Cosa fa il governo di un paese a “vocazione turistica”, perennemente alla ricerca di nuove entrate per saldare vecchi debiti insensati?
Se è un governo progressista e intelligente rifiuta di pagare il debito e nazionalizza tutta la rete infrastrutturale che sorregge i flussi turistici (non i bar, i ristoranti o i bed & breakfast, per capirci).
Se è invece un gverno liberista ma residuamente intelligente cerca di massimizzare le quote di partecipazione che ancora possiede in quella rete infrastutturale, mettendo basi d’asta alte quando decide di venderle.
Un governo privo di intelligenza e ricco di complicità indicibili, sommerso da inchieste che lo riguardano direttamente o minacciano di eroderne la maggioranza parlamentare, svende tutto a prezzo zero o comunque il minimo possibile.
In quale categoria pensate che rientri il governo Renzi?
Per evitare discussioni che sembrerebbero solo ideologiche, prendiamo il caso dei porti turistici italiani, infrastruttura fondamentale per un paese che ha migliaia di chilometri di coste, baie incantevoli, centri archeologici e miniere culturali facilmente raggiungibili dal reticolo dei porti già esistenti.
Ed evitiamo anche, per comodità espositiva, di calcare troppo la mano sul fatto che uno dei principali porti turistici del paese – quello di Roma, non di un paesino sperduto tra gli scogli – era gestito fino a tre giorni fa da esponenti di Mafia Capitale, ora arrestati, mentre in teoria doveva essere il “fiore all’occhiello” di uno dei palazzinari che dettano legge a Roma: Francesco Bellavista Caltagirone.
Non ci soffermeremo neppure sul fatto – incontestabile – che tra gli indagati per quest’ultima fattaccio ci sono alcuni uomini importanti InvItatalia e ItaliaNavigando, socità pubbliche in teoria votate ad attirare investimenti e turisti verso i porti nazionali.
Ci sembra però politicamente rilevante, indicativo, in una certa misura anche criminale, il fatto che la stessa InvItalia abbia martedì scorso messo all’asta anche le ultime quote di partecipazione che aveva tenuto in portafoglio. Porti turistici di pregio, naturalmente, redditizi (Capri, per dirne uno), non “pesi sul bilancio”.
Ma almeno, direte voi, avranno chiesto un prezzo congruo… Macché. L’asta è stata aperta senza nemmeno una base, ovvero senza neanche un prezzo minimo di partenza. Un “al vostro buon cuore” rivolto ai privati che volessero approfttare dell’occasione. Tra questi privati mancherà, all’ultimo momento e per spravvenuto arresto, quel Mauro Balivi che, appunto, presiedeva il Porto di Roma (la cui quota – all’ultimo momento – non è potuta andare all’asta, peraltro, proprio perché tutto il complesso è sotto sequestro giudiziario). Coincidenze interessanti, vero?
Si dice: ma lo Stato, come imprenditore nautico, dal 2002 a oggi, ci ha rimesso un sacco di soldi… E certo. Se ti scegli certa gente come come gestori e presidenti dei porti, mica potrai pretendere di guadagnarci pure qualcosa. E allora tanto vale regalarglieli, così possono far soldi da soli cercando di taglieggiare i (non poveri) turisti dotati di barca che cercano un approdo sicuro. E che magari, tra un po’, preferiranno saltare a piè pari gli attracchi gestiti da altrettanti Ghino di Tacco…
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