Una toppa peggiore del buco. E’ questa l’impressione che si ricava leggendo il comunicato stampa diffuso dagli uffici del ministro Giannini relativo ad un articolo uscito oggi sull’HP (e che abbiamo ripreso anche nel nostro giornale). L’articolo in questione: https://contropiano.org/news/news-economia/2016/05/06/verso-mondo-schiavi-flessibili-senza-legami-familiari-078777
Il ministro ha smentito alcune sue affermazioni riportate nell’articolo di Luca Steinmann relative ad un incontro bilaterale con gli omologhi tedeschi avvenuto al centro Italo-Tedesco. La smentita del ministro Giannini è giustificata e convincente solo su un punto, su un errore evidente del giovane giornalista collaboratore dell’Espresso e del giornale tedesco Die Welt: la Giannini è la ministra dell’Istruzione, Università e Ricerca e non del Lavoro e delle politiche sociali. Su tutto il resto (la flessibilità/precarietà come condizione ormai fisiologiche, le famiglie non più come quelle che abbiamo conosciuto) ci sembra che la smentita del ministro sia un rimedio peggiore del buco. In pratica viene riaffermato ciò che si intende smentire… ma con altre parole. Qui a seguito il comunicato dell’ufficio del ministro. Ai nostri lettori le valutazioni:
Precarietà e famiglia, precisazioni del Ministro Giannini su alcuni articoli di stampa
Con riferimento ad alcuni articoli apparsi su giornali on line si precisa quanto segue:
il Ministro Stefania Giannini è Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e non del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Contrariamente a quanto riportato negli articoli, che facevano un resoconto dell’incontro bilaterale con la Germania che si è tenuto a Villa Vigoni il 2 e 3 maggio scorsi, il Ministro Giannini ritiene che la “flessibilità non voglia dire automaticamente precariato” e non, come scritto, che “flessibilità significa precariato che non è sinonimo di malessere”. Quest’ultima affermazione è fermamente smentita dal Ministro secondo cui è invece necessario, come ha effettivamente dichiarato a Villa Vigoni, abituarsi ad una “sempre maggiore mobilità lavorativa”.
Giannini è altresì convinta, diversamente da quanto evidenziato dagli autori dei resoconti, “che non si possa innestare in un sistema come quello italiano un modello tipicamente americano”.
Il Ministro, infine, non ha assolutamente dichiarato che la famiglia “come l’abbiamo conosciuta esisterà sempre meno”, ma ha fatto riferimento alle trasformazioni sociali che il nucleo familiare, inteso come ammortizzatore sociale conosciuto nei decenni passati, ha inevitabilmente subito.
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