Cosa c’è dietro al sorriso di ogni addetto all’industria turistica riminese? Tale quesito campeggia in alto nell’homepage del blog del Comitato Schiavi in Riviera. L’impressione è che ben pochi se lo siano posto, fra coloro che ogni estate affollano la più importante fabbrica di divertimento balneare d’Italia.
Ad ogni modo, una prima risposta la si può avere leggendo l’intervista che segue, che è al tempo stesso l’illustrazione di una condizione di lavoro estrema – che la mentalità dominante in quest’area del paese tende a giustificare – ed il racconto di una esperienza originale di controinformazione. Rappresentata da un Comitato, nato spontaneamente da un gruppo di lavoratori stagionali, che è riuscito a porre finalmente sotto i riflettori una realtà per anni deliberatamente ignorata.
Allora Lorenzo (nome di fantasia, ndr), chi siete?
Noi siamo un gruppo di lavoratori stagionali ed ex lavoratori di Rimini e provincia e abbiamo fatto la c.d. stagione estiva al lavoro sin da quando avevamo quattordici anni; dalle nostre parti, infatti, vi è la cultura di lavorare sin dalla tenera età. Successivamente, pur continuando a lavorare nel periodo estivo, ci siamo laureati.
Come avete iniziato?
Come lavoratori stagionali abbiamo sempre lavorato per almeno dodici ore al giorno, con le classiche qualifiche di lavoratore balneare e quindi bagnino, bagnino di piscina, barista, cameriere e sempre per sette giorni a settimana senza mai riposo. Qualche anno fa ho avuto modo di fare una ricerca per cercare di capire se le condizioni di lavoro che ci erano state imposte, per anni e anni, durante l’attività lavorativa estiva fossero limitate a me ed ai miei amici oppure fossero applicate a più lavoratori. Da questa ricerca, eseguita intervistando lavoratori stagionali come noi, è venuto fuori che su 100 persone intervistate 99 erano nella stessa nostra situazione. In quella occasione, ovvero in quella ricerca feci anche una intervista al Presidente della Provincia di Rimini, appartenente al PD e noto albergatore, il quale alle mie domande rispose che non dovevamo stupirci di questa situazione in quanto quello era il metodo di lavoro e che era sempre
stato così. Dello stesso avviso erano tutte le parti che ho provveduto a intervistare, sindacati, Presidente degli albergatori di Rimini ecc.
Questa scoperta che cosa ha comportato?
In primo luogo è stata una vera sorpresa apprendere che non eravamo soli a dover lavorare in quelle condizioni ma che invece era una prassi consolidata tra tutti i lavoratori stagionali. Successivamente, sia parlando tra di noi, sia reperendo informazioni in materia di diritto del lavoro ci siamo resi perfettamente conto che tutto quello che i nostri datori di lavoro ci avevano detto non rispondeva a verità. Questo significava che avevamo diritto alle ferie, al giorno di riposo, alla 13a mensilità, a lavorare per non più di otto ore giornaliere ecc. ovvero avevamo diritto allo stesso trattamento retributivo/contributivo/normativo di un lavoratore assunto con un contratto a tempo indeterminato. Ad esempio, e questa informazione ci è sempre stata sconosciuta, abbiamo appreso che in qualità di lavoratori stagionali avevamo diritto – alla cessazione del rapporto di lavoro stagionale (previa manifestazione di disponibilità inviata al datore di lavoro)
– ad essere riassunti con diritto di precedenza nella successiva stagione.
Quali mezzi avete usato per informare?
Questa nuova consapevolezza di noi e del mondo che ci circondava, all’inizio ci ha lasciato certamente perplessi; poi abbiamo deciso che era giusto diffondere e far conoscere quelli che erano e sono i diritti dei lavoratori stagionali. Il blog (www.schiavinriviera.it) è stato uno dei primi mezzi che abbiamo usato per diffondere e far conoscere la situazione della riviera romagnola e contestualmente informare i lavoratori su quelli che erano e sono i loro diritti. Successivamente accanto al blog abbiamo aperto anche una pagina su Facebook in quanto ci siamo resi conto che con il blog non ci era possibile avere il polso della situazione. Avevamo bisogno di un contatto più diretto con i lavoratori, con le vertenze in atto, con i problemi che si creavano. E questa azione è stata davvero la prima che è stata mai portata avanti in Riviera a sostegno dei lavoratori stagionali, della cui causa non si era sino a quel momento occupato quasi nessuno, se si
eccettua un piccolo articolo sul Resto del Carlino del 25 aprile 1981 nel quale si denunciava il fatto che gli stagionali, già allora, lavorassero troppo. Quindi è evidente di come fosse ed è ancora presente un sistema ben rodato di sfruttamento della manodopera che per prassi consolidata è andato avanti per anni. Successivamente, accanto al blog ed al profilo Facebook e proprio per cercare di sensibilizzare in primis i residenti e le persone tutte abbiamo creato e dato vita ai manifesti, che indubbiamente hanno lasciato un segno tangibile (laddove lo slogan che vi si leggeva era Cercasi schiavo), indicando tutte le vessazioni a cui gli stagionali dovevano sottostare per poter lavorare. All’improvviso si è creato un caso. Con i manifesti il problema è venuto fuori per la prima volta con un impatto molto forte, all’improvviso il problema degli stagionali è venuto alla luce e si è messo in discussione quello stretto legame tra sindacati
politica e albergatori in danno dei lavoratori.
Hai parlato di orari di lavoro stressanti, ma non esiste un contratto di lavoro?
In primo luogo occorre dire che la ricerca fatta circa tre anni fa evidenziò una percentuale di 15% residenti in riviera e un 85% di esterni. Di questi ultimi i lavoratori rumeni erano una grande percentuale, insieme con campani e pugliesi. Diciamo inoltre che la paga mensile per i rumeni oscillava tra Euro 900/1.100, mentre per gli italiani con pari qualifica la retribuzione oscillava tra Euro 1200/1600. Naturalmente considerando sempre un orario di dodici ore al giorno per sette giorni la settimana. Per quanto riguarda il contratto di lavoro, sia dalla ricerca effettuata sia successivamente dalle testimonianze dei lavoratori e dalle vertenze in atto si è constatato che i contratti vengono normalmente stipulati, e solitamente sono per sei ore e quaranta minuti giornalieri per sei giorni a settimana. Questo sulla carta. Realmente, invece, le cose sono del tutto diverse. Orari soffocanti, niente ferie, né permessi, né riposo settimanale, nessun
pagamento dello straordinario ecc. Inoltre, e questo è un altro grande bluff portato avanti dagli albergatori, la paga mensile bassa viene giustificata con il fatto che loro danno allo stagionale vitto e alloggio. Ebbene, il contratto Turismo stabilisce che vitto e alloggio sono dovuti ed hanno un costo irrisorio per il lavoratore. Parliamo forse di Euro 90,00 al mese da detrarre dalla busta paga. Ovviamente questo sistema si tiene in piedi solo perchè c’è ignoranza da parte del prestatore di lavoro. Inoltre poco tempo fa siamo finiti sul TG Regionale perchè abbiamo inscenato un vero e proprio teatrino. Nella fattispecie ci siamo finti lavoratori interessati ad essere assunti presso strutture alberghiere, e abbiamo telefonato per avere informazioni. Le telefonate le abbiamo registrate. Sono venute fuori delle vere e proprie gags che se non fossero drammatiche farebbero certamente ridere. Alcuni albergatori offrivano il c.d. Contratto
estivo/contratto balneare che prevedeva dodici ore di lavoro al giorno, nessun riposo settimanale, nessun pagamento di straordinari, nessuna tredicesima ecc. Ecco, questo è l’attuale panorama lavorativo.
Ma di quanti lavoratori stiamo parlando?
Considerando che solo tra Rimini e provincia vi sono circa 25.000 attività commerciali, il calcolo è presto fatto. Parliamo di decine di migliaia di lavoratori che vengono sfruttati ogni anno, e questo solo a Rimini.
Quando siete venuti allo scoperto, quali sono state le reazioni del mondo politico/sindacale?
Con le prime battaglie che portammo avanti subito si creò parecchio scalpore a Rimini. I politici volevano sapere chi eravamo, se facevamo parte dell’opposizione da chi eravamo sostenuti, se c’erano i sindacati di mezzo e cosi via, dando la colpa prima all’uno e poi all’altro. Quando vennero a sapere che eravamo solo un gruppo di ragazzi che si autofinanziavano, la prima cosa che dissero era che non era vero, che il problema da noi evidenziato non esisteva. L’anno successivo, e quindi l’anno scorso, il Dott. Chieppa, Direttore del Servizio Ispettivo del Dipartimento del lavoro di Rimini, intervistato da l’Espresso ha dichiarato che il 90% delle società commerciali di Rimini e provincia non è in regola. Ha inoltre evidenziato che, data la mole di ricchezza che gira in riviera nel periodo estivo, il sistema economico della riviera sarebbe tranquillamente in grado di retribuire a norma di legge i lavoratori e di pagarne i relativi contributi. Il problema ha una natura culturale e non economica.
Ma i servizi ispettivi Inps/Inail/Ministero del Lavoro che attività svolgono?
Diciamo che qualcosa si è cominciato a muovere grazie anche alle dichiarazioni del Dott. Chieppa. L’organico degli Ispettori negli ultimi due anni è passato da tre a venticinque persone. Ovviamente il numero è semplicemente ridicolo rispetto alle migliaia di attività commerciali da monitorare. In pratica a Rimini una attività commerciale rischia una ispezione con una probabilità di una ogni diciassette anni
I sindacati che tipo di ruolo hanno ricoperto in questi anni e cosa fanno ora?
Il sistema sindacato/albergatori in riviera, è stato per anni sempre uguale a se stesso. Molti politici sono anche albergatori e il sindacato non ha mai avuto interesse a sollevare problemi di tale e tanta entità. All’inizio quando il nostro gruppo è venuto fuori, il mondo politico riminese aveva dato la colpa alla CGIL, quasi che, improvvisamente, si fosse svegliata dal torpore in cui si trovava da anni. Sennonché non è stato cosi. Oggi la CGIL Filcams, in primis, ci dà un grosso aiuto a livello vertenziale, ma anche a livello informativo e cerca di essere presente sul territorio. Il problema però non è tanto dell’Ufficio Filcams di Rimini. Li sono presenti solo tre impiegati che, ovviamente, per la mole di lavoro di cui sono investiti non riescono a fronteggiare tutte le problematiche in atto. Un problema di cosi rilevante entità avrebbe bisogno della considerazione della CGIL a livello nazionale che dovrebbe muovere persone e mezzi, ma
per ora non sembra interessata a farlo. La CISL da parte sua, dati alla mano ha confermato che negli ultimi due anni, grazie anche alla nostra attività di informazione e denuncia sul territorio, l’attività vertenziale è aumentata di circa il 50% . Occorrerebbe maggior impegno e supporto da parte dei Sindacati Nazionali. Una proposta importante è venuta dalla stessa CGIL la quale ha parlato di un Timbro di Qualità per tutti coloro, alberghi, ristoranti, stabilimenti balneari, che adottino politiche di rispetto del territorio e dei diritti dei lavoratori. Tali strutture usufruirebbero di una promozione turistica a carico del Comune di Rimini. Sennonché tale proposta che seppur può essere ritenuta valida e idonea, si scontra, inevitabilmente, con gli stessi politici/albergatori. Insomma a livello nazionale i sindacati non ci ascoltano perché probabilmente non hanno interesse e localmente i lavoratori si scontrano con politici imprenditori che non
hanno intenzione di rinunciare o mettere a repentaglio i loro affari.
Giustamente, come ribadito dal Dott. Chieppa non si tratta di un problema soltanto economico, ma anche culturale e quindi la questione degli stagionali va risolta sia a livello vertenziale (che è certo un piano importante), sia dal punto di vista dell’informazione e della tutela preventiva del lavoratore.
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