Il fondo, per questa classe politica, non arriva mai. Non bastassero gli scandali che ormai investono il governo e la sua maggioranza mobile (praticamente tutti i gruppi parlamentari, tranne i Cinque Stelle e Sel, che hanno comunque le loro rogne a livello di amministrazioni locali), ci pensano gli stessi candidati alle amministrative a chiarire in quale abisso è precipitata.
Il Mattino di Napoli, giornale di Caltagirone e dunque governista per vocazione atavica, ha intervistato ieri la candidata del Pd, Valeria Valente. Domande amichevoli, senza mai affondare un colpo là dove sarebbe logico (i clamorosi brogli – filmati delle primarie sono già sepolti). Nonostante questo alla candidata renziana non riesce proprio di sollevarsi un attimo al di sopra del bla bla, dei giochi interni, degli assemblaggi di pezzi di personale politico squalificato.
L’unico vero sprazzo di autenticità arriva quasi inaspettato:
Onorevole, come si vince questa campagna elettorale?
«Gli ingredienti sono quattro: serietà, credibilità, onestà, coraggio».
Al di là degli slogan qual è l’asso nella manica?
«Siamo gli unici a poter garantire alla città l’efficacia di una filiera istituzionale in grado da una parte di attrarre risorse nazionali e regionali, dall’altra di suscitare l’interesse dei privati a investire».
Insomma, si fa vanto d’avere dalla sua il governo amico?
«Renzi sta mettendo in campo risposte serie e concrete per Napoli».
Perché è in campagna elettorale.
«No, perché ha davvero a cuore questa terra».
Con sconcertante leggerezza il terminale renziano per Napoli confessa che questa città potrà ricevere ciò che le spetta, da un punto di vista istituzionale (trasferimenti dallo stato centrale, rpogetti, attenzione, investimenti, ecc) solo se l’amministrazione comunale partenopea sarà ferreamente allineata al potere centrale e regionale. Se invece dovesse scegliere nuovamente di farsi amministrare da Luigi De Magistris, e quindi da un blocco sociale che non comprende i cocchi di mamma del clientelismo storico, allora il governo centrale – ossia Renzi – farà di tutto per tagliare i viveri e le linee di contatto alla città.
Se si voleva una conferma “dall’interno” del carattere puramente elettorale e ricattatorio della “scesa a Napoli” di Renzi, non poteva essere più puntuale. Come per tutte le altre opposizioni politiche, sindacali, sociali, anche a livello di enti locali non ci devono essere ostacoli. Gli affari del blocco di potere raggrumato intorno al premier e alla sua corte devono potersi sviluppare senza sottostare a volontà popolari in qualche misura rapresentate anche a livello istituzionale. La chiave di volta per rendere operativo questo ricatto sono ovviamente i fondi ed i progetti infrastrutturali, secondo la normale logica mafiosa.
Complimenti alla signora, dunque. Non ci resta che augurarle un insuccesso proporzionale all’impresentabilità degli interessi che la sostengono. Che non arrivi neanche al ballottaggio, insomma…
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Nicola Vetrano
La centralizzazione renziana non è solo funzionale al blocco di potere che si aggruma attorno a lui, è la cifra della “democradura” contemporanea, legata alla ferrea logica della U.E., non è casuale che la centralizzazione decisionale è presente nella campagna astensionista sul referendum riguardo alle trivellazioni, in primis per bloccare l’azione dei Presidenti e dei Consigli Regionali a maggioranza PD, e poi è codificata nella controriforma costituzionale su cui voteremo in autunno.
A questo aggiungi il pizzico di democristianità, che ha sempre giocato, soprattutto nelle aree assistite dal perverso meccanismo governativo, col meccanismo del governo amico: la prima volta accadde coll’ex alleato Lauro, poi contro Valenzi,anche sfruttando le debolezze del PCI di fronte ad dopoterremoto, poi quando D’Alema sussunse nel suo governo l’eccessivamente ambizioso Bassolino, chiamandolo a correità.
Più che scandalizzarsi di questi slogan, occorre mettere in campo una proposta credibile alternativa, che negli ultimi anni di governo comunale non sempre c’è stata, e dimostrare al popolo che accodarsi al governo nazionale è perdente e che gli unici risultati ottenibili li si ottiene con la lotta- come sembra accadere sulla rimozione della colmata a Bagnoli, sull’avvio dei progetti per i disoccupati BROS, sulla legge popolare per il reddito minimo garantito- e che questa deve essere anche la cifra sempre più organica della II Sindacatura De Magistris.
Fantapolitik
Mai così bass il livello di democrazia in Italia.Siamo alla dittatura del proletariato!