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L’Italia di Renzi, una escort da quattro soldi

Venti anni fa c'era un presidente del consiglio che vaneggiava di fare dell'Italia “la Florida d'Europa”. Romano Prodi aveva appena sciolto l'Iri nell'acido, e con lei ogni idea di politica industriale in questo paese. L'idea era che – ritraendosi l'aborrito “Stato imprenditore” – gli imprenditori privati si sarebbero fatti entusiasticamente avanti per sostituirlo. Non è andata così, come sappiamo, ed oggi quel poco di attività industriale è in mano a multinazionali che possono delocalizzare da un momento all'altro, se non l'hanno già fatto. Quindi anche quell'idea terzomondista dell'Italia tutta spiagge, sole e monumenti antichi, pronta ad accogliere turisti pensionati, tedeschi o inglesi, è andata a farsi benedire.

Ora c'è un vestito vuoto – ricordate Il maestro e Margherita? – che recita la parte del presidente del consiglio, manifestamente al servizio del capitale finanziario  (le banche, ma non solo quelle italiche) che punta a fare di questo disgraziato paese un paradiso fiscale per spaventosamente ricchi.

Non si tratta di un'idea, ma di un articolo specifico della legge di stabilità, quel canovaccio di legge di bilancio 2017 che cambia forme e promesse ogni giorno, visto che fino al 4 dicembre – data del referendum costituzionale – l'Unione Europea si limiterà a sua volta a recitare la parte dello zio burbero, ma che non vuole deprimere un nipote già col fiato cortissimo.

Si tratta dell'articolo 24 bis, apparso dal nulla negli ultimi giorni (a proposito de “la manovra non cambia” strombazzato dal ministro Padoan all'unisono con Renzi, dopo i primi rilievi Ue). Introduce infatti una norma tecnicamente chiamata «imposta sostitutiva dell’imposta sui redditi delle persone fisiche calcolata in via forfettaria». Oscura, vero? In pratica, gli stranieri che decidono di trasferire in Italia la loro residenza potranno scegliere di pagare una tassa fissa di 100 mila euro l’anno a prescindere dal loro livello di reddito.

Cosa significa? Sei un multimilionario neozelandese, americano, saudita o russo e il fisco del tuo paese ti chiede – chessò – il 20% di quanto guadagni in un anno? Vieni da noi! Con centomila euro sarai al riparo di qualsiasi intrusione fiscale!

La misura è fatta un po' “alla vergognosa”, forse per evitare di passare fin da subito come “norma acchiapparicchi”, e quindi nella manovra si precisa che per esser valida l'offerta lo straniero dovrà risiedere (fiscalmente, mica davvero!) in Italia almeno nove anni; e comunque, se eventualmente decidesse di investire nel nostro paese, sui profitti dei suoi investimenti pagherebbe – bontà governativa – “le aliquote ordinarie”. Insomma, quelle che paga anche un pensionato poco sopra la “minima”… (pro quota, ovviamente, un po' sopra il 23%).

Di fatto, lo Stato italiano offre protezione fiscale decennale a chiunque sia disposto a versare qui un milione di euro, in barba al principio costituzionale – internazionale, da che esiste la modernità capitalistica – della progressività delle imposte (con il salire del reddito, sale anche l'aliquota fiscale). Non è difficile capire a chi conviene: a chi ha un reddito annuale (nuove entrate) superiore ai 5-10 milioni annui. Già al livello più basso (5 milioni annui), infatti, la tassa fissa proposta dal governo Renzi rappresenta appena il 2%.

Dal punto di vista fiscale si tratta di entrate quasi irrilevanti per lo Stato, perché è prevedibile che ben pochi ultraricchi stranieri approfitteranno di questa norma; o comunque lo farà un numero assai limitato, visto l'eccesso di offerta simile in tutto il mondo. Si tratta infatti di una norma tipica dei classici paradisi fiscali caraibici – poco territorio, scarsa popolazione, resort esclusivi, ecc – per il buon motivo che bastano pochi boss del capitale (senza star lì a sottilizzare sull'origine del malloppo) per trasformare un'isoletta di pescatori in un bengodi della piena occupazione (alberghi,ristoranti,edilizia, nautica, ecc). Un po' più complicato, invece, accorgersene in una economia da 1.600 miliardi annui, con entrate fiscale equivalenti alla metà di questa cifra. Ci vorrebbero infatti 10.000 ultraricchi stranieri per tirar su la miseria di un miliardo…

Anche sul piano “strategico” la proposta appare economicamente demente. I paradisi fiscali sono già molti, e nel mirino di diverse autorità sovranazionali (cui, come membro, partecipa anche l'Italia!). Il principio della “concorrenza”, in questo microuniverso, è regola profondamente introiettata. Quindi, pur non sapendo dire se la cifra di 100.000 euro annui si collochi in una fascia “interessante” per gli ultraricchi, quand'anche lo fosse potrebbe essere superata al ribasso da chiunque faccia la stessa politica. Tu chiedi cento? E io mi voglio rovinare, ne chiederò solo 90… e così via.

Abbiamo tralasciato volutamente tutti gli aspetti morali e politici (un prelievo fiscale così insignificante è un cazzotto in faccia qualunque lavoratore dipendente, precario o pensionato, che viene tassato come minimo al 23%). Diamo infatti per assodato che il governo Renzi sia una reception molto accogliente per il grande capitale multinazionale.

Abbiamo preferito invece sottolineare il fatto che anche nella graduatoria della prostituzione degli Stati, quello italiano verrebbe così collocato nella fascia più bassa. Una escort da quattro soldi, insomma…

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