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La Falchera non si arrende

La Falchera è un quartiere popolare di Torino. Non è uno di quei quartieri-cartolina che vedrete quando verrete a visitare Torino. Non è nemmeno il Lingotto, dove una volta aveva sede la FIAT e dove adesso imperversa Farinetti con la sua Eataly.

A Falchera vivono lavoratori e lavoratrici con le loro famiglie. Molti di loro sono rimasti disoccupati durante la crisi, alcuni lo erano da ancora prima. Tantissimi sono in lista per una casa popolare.

A Torino non solo ci permettiamo di non costruire più case popolari, nonostante un’emergenza abitatativa ormai conclamata. Torino è così speciale che alcune case popolari le lascia vuote per anni.

E così succede che un gruppo di famiglie che vivono a Falchera – aiutato da Asia-Usb Torino, con cui avevano intrapreso un percorso di lotta da mesi – stanco ed esasperato per questa situazione drammatica, decide di occupare alcune delle case lasciate vergognosamente vuote dall’ATC, l’agenzia del comune che si occupa delle case popolari.

All’inizio i giornali provano a buttarla sul razzismo delle famiglie: sono italiani che si sono stancati di vedere le case assegnate agli stranieri. Ma le famiglie di falchera capiscono bene che in questa crisi ci perdono tutti i lavoratori, italiani e stranieri. E così, a smentire un po’ di pregiudizi di cui la stampa nazionale si nutre volentier, ci sono anche alcune famiglie rom da anni residenti nel quartiere fra gli occupanti.

Le famiglie occupanti scelgono un nome bellissimo: “Comitato figli di Miccichè”. Tonino Miccichè era una compagno torinese di lotta continua. Un emigrato siciliano, che venuto a Torino per lavorare alla FIAT. Dalla FIAT era stato licenziato per motivi politici. Tonino Micchichè era una delle figure di spicco del movimento per la casa proprio a Falchera, ed a Falchera è morto assassinato per mano di una guardia giurata proprio per questo.

Allora l’ATC (vi ricordate? L’agenzia alla casa del comune) prova a giocare sporco. Improvvisamente, dopo che per anni ha lasciato le case vuote nonosante le migliaia di persone in lista d’attesa, decide di assegnare le case, sperando di provocare una vera e propria guerra fra poveri. Ma succede una cosa bellissima, di cui è costretta a dar conto anche la “busiarda” (è così che viene soprannominata “la stampa” qui). Le famiglie assegnatarie e quelle occupanti si mettono d’accordo per lottare insieme per i loro diritti. È una cosa fantastica, enorme.

Allora il comune prova la prima prova di forza: lunedì scorso c’è il primo tentativo di sgombero, che però non va a buon fine per la determinazione degli occupanti e dei solidali del quartiere. Per tutta la settimana nel quartiere si tengono assemblee fra gli abitanti del quartiere, per spiegare la situazione e decidere il da farsi.

Stamattina all’alba le forze dell’ordine e l’ufficiale giudiziario hanno iniziato ad eseguire gli sgombere delle 12 case popolari occupate. Immediatamente si è formato un presidio di solidali, composto da cittadini del quartiere, militanti di asia USB e tanti attivisti dalle altre realtà che lottano per il diritto all’abitare a Torino. Per tutta la giornata il presidio ha si è opposto in maniera pacifica ma determinata ai tentativi di sgombero. La polizia ha risposto manganellando per aprire la strada ai mezzi per sgomberare le case (in questo video si può notare come vengono trattati i manifestanti con le mani alzate: http://www.lastampa.it/2016/06/13/multimedia/cronaca/tensione-alla-falchera-per-lo-sgombero-degli-alloggi-occupati-ugCUrOvkvLw9h7zoH7MDOJ/pagina.html).

A fine giornata gli sfratti sono stati 3. Alle famiglie sgomberate sono state offerte soluzioni temporanee vergognose (ad una è stato proposto un container pieno di scarafaggi). Adesso le famiglie di falchera sono in assemblea per decidere il da farsi.
Queste sono le modalità con cui l’amministrazione del Partito Democratico ha deciso di risolvere una situazione di cui è totalmente responsabile, visto che amministra questa città ininterrottamente da 20 anni.

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