosare definitivamente la banca.
Insomma: stanno cercando le prove per dimostrare che la bancarotta è stata voluta, programmata, non un semplice effetto di scelte sbagliate fatte in buona fede.
Ipotesi tanto più attendibile se si pensa che molte di queste società perquisite stamattina sono riconducibili all’ex presidente della banca stessa, Lorenzo Rosi, e all’ex consigliere Luciano Nataloni. Società che operano nel calcio, nelle costruzioni di centri commerciali e immobili vari, in qualche caso con il supporto di familiari del presidente del consiglio in carica (vedi per esempio http://www.repubblica.it/economia/2015/12/16/news/l_outlet_di_rosi_e_gli_affari_di_papa_renzi-129565154/).
Le informazioni raccolte durante le perquisizioni, spiega la procura, «saranno comparate con quelle già acquisite, al fine di valutare la sussistenza di condotte omissive tese a celare interessi sottostanti fra i soggetti interessati e le società che hanno ricevuto affidamenti, non restituiti, che hanno generato una sofferenza o una perdita per la banca».
Gli ex amministratori della banca sono indagati anche per “omessa comunicazione” alla Banca d’Italia e alla Consob, le due autorità di vigilanza cui erano sottoposti. In pratica, non avrebbero reso nota l’esistenza di un conflito di interesse (tra gli amministratori e le società percettrici dei prestiti), alla base dei molti dei movimenti fatti e che hanno generato perdite molto consistenti. Probabilmente intenzionali, se verrà provata anche la bancarotta fraudolenta.
In quel caso il “perbene” andrà sostituito con qualche altro aggettivo…
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