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Roma. Quelle privatizzazioni che stroncano la vita sociale di tutti

All’indomani della riuscita manifestazione “Roma non si vende” e in previsione della Giornata Internazionale contro le privatizzazioni convocata dalla Federazione Sindacale Mondiale per il prossimo 4 aprile, la Rete dei Comunisti di Roma ha organizzato un incontro pubblico sul tema “Le privatizzazioni S/Troncano la città” che ha chiamato al confronto diverse realtà sociali e lavorative alle prese con le conseguenze dei processi di privatizzazione dei servizi pubblici.

L’introduzione di Gualtiero Alunni ha sottolineato come il DUP del commissario Tronca non sia altro che la sistematizzazione/attuazione delle delibere varate dalla Giunta Marino. Ma ha ricordato anche l’onda lunga delle privatizzazioni partite negli anni ’90 con i governi di Maastricht come quelli di Amato e Ciampi svendendo le principali aziende di servizi a rete come Telecom, Enel etc. “I manager che hanno smantellato aziende pubbliche come Telecom, Alitalia, Ferrovie sono stati poi premiati con liquidazioni di milioni di euro”. Su scala locale, Alunni ha ricordato la resistenza contro la privatizzazione dell’Acea e della Centrale del Latte di Roma nel 1997, sfociata poi in un referendum vinto per un pelo dai privatizzatori (allora c’era la giunta Rutelli e del centro-sinistra) e poi un altro referendum quattordici anni dopo, quello sull’acqua, ha visto 27 milioni di persone andare e votare e dire No alla privatizzazione dell’acqua e dei servizi pubblici locali e che è stato vanificato dalle misure adottate sia dalle amministrazioni locali (ad eccezione di Napoli) che dai governi Monti e Renzi.
Rdc privatizzazioni dibattitoE’ stata poi Anna Catalani del Comitato Romano per l’Acqua Pubblica ad esporre lo scontro che si aperto subito dopo l’esito del referendum contro tutti i tentativi di esautorarne il risultato. C’è stata l’esperienza di Supermario contro i distacchi dell’acqua alle famiglie in difficoltà; l’autoriduzione delle bollette togliendo dai pagamenti la quota destinata alla remunerazione del capitale investito da parte dei privati, le occupazioni del Ministero dell’Ambiente e del Comune. I comitati per l’acqua durante la giunta Alemanno si sono trovati la sinistra alleata nell’opposizione, ma la stessa sinistra una volta andata in giunta con Marino non solo non ha fermato ma ha spinto per la privatizzazione di Acea e dell’acqua. In Parlamento poi la Legge di Iniziativa Popolare fatta dai movimenti per l’acqua pubblica nel 2007 era diventata una legge vera e propria ma a cui è stato scippato con un emendamento l’art.6 che ne è un punto decisivo. Ed infine è in arrivo il Testo Unico sui Servizi Pubblici Locali che mette come punto centrale proprio la remunerazione del capitale investito da parte dei privati cioè il quesito bocciato dal referendum del 2011. E’ stata ricordata come importante la data del 17 aprile per il referendum contro il rinnovo delle concessioni per le trivellazioni in mare.
Daniela Pitti dell’Usb degli asili nido e scuole dell’infanzia del Comune di Roma, è una “reduce” dell’arrampicata di due giorni sotto una pioggia torrenziale sulle impalcature della chiesa della Madonna di Loreto effettuata da alcune maestre a rischio licenziamento. Racconta di come con l’amministrazione Marino fosse ad esempio saltato il rapporto di una educatrice ogni sei bambini che si era riusciti a tutelare. Lo scontro con l’amministrazione comunale è stato frontale di fronte all’atto unilaterale deciso dai vertici comunali contro i lavoratori. Adesso con il Dup di tronca si intende procedere alla privatizzazione degli asili nido e alla deresponsabilizzazione totale del Comune dalla scuola dell’infanzia.
Giampiero Di Folco, lavoratore della Farmacap (altra azienda municipale in via di privatizzazione) ha sottolineato la perniciosità delle campagne che si chiedono strumentalmente perché il Comune dovrebbe pagare per mantenere le farmacie comunali o i servizi. In realtà i bilanci della Farmacap erano in attivo, non solo. Le 45 farmacie comunali – per missione – sono presenti soprattutto nei quartieri popolari della periferia e solo in alcuni casi in quartieri più abbienti. Con un sistema di compensazione, i maggiori introiti delle farmacie nei quartieri migliori servivano a pagare anche il servizio in quelli popolari e periferici, assolvendo così alla funzione di un serio servizio pubblico. Adesso vogliono trasformare una azienda speciale come la Farmacap in una spa. Per farlo servono quattro bilanci annuali in negativo e sono riusciti ad arrivare a tre. Curioso che tra i motivi del deficit ci siano i crediti ritenuti inesigibii che la Farmacap potrebbe rivendicare – ma non lo fa – con la Regione. Anche in questo caso, con la giunta Alemanno la sinistra si è opposta alla privatizzazione ma quando poi va al governo privatizza. La riuscita della manifestazione del 19 marzo fa ben sperare in una resistenza maggiore e più forte contro la privatizzazione dei servizi pubblici e della città.
Anche Mario Causo del Coordinamento operaio dell’Ama (Rifiuti Urbani) ha valorizzato la manifestazione del 19 marzo. “La lotta se c’è paga” ha affermato. I lavoratori sono a loro volta utenti dei servizi e viceversa, ma va riconosciuto il nemico comune cioè quel debito che viene usato per strozzarci. Le scelte verso la privatizzazione dell’Ama vengono da lontano, da quel sistema Cerroni che dura da decenni. L’Ama ad esempio tratta nell’inceneritore di Rocca Cencia 750 tonnellate di rifiuti sui 4.000 che vengono prodotti quotidianamente a Roma. Gli altri vengono portati via da camion di ditte private. E’ sufficiente che l’impianto subisca un guasto o debba fare una manutenzione programmata perché esploda subito l’emergenza rifiuti e se c’è l’emergenza scatta subito l’intervento delle cooperative private. Su questo si p innestata Mafia Capitale. Anche l’Ama ha circa 1,3 miliardi di debiti ma, come nel caso della Farmacap, 4/500 milioni sono di crediti liquidati come inesigibili verso il Comune o i ministeri. Dobbiamo lottare contro i privati ma anche per un servizio pubblico che non sia monopolio dei burocrati.
Infine Mauro Luongo di Ross@ Roma, ha sottolineato la differenza tra le privatizzazioni degli anni ’90, presentate come il rimedio immediato per fare cassa e pagare il debito pubblico, e quelle più recenti che rappresentano pienamente un trasferimento di ricchezza dal pubblico ai privati, lo conferma il fatto che la quota delle aziende di servizi sul Pil è scesa dal 22% al 5%. In questo senso le direttive dell’Unione Europea e il Dup del commissario Tronca agiscono sulla stessa filosofia. Oggi ci dicono che non ci sono i soldi e che privatizzare è un destino ineluttabile. Le privatizzazioni investono ormai ogni aspetto della vita sociale e con il nuovo Testo Unico dei Servizi Pubblici Locali si va applicando una sussidiarietà rovesciata tra responsabilità pubblica e mercato/privati. In fondo era stata la Deutsche Bank in un rapporto del 2010 paese per paese, ad indicare le privatizzazioni da fare in Italia, e tra queste c’erano proprio i servizi pubblici locali. La manifestazione del 19 marzo ha indicato le possibilità e la forza della ricomposizione di un fronte sociale, sindacale, conflittuale, un tentativo che si sta cercando di sperimentare concretamente con l’esperienza della Carovana delle Periferie.
Quello di oggi a Roma è stato un incontro molto interessante che ha visto come protagonisti i lavoratori dei servizi pubblici nelle mire delle privatizzazioni. Purtroppo è mancato il rappresentante della Usb TPL, cioè le linee di trasporto già privatizzate e che servono la periferia. Dopo tre mesi i lavoratori si trovano nuovamente senza salari e in condizioni di lavoro sempre peggiori. Per capitalizzare un dibattito e una documentazione così ricchi, la Rete dei Comunisti ha deciso di pubblicare gli interventi ed altro materiale in un opuscolo sulle privatizzazioni che sarà disponibile quanto prima.

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