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L’Ape gratuita è così estesa che non la prenderà nessuno

Renzi è un contafrottole e questo lo sanno tutti. Anche Berlusconi lo è e soprattutto lo era, tanto che molti lo indicano come il suo “padrino”. Ma c’è qualcosa di radicalmente perverso nella menzogna seriale renziana: l’assenza di qualsiasi limite.

Vediamo un esempio, che è come sempre anche una dimostrazione di lecchinaggio insopportabile del giornalismo mainstream. Titola per esempio Repubblica (dando le indiscrezioni che escono dalla riunione tra il governo e i sindacati): Pensioni, Ape esteso a edili e maestre, con 35 anni di contributi.

Un lettore disattento capisce che c’è stata una “estensione” a categorie per cui – nelle balle raccontate fin qui – non era prevista la versione “social”, ovverossia “gratuita” (un governo italiano che chiama tutto con parole inglesi, già a monte, sta cercando di raggirare il prossimo).

Incuriosito, si mette a leggere l’articolo per capire quanti benefici sta regalando questo povero governo a quei disgraziati di lavoratori che si sono ritrovati a dover andare in pensione solo dopo aver compiuto 66 anni e 7 mesi, ma che ora Renzi invita a lasciare il lavoro “in anticipo” rispetto alla legge Fornero, ma pur sempre qualche anno dopo di quanto aveva previsto fino a qualche anno fa.

“Per accedere all’Ape agevolata bisognerà avere almeno 30 anni di contributi se disoccupati e 35 se si è lavoratori attivi. Lo ha riferito il segretario confederale della Uil Domenico Proietti al termine dell’incontro governo-sindacati a Palazzo Chigi iniziato alle 8 di stamattina”. “Inoltre per poter accedere al “Ape social”, ovvero l’anticipo pensionistico senza penalizzazione, il tetto fissato dal governo nella legge di Bilancio è di 1.350 euro lordi”. “Il governo inserirà nella platea dell’Ape agevolata, oltre ai disoccupati, i disabili e i parenti dei disabili, anche alcune categorie di attività faticose come le maestre, gli operai edili e alcune categorie di infermieri. Inoltre saranno inclusi anche i macchinisti e gli autisti di mezzi pesanti. Il governo quindi, aggiungerà ulteriori categorie oltre quelle previste già dalla normativa sui lavori usuranti”.

Tutto chiaro? Non molto, ammettiamolo. L’elenco delle categorie “usurate” è indubbiamente più lungo, ma il requisito fondamentale è un altro: 1.350 euro mensili lordi di retribuzione con 30 anni di contributi.

Parliamo di salario netto, che ci si capisce meglio: 1.350 euro lordi significa all’incirca 1.000 euro netti. Ora dire voi qual’è quel lavoratore ultrasessantenne (intorno ai 63, diciamo, o di più) che, dopo aver lavorato per almeno 30 anni con i contratti “favolosi” in vigore prima del pacchetto Treu, la legge 30 e il  Jobs Act, prende soltanto 1.000 euro netti mensili.

Nella scuola sicuramente nessuno, visto che il salario d’ingresso è già più alto, figuriamoci quello dopo 30 anni. Nell’edilizia magari siamo vicini a quel livello salariale, ma è anche un mestiere dove i “buchi contributivi” (ovvero periodi di non lavoro o di lavoro nero) sono così numerosi ed estesi che difficilmente si raggiungono i 30 anni di anzianità. Ma se si ha la fortuna di averli superati, si ha anche un salario più alto… Stesso discorso per macchinisti, infermieri, autisti, ecc.

Risultato: nessun lavoratore potrà accedere all’Ape “social”. E’ come se il governo avesse stabilito che questa opportunità potesse essere concessa soltanto ai sessantenni che fanno i 100 metri il 10 secondi netti…

Un giornalista normale dovrebbe sempre chiedersi se quel che sente da un governante può essere vero o no. Magari non glielo dice in faccia, ma nel corso della scrittura dell’articolo sì.

Un giornalista vero, appunto. Ma è come chiedere che per diventare giornalisti in Italia bisogna saper fare i 100 metri in 10 secondi netti…

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2 Commenti


  • rosanna

    Finalmente ve ne siete accorti che l'Ape Social è una farsa

    Concordo in pieno con l'analisi fatta dall'articolo


  • bartolomeo

    è vero , però mi sembra di capire ( si parlava di 1.350€ netti ) che per la prte eccedente veniva applicata la penalizzazione.

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