E’ finita la colpevole inerzia nella denuncia dei pericoli di guerra. In occasione del venticinquesimo anniversario della prima Guerra del Golfo (1991), oggi migliaia di persone, attivisti sociali, antimilitaristi, sindacalisti sono scesi in piazza a Roma, a Milano e in altre città, per dire No alla guerra che sta caratterizzando questo primo quindicennio del XXI Secolo. A Roma un corteo di massa, animato anche dalle orchestre popolari di diversi quartieri ha sfilato da Piazza Esquilino a Piazza Madonna di Loreto. A Milano il corteo è partito da Piazza San Babila arrivando fino alla Darsena dove sono state lanciate in cielo decine di lanterne. Altre manifestazioni locali più piccole si sono svolte a Trieste e a Sassari, un’altra ci svolgerà domenica mattina a Sigonella in Sicilia davanti alla base militare Usa.
In piazza, tra le numerose bandiere No War, palestinesi, siriane o del sindacato Usb, si sono visti anche molti immigrati africani e asiatici, le comunità palestinesi, libanesi e siriane che si oppongono al terrorismo dell’Isis ma anche all’intervento militare destabilizzante degli Usa, dell’Unione Europee e delle petromonarchie del Golfo. I cortei ha denunciato i pericoli di guerra che oggi indicano una escalation proprio nell’area mediterranea, sia est (in Siria e Iraq) sia a sud in Libia. Ed è proprio lo scenario libico quello che i manifestanti hanno denunciato con forza. L’Italia si appresta ad essere capofila dell’operazione di intervento militare in Libia e dall’Isis già giungono minacce su rappresaglie nelle città italiane. Ancora volta saranno le popolazioni, sia in Libia che in Italia, a pagare il prezzo di sangue più alto per le scelte dei governi. Negli interventi in piazza i partecipanti alle manifestazioni hanno denunciato la pericolosa connessione tra guerra esterna e guerra interna le cui prime avvisaglie sono lo stato d’emergenza costituzionalizzato in Francia e praticato in Italia, il via libera alle spese militari al di fuori del Patto di Stabilità imposto dalla Unione Europea che falcidia invece i servizi sociali, i salari, le pensioni, il lavoro. A Roma durante il corteo una bandiera dell’Unione Europea è stata bruciata dai manifestanti.
La giornata di mobilitazione di oggi è stata lanciata lo scorso 21 novembre dalla Piattaforma Sociale Eurostop nel corso della sua prima assemblea nazionale. Eurostop è nata per rompere con i “piloti automatici” – l’Unione Europea/Eurozona e la Nato – che stanno provocando una politica antipolare di austerity e crescenti pericoli di guerra. Si tratta di due apparati sovranazionali che trascinano i paesi aderenti dentro scelte pericolose e antisociali ormai visibili a tutti. La costituzionalizzazione dello stato d’emergenza in Francia indica come il clima di guerra cominci a ipotecare seriamente gli spazi democratici nei paesi coinvolti.
Oggi è stata una vera giornata di mobilitazione attesa da tempo per affermare che anche nel nostro paese c’è chi resiste contro la guerra, per combattere l’unica guerra giusta: quella contro la miseria e lo sfruttamento.
Piattaforma Sociale Eurostop
Info: www.eurostop.info
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