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Disagio sociale ma senza politica. Il nostro mondo visto dagli spioni

“La strumentalizzazione del disagio”. Si apre con questo titolo, emblematico di tutta la sua chiave interpretativa, il capitolo della relazione annuale dei servizi segreti italiani (Aisi e Aise) presentata al parlamento. Anche in questa edizione si conferma il doppio standard di lettura (e di conseguente attenzione e intervento repressivo) tra quello che fa la sinistra antagonista – alla quale vengono dedicate ben sette pagine e mezzo, da 77 a 84 – e quello che fanno i fascisti, ai quali viene dedicata una paginetta e mezzo (84 e 85); con un box dedicato a quelli che sono andati a combattere in Ucraina sia con i miliziani nazifascisti di Kiev sia sul fronte delle formazioni filorusse. Una trasversalità che ha colto alla sprovvista le categorie con cui i servizi segreti italiani continuano a ritenere i fascisti “dei bravi ragazzi”. Una chiave di lettura rivelata anche dalla circolare di polizia resa pubblica qualche settimana fa dal sito  Insorgenze.net, nella quale sostanzialmente si avalla l’idea che quelli di Casa Pound sono bravi giovani impegnati nel sociale.

La sinistra antagonista viene dunque dipinta come una fisiologica minaccia eversiva – anche se questa categoria viene affibbiata soprattutto ai gruppi anarchici – ma senza una identità né progetti comuni se non quelli, appunto, di strumentalizzare il disagio sociale provocato dalla crisi, dalle leggi antipopolari del governo e dalle misure di austerity. Questa chiave di lettura trova conferma in un passaggio del capitolo successivo, quello dedicato a “Scenari e tendenze”, quando troviamo scritto che: “Alla congiuntura economica, e più in generale, alle pieghe del tessuto sociale si ricollegano le dinamiche dell’antagonismo politico oltranzista, che, da opposte visioni ideologiche, tenta di cavalcare strumentalmente il disagio per acquisire consenso e visibilità” affermano gli analisti dei servizi segreti sulla base dei rapporti fornitigli dagli spioni.“È ragionevole valutare che alcune linee di tendenza consolidatesi negli ultimi anni siano destinate a riproporsi. Così per l’antagonismo di sinistra, interessato a connettere le diverse istanze di lotta di livello locale, tuttavia alle prese con divisioni interne e con l’azione di frange violente che, pur minoritarie, finiscono per condizionare le mobilitazioni di maggior richiamo sui temi “forti” della protesta, dall’emergenza abitativa alle proteste di stampo ambientalista”. 

Ma sul disagio sociale, come sappiamo, cercano di intervenire anche i fascisti, soprattutto in alcune periferie, putando a di innescare e cavalcare la guerra “tra” poveri come scorciatoia immediata e fuorviante alla guerra “contro” i poveri scatenata invece – e apertamente – dalle classi dominanti e dai governi che ne varano le leggi funzionali. Motivo per cui, secondo i servizi “In coerenza con questi trend, sono prevedibili, inoltre, nuovi episodi di intolleranza e di conflittualità “di piazza” tra militanti ideologicamente contrapposti”. Insomma prevedono più botte con i fascisti, perché è sul terreno delle contraddizioni sociali che lo scontro si farà più duro tra le soluzioni della destra e quelle dei movimenti e della sinistra di classe. Insomma una sonora smentita per coloro che decretano la morte o la desuetudine dell’antifascismo militante perché “roba vecchia che non ha più motivo di esistere”. La realtà ci dice esattamente l’opposto, anche attraverso le analisi dell’intelligence incaricata di reprimere, la sinistra ovviamente.  

Il resto della relazione annuale dei servizi segreti dedicato all’antagonismo, avanza la consueta disamina di quanto accaduto nell’anno precedente cercando di leggerne quelli che, a loro avviso, sono le ipotesi o i temi più caldi. Si parla delle manifestazioni contro l’Expo di Milano (purtroppo esauritesi proprio con la sua inaugurazione dopo il solito pomeriggio di scontri del 1 Maggio). Secondo i servizi segreti “La deriva violenta del May Day, che ha di fatto oscurato il messaggio politico dei No EXPOed inasprito il dibattito interno al movimento, ha pregiudicato l’ulteriore sviluppo della mobilitazione contro l’evento milanese”.

Ma è quella che viene liquidata come strumentalizzazione del disagio sociale a preoccupare i servizi di sicurezza. “Di contro, dopo l’estate non sono mancati, da parte dei segmenti più vitali dell’antagonismo, tentativi di rilancio della mobilitazione anticrisi, imperniati sui temi “caldi” dell’opposizione alle politiche governative, specie in materia di welfare e lavoro, e sulle rivendicazioni in tema di diritti, ritenute in grado di generare consensi soprattutto tra le fasce sociali più esposte al disagio”. Ed ancora si segnala che: “Su tale versante, la questione dell’emergenza abitativa ha confermato la sua valenza come motore del conflitto sociale, grazie alle potenzialità da essa evidenziate in termini di aggregazione e coinvolgimento popolare”.

Non sfugge agli occhiuti agenti o informatori dei servizi segreti la dimensione europea del conflitto sociale. “Alcune componenti del movimento anticrisi hanno continuato a esprimere una pronunciata connotazione anti-UE che, nel tempo, ha favorito a livello internazionale il consolidamento di sinergie operative con omologhe formazioni europee, volte a condividere e uniformare metodi e strategie per elevare i toni della protesta contro le politiche di rigore asseritamente imposte dalle istituzioni dell’Unione e considerate la principale fonte del disagio sociale”. Nella relazione si sottolinea anche che “Fra i temi all’attenzione anche il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership), accordo commerciale tra Europa e Stati Uniti che è considerato, nell’ottica antagonista, una minaccia al benessere sociale e alla sicurezza dei consumatori”.

E’ impressionante la dettagliata analisi dei servizi segreti sui tentativi di  ripresa delle manifestazioni e del movimento contro la guerra e le basi militari Nato e Usa sul territorio dopo le manifestazioni dei mesi scorsi di Napoli, Roma, Milano, Sicilia e Sardegna, anche per la pertinenza con cui entra nel dibattito in corso tra le varie componenti del movimento antiguerra. Scrivono infatti i servizi nella loro relazione: “Significativa, infine, la ripresa dell’attivismo antimilitarista, passato nel corso dell’anno da una dimensione prettamente propagandistica a quella “di piazza”, con l’organizzazione di iniziative di protesta e manifestazioni dirette a contestare la presenza sul territorio nazionale di basi e insediamenti militari, specie statunitensi e della NATO, nonché lo svolgimento di esercitazioni militari, considerate funzionali allo sviluppo delle politiche di guerra”. Ma è il passaggio successivo a confermare come i servizi segreti seguano “da vicino” e fin nel dettaglio un dibattito nei movimenti che spesso ha visto e vede posizioni divergenti. Nella relazione si legge infatti che “Si tratta di un ambito d’azione condiviso da varie componenti antagoniste, accomunate da una visione anti-capitalista, che intravedono nel crescente protagonismo militarista dell’Unione Europea – indicata come il nuovo polo imperialista al fianco di quello statunitense – e nel moltiplicarsi degli scenari di crisi a livello internazionale nuove possibilità d’intervento per il rilancio ad ampio raggio del movimento contro la guerra”.

C’è attenzione, ovviamente, per i movimenti territoriali e ambientali cresciuti intorno alla lotta contro il Decreto Sblocca Italia varato dal governo Renzi e alla battaglia NO Triv contro le trivellazioni. Non viene mai perso di vista il movimento No Tav in Val di Susa, anche se stavolta se ne dà una valutazione diversa da quella degli anni precedenti: “La mobilitazione No TAV in Val di Susa, considerata emblema delle lotte di resistenza popolare contro le imposizioni dello Stato, è parsa attraversare una fase di minor vigore, dovuta soprattutto alle forti contrapposizioni sorte, già all’inizio dell’anno, tra le due anime del movimento sul diverso modo di intendere il  sabotaggio quale forma di lotta: da un lato, i circuiti dell’Autonomia locale che ritengono il sabotaggio una pratica da circoscrivere al territorio della Val di Susa, luogo simbolo della protesta; dall’altro, gli attivisti anarchici che sostengono la validità di tale strumento di lotta anche al di fuori del contesto valligiano, in linea con il principio da tempo propagandato del portare la valle in città”.

Le pagine successive sono dedicate in larga parte agli anarchici e in modo particolare agli anarchici insurrezionalisti, alla loro attività anche verso i militanti prigionieri e ai collegamenti con la Grecia.

In totale sette pagine e mezzo nel quale il nostro mondo, quello dei conflitti sociali, territoriali, antimilitaristi, ambientalisti viene messo sotto la lente di ingrandimento (e un auricolare grosso come un radar del Muos) e interpretato dal punto di vista di chi è incaricato di assicurare la sicurezza alle classi dominanti. Non ne emerge un quadro di grande preoccupazione, lo erano state assai di più negli anni precedenti. La frammentazione esistente nei movimenti sociali e nella sinistra antagonista non sembra in grado di destare preoccupazioni all’establishment nel nostro paese.

Ma quella dei servizi segreti è anche una analisi che registra la mancanza di “politica” (nel senso migliore della parola e della visione generale del mondo, dei soggetti sociali e delle contraddizioni), tant’è che, diversamente da quanto scritto dopo le giornate di lotta del 18 e 19 ottobre del 2013, oggi l’antagonismo sociale viene ridotto e liquidato a “strumentalizzazione del disagio”, senza una visione politica né una ipotesi di trasformazione in campo. C’è da rifletterci sopra, e seriamente.

 

 

 

 

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